Skip to main content

Festa grande dei sindaci anti Erdogan

|

ilmanifesto.it Murat Cinar 2 aprile 2024

Istanbul, Ankara e non solo: opposizioni in forte crescita nel voto amministrativo turco. «Inizia una nuova era». Bene nel sud-est i socialisti del Dem, eredi del disciolto Hdp, malgrado la repressione.

download copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy

Grande successo per i partiti d’opposizione, in forte crescita alle elezioni amministrative del 31 marzo in Turchia. A Istanbul e Ankara sono stati rieletti Ekrem Imamoglu e Mansur Yavas. E per la prima volta in altre città ha vinto il Partito popolare repubblicano (Chp), principale forza d’opposizione. Inoltre nel sud-est il partito socialista Dem, (già Partito democratico dei popoli, Hdp) ha aumentato notevolmente i suoi voti nonostante la repressione.

La tornata elettorale con l’affluenza più bassa degli ultimi venti anni, 76,26%, si è conclusa con una storica sconfitta per il Partito dello sviluppo e della giustizia (Akp) guidato dal presidente Erdogan: nelle elezioni locali del 2019 ottenne il 44%, stavolta è sceso al 35%. Quindi dopo quarantasette anni, salendo dal 30% del 2019 al 37,7%, il Chp è diventatoil primo partito del Paese. Male il Partito del Movimento Nazionalista (Mhp) e l’Iyi Parti, che insieme arrivano all’8%: consensi quasi dimezzati rispetto a cinque anni fa.

LA CONFERMA DEL SINDACO di Istanbul, Ekrem Imamoglu, è senza dubbio il risultato politico più importante di queste elezioni. Se in parte la vittoria del 2019 venne considerata come frutto del voto di protesta contro il governo, il distacco del 12% inflitto oggi al candidato dell’Akp fa capire che l’elettore ormai si fida e ha apprezzato il suo operato di questi cinque anni. Stessa valutazione per il sindaco di Ankara, Mansur Yavas, riconfermato con un vantaggio addirittura del 30% sul suo avversario. Inoltre nei consigli comunali delle due principali città il Chp non è più un’anatra zoppa, anzi, ha ottenuto la maggioranza in 14 municipi di Istanbul e per la prima volta in 12 di Ankara. La vittoria del Chp nelle roccaforti del partito di Erdogan riguarda inoltre l’Anatolia: le città di Adiyaman, Giresun, Usak o Afyon hanno votato per la prima volta per un partito non conservatore né nazionalista.

Merita poi la massima attenzione il 5,6% ottenuto dal Partito della democrazia e dell’uguaglianza del popolo (Dem), che partiva dal 4% del predecessore Hdp, sciolto di fatto dalla Corte Costituzionale nel 2023.

PARTITO OMBRELLO che raggruppa una serie di piccoli partiti socialisti e numerosi gruppi femministi, ecologisti e queer, il Dem è stato fondato qualche mese prima delle elezioni e quindi non ha avuto accesso ai contributi statali. Ma ha ottenuto un risultato importante: nella città più grande del sud-est, Diyarbakir/Amed, la candidata Ayse Serra Bucak Kucuk ha ottenuto una vittoria schiacciante con il 64%. Nella città di Batman, fortemente conservatrice, la candidata Gulustan Sonuk è arrivata addirittura al 65% dei consensi. Il Partito Dem ha vinto in tre città metropolitane, sette grandi città e 65 municipi, riuscendo a entrare in numerosi consigli comunali malgrado il boicottaggio mediatico, i linciaggi politici, gli assalti alle sue sedi e i soldati semplici trasferiti apposta nel sud-est della Turchia per creare un bacino elettorale favorevole alla coalizione di governo. Più di 2 milioni di voti ottenuti nonostante tutto dimostrano la determinazione dei popoli residenti in zona e confermano anche il successo e la qualità della linea politica del partito.

Due altri partiti socialisti, il Partito dei lavoratori di Turchia (Tip) e il Partito di sinistra (Sol), hanno potuto cantare vittoria, nel primo caso a Samandag, in provincia di Hatay, e a Hacibektas, in provincia di Nevsehir, a Hozat in provincia di Dersim, e a Saratli, in provincia di Aksaray, nel secondo.

ALTRO VINCITORE di queste elezioni è senz’altro il partito conservatore Yeniden Refah, che pur facendo parte della coalizione di governo dal 2023, in questa tornata elettorale ha deciso di presentarsi in numerose città, tra cui anche Istanbul, con i suoi nomi. Potrebbe essere anche questa la causa della sconfitta dell’Akp. Il leader del partito, Fatih Erbakan, figlio di Necmettin Erbakan, personaggio storico del movimento conservatore, aveva avanzato una serie di richieste al presidente della Repubblica per ritirarsi dal gioco, r tra queste c’era l’interruzione delle relazioni anche commerciali con Israele, oltre a quelle diplomatiche, visto che Ankara non ha impedito alle aziende private di continuare a commerciare con Tel Aviv, nonostante il massacro in corso a Gaza. La cosa potrebbe avere avuto un impatto significativo sull’elettorato conservatore. Yeniden Refah ha ottenuto il 6% dei voti e si è aggiudicato 37 municipi.

I PRIMI COMMENTI dei sindaci di Istanbul e Ankara e del neo eletto segretario generale del Chp sono stati di grande soddisfazione. In particolare, Imamoglu nel suo discorso ha evidenziato l’impegno dell’elettore democratico curdo e il successo del partito Dem nelle zone in cui i sindaci erano stati sospesi e arrestati negli ultimi anni. Tutti e tre hanno comunque fatto riferimento al successo delle amministrazioni social-democratiche maturato negli ultimi cinque anni come all’inizio di una nuova era per la Turchia. Imamoglu, il nome più citato per sconfiggere Erdogan, senza dubbio da oggi è più forte e più credibile come prossimo leader della Turchia.

IL GRANDE “PERDENTE” di queste elezioni, il presidente della Repubblica, per la prima volta in 22 anni ha parlato dal balcone della sede del partito da solo, senza i suoi ministri. Erdogan ha fatto intendere nel suo discorso che farà tesoro del risultato per correggere gli errori commessi in questo periodo, promettendo di superare la crisi economica in corso e porecisando che non sono previste elezioni generali anticipate. In questi quattro anni che gli restano, il punto più importante dell’agenda di Erdogan potrebbe, di nuovo, essere distruggere l’espressione democratica dell’elettore curdo nel sud-est del paese e portare avanti le politiche di guerra in Siria e Iraq, con l’obiettivo di spostare l’attenzione dall’esito elettorale e cercare di rafforzare la fedeltà all’elettore nazionalista e fondamentalista.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *