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“L’Unione Europea ha tradito le donne afghane”

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L’UE censura un film di denuncia contro le violazioni dei diritti delle donne. Lo stupratore ringrazia.

di Jarome Starkey, “The Times” 12 novembre 2011

eu bans film afghan women jailAssadullah Sher Mohammad, che sta scontando 12 anni nella famosa prigione Pul-e Charkhi di Kabul per avere stuprato e messo incinta una sua parente di 19 anni, ha detto che l’Unione Europea “ha fatto una buona cosa”.

La sua approvazione verso l’Unione Europea, esternata al giornalista di “The Times” che l’ha incontrato in carcere due mesi fa e ripetuta poi attraverso suo fratello l’11 novembre scorso, mette in luce il crescente isolamento in cui si trova l’Unione Europea.

Dopo questa notizia, gruppi di attiviste per i diritti delle donne e di operatori per i diritti umani, insieme a rappresentanti dell’ONU, hanno ribadito la loro posizione a favore del diritto di libera espressione e del diritto della vittima di essere ascoltata. Georgette Gagnon, capo del dipartimento per i diritti delle donne all’interno della missione ONU in Afghanistan, ha detto: “Una maggiore informazione su questo argomento è uno dei modi più efficaci per mettere fine a questi abusi e per dare alle donne maggiore protezione.”
L’Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane RAWA, uno dei più antichi gruppi di attiviste per i diritti delle donne, ha accusato la Unione Europea di “aver tradito le donne afghane”. Human Rights Watch ha aggiunto che la posizione della UE è “grottesca”.

 

Come è stato illustrato l’11 novembre da un articolo di “The Times”, la UE aveva commissionato un film sui diritti delle donne, ma qualche giorno prima della prevista messa in onda ha deciso di bloccare la divulgazione del film, manifestando “preoccupazioni fondate che questo avrebbe minacciato la sicurezza delle donne”.

Il film, intitolato “In-Justice”, segue le vicende di due donne messe in prigione per crimini morali e mostra il carattere profondamente misogino del sistema giudiziario afghano. una delle due è Gulnaz, che ha partorito il figlio di Mohammad sul pavimento della sua cella di prigione: la ragazza è stata condannata a 12 anni per adulterio, dopo che ha denunciato il suo caso alla polizia. [Per la legge afghana, infatti, l’atto sessuale fuori del matrimonio è un crimine, indipendentemente dalle condizioni in cui è avvenuto, per esempio attraverso uno stupro, N.d.T.]

Sebbene non si aspettasse che il film le ridesse la libertà, la ragazza aveva confidato alla regista del film Clementine Malpas che sperava che il film potesse almeno salvare altre donne da un simile destino. “Quando tutti vedranno questo film, sarà come avere una lezione ben chiara, e queste cose non accadranno più in Afghanistan” ha detto Gulnaz.
Zoe Leffler, inviata dell’Unione Europea a Kabul, ha detto al regista e alla sua troupe che la delegazione EU doveva “considerare le sue relazioni con le istituzioni della giustizia afghana”.

Una portavoce di RAWA, Reena Haris, ha così commentato: “Non è la prima volta che la UE e altri cosiddetti campioni dei diritti umani hanno anteposto il loro sostegno ai signori della guerra e ai signori della mafia della droga seduti tra i ministri… al dovere di dare voce ai dolori del nostro popolo martoriato”.
Gulnaz ha detto che avrebbe anche acconsentito a sposare il suo stupratore, perché quello sarebbe stato l’unico modo per lei per venire fuori di prigione e non voleva che la sua bambina crescesse senza un padre.
Mohammad Agha, il fratello dello stupratore, ha risposto che la storia delle donna non è vera, aggiungendo che non l’avrebbe “mai perdonata” anche se la coppia si fosse sposata.

Per leggere la storia in inglese:
http://www.rawa.org/temp/runews/2011/11/12/out-of-touch-eu-damned-by-words-of-praise-from-kabul-rapist.html#ixzz1doPnWHVh

 

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