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Afghanistan: aumentano le donne condannate per “crimini contro la morale”

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www.atlasweb.it, 27 agosto 2012 di Luca Pistone

Sono almeno 70 le detenute del carcere di Badam Bagh, a Kabul, condannate per aver commesso i cosiddetti “crimini morali”, che comprendono, tra gli altri, la fuga da casa e il reato di “zina”, e cioè rapporti sessuali pre o extra-matrimoniali.

Secondo Human Rights Watch (Hrw), in tutto il paese sarebbero circa 400 le donne “colpevoli” di simili reati. Badam Bagh, che significa “giardino delle mandorle”, è la più grande prigione femminile dell’Afghanistan e la meglio attrezzata, assicurano i funzionari Unodoc (United Nations Office on Drugs and Crime).

“Difficilmente le famiglie accettano una donna passata da una prigione (…) In molte minacciano di suicidarsi, e molte lo fanno”, spiegano gli operatori della Ong Women for Afghan Women, che segue le donne afghane dal momento della loro uscita dal carcere fino al loro difficilissimo, se non impossibile, reinserimento familiare. L’organizzazione gestisce due case-famiglia, una a Kabul e l’altra a Mazar-i-Sharif.

Lo scorso febbraio Human Rights Watch ha pubblicato il dossier “I had to run away”, che riporta 58 interviste a condannate per delitti morali in 24 carceri e centri di riabilitazione per minori in Afghanistan. Più della metà delle donne (52%) affermano di aver subito violenze domestiche, il 39% nell’ultimo anno. Nonostante alcuni cambiamenti apparenti – il 29% del Parlamento afghano è composto da donne, grazie alla quota rosa approvata nel 2005 – continua lo studio, “l’Afghanistan rimane uno dei peggiori paesi del mondo dove essere donna”.

Grazie all’Accordo di Bonn del 5 dicembre del 2001 “per un nuovo Afghanistan”, firmato dai quattro principali gruppi etnici del paese – pashtun, tagiki, uzbeki e hazara – alcuni passi in avanti sono stati fatti: il Ministero per gli Affari delle Donne, nato nel 2004; la nuova Costituzione che garantisce l’uguaglianza dei diritti; l’adozione, nel 2009, della Legge per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Ma né le mille donne poliziotto né il 20% dei funzionari pubblici costituito da donne riescono a mascherare la situazione di forte disparità tra i due sessi.

Secondo lo United Nations Development Programme (Undp), dal 2008 la stragrande maggioranza dei matrimoni celebrati in Afghanistan sono stati forzati (tra il 70% e l’80%) e in molti casi la contraente è minorenne; nonostante l’apertura di scuole femminili, meno del 15% delle afghane è alfabetizzato; la speranza di vita delle donne non arriva ai 45 anni; gli abusi sessuali sono ancora diffusi e le carceri sono pieni di vittime di abusi in fuga dai loro carnefici.
Nel 2010 la Corte Suprema afghana ha sentenziato la “vulnerabilità” delle donne che fuggono dalla propria casa, che “potrebbero commettere reati come l’adulterio o la prostituzione, contro i i principi della shariah (la legge islamica)”. La shariah non consente alla donna di uscire di case senza il permesso del marito, in nessun caso.

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