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Afghanistan: miliardi di euro vanno, soldati morti tornano… Lunedì il parlamento regala altri 400 milioni ai militari

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Il prossimo lunedì, la Camera dei Deputati voterà il diciannovesimo rifinanziamento semestrale della missione italiana di guerra in Afghanistan. Per i 181 giorni di campagna militare che vanno dal 1° gennaio al 31 giugno 2011, è prevista una spesa complessiva di oltre 410 milioni di euro, vale a dire 2,2 milioni di euro ogni giorno, sottratti alle spese sociali nel nostro paese e non certo destinate alla popolazione afghana martoriata dall’occupazione. Fuori dalle spese strettamente militari e ‘paramilitari’,infatti, il governo italiano destina alle iniziative di cooperazione allo sviluppo la striminzita cifra di 16,5 milioni di euro (due in meno rispetto al secondo semestre 2010). Questi spiccioli serviranno a pagare progetti di ricostruzione e di assistenza umanitaria ma anche a organizzare una inutile quanto dispendiosa conferenza regionale della società civile per l’Afghanistan, in collaborazione con alcune Ong come Arci e Lunaria.
 
Se le spese destinate alla ricostruzione sono ormai poco più che simboliche, quelle destinate all’apparato militare crescono di 390 milioni rispetto al precedente stanziamento. Bisogna infatti pagare l’invio al fronte di rinforzi che hanno portato il contingente di occupazione italiano complessivamente a 4.200 uomini, 883 mezzi terrestri (tra blindati leggeri e pesanti, carri armati, camion e ruspe) e 34 velivoli (tra caccia-bombardieri, elicotteri da combattimento e da trasporto e droni). Ieri il Ministro La Russa, comparso come al solito in Parlamento, davanti ai microfoni e alla telecamere e poi all’aeroporto dove è atterrata la salma dell’ultimo militare italiano mandato ad uccidere e a morire a Kabul, ha avuto una conversazione con il generale statunitense Petraus. Secondo quando affermato, La Russa avrebbe chiesto al capo delle operazioni di occupazione dell’Afghanistan di garantire una maggiore sicurezza ai militari italiani, aumentando il numero dei soldati afghani stanziati a guardia delle basi della Nato e utilizzando i droni senza pilota per colpire i guerriglieri senza esporre i ragazzi di Roma al fuoco nemico. E’ sottinteso evidentemente che i militari e i civili afghani possono morire senza suscitare grande indignazione nell’opinione pubblica italiana troppo occupata a dividersi tra chi esalta e chi invece condanna le dispendiose acrobazie sessuali del premier. Non è affatto sottinteso, invece, che Petraus abbia risposto si alla stravagante richiesta di La Russa, che in sostanza ha chiesto ai padroni di Washington di evitare che troppi alpini perdano la vita che se no poi magari gli italiani si scocciano.
 
In nove anni e mezzo la campagna militare che vede le truppe italiane impegnate in Afghanistan ha risucchiato dalle esangui casse dello Stato più di 3 miliardi di euro. Una cifra sottratta, naturalmente, a istruzione, sanità, cultura e ricerca e lavoro. Con buona pace dei tontoloni che ogni anno portano i loro figli a sventolare le bandierine tricolori al passaggio dei carri armati su Via dei Fori Imperiali.

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