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Duro tirocinio per le neo-giornaliste afghane

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DI SEETA, TRADOTTO DA ELENA INTRA

Ripreso da Afghan Women’s Writing Project

giornaliste afghaneVivo nella provincia dell’Afghanistan occidentale dove sono nata. Ho terminato i miei studi—metà in Iran come immigrata, e metà nel mio paese colpito dalla guerra—e ho sempre covato il desiderio di diventare scrittrice e giornalista. Il mio sogno è sempre stato quello avere in mano un microfono e intervistare la gente.

Ma nella mia provincia non c’erano donne che lavoravano nel mondo dell’informazione. Le donne della mia città hanno imparato a tollerare parecchi problemi, perché in genere manca un buon livello d’istruzione.

Dopo aver finito il liceo, ho iniziato a cercare lavoro. Ho sentito che un quotidiano stava cercando un reporter, quindi ho fatto domanda. I miei amici ridevano di me, ma gli ho risposto che sarebbe stato un successo.

Ho sostenuto un colloquio con una gentile signora, che poi mi ha richiamato per una seconda intervista, e dopo una settimana, mi ha telefonato dicendo “Vorremmo assumerti come giornalista freelance.” All’epoca non sapevo cosa volesse dire ‘giornalista freelance’, ma sentivo che si trattava della decisione giusta e ho accettato il posto.

 

Sono diventata giornalista, ma senza esperienza e attrezzatura adatta. Il primo giorno sono andata a fare un’intervista e mi sono trovata in difficoltà perchè non avevo un registratore e nemmeno una macchina fotografica per scattare una foto. Ho preso appunti su un taccuino; dovevo scrivere molto veloce per non dimenticare niente. Dopo aver terminato le interviste, tornavo a casa per organizzare gli articoli. Non avevo un computer, ma solo carta e penna, perciò all’inizio ho scritto tutti gli articoli a mano. Poi qualcuno nell’ufficio di mio padre mi ha ha fatto usare il suo computer, così andavo a trascrivere gli articoli per poi inviarli ai redattori.

Giornaliste afghaneSono andata avanti così per circa 6 mesi, senza un’attrezzatura adeguata. Ma sono riuscita a superare il periodo di prova e poi ho ricevuto una mail che diceva: “Abbiamo un registratore per te.” Ero così felice. Dopo qualche giorno, mi hanno dato anche una macchina fotografica e un computer, e più avanti sono riuscita ad avere la connessione a internet a bassa velocità a casa. A quel punto ho capito che se affrontiamo al meglio i problemi della vita possiamo superarli.

Sono stata l’unica persona proveniente dall’Afghanistan a prendere parte al Programma per giornalisti Edward. R. Murrow negli Stati Uniti, insieme a 170 giornalisti di vari Paesi. Ero la partecipante più giovane. Ho raggiunto questi obiettivi perchè ho preso di petto ogni problema e ho continuato a lavorare sodo.

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