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Donne lasciate sole. Akhundzada sfida l’Occidente

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Dichiarando che lapideranno le donne in pubblico, Akhundzada sfida l’Occidente. Ciò avviene perché le donne afghane sono lasciate sole, dicono le attiviste

Marta Serafini, Corriere della Sera, 29 marzo 2024

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«Fustigheremo le donne, le lapideremo a morte in pubblico per adulterio».

Sabato scorso, in diretta radio, il leader supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, ha annunciato che il governo darà una stretta al rispetto della sharia, compresa la reintroduzione della fustigazione pubblica e della lapidazione delle donne per adulterio. La mossa, dato che in realtà le lapidazioni in Afghanistan non sono certo una novità, è un chiaro messaggio all’Occidente: «Potreste pensare che questa sia una violazione dei diritti delle donne ma io rappresento Allah e voi rappresentate Satana». Il leader supremo ha giustificato la mossa come il proseguimento della lotta dei talebani contro le influenze occidentali. «Il nostro lavoro non si è concluso con la conquista di Kabul, ma è appena iniziato», ha aggiunto.

Si tratta di parole che hanno gettato nello sconforto i gruppi per i diritti umani ma che non sono certo inaspettate. E che di fatto sanciscono lo smantellamento definitivo dei diritti delle 14 milioni di donne afghane. Secondo Safia Arefi, avvocata e responsabile dell’organizzazione afghana Women’s Window of Hope, l’annuncio dei talebani è stato favorito dal silenzio della comunità internazionale. «È iniziato un nuovo capitolo di punizioni per le donne afghane abbandonate nella più completa solitudine», ha spiegato Arefi parlando al Guardian. «Ora nessuno è al loro fianco per salvarle dalle punizioni talebane. La comunità internazionale ha scelto di rimanere in silenzio di fronte a queste violazioni dei diritti delle donne», ha aggiunto. Per Sahar Fetrat, ricercatrice afghana di Human Rights Watch, «i talebani due anni fa non avrebbero mai avuto il coraggio di dire in pubblico una cosa del genere. Ora lo fanno perché non c’è nessuno che li ritenga responsabili degli abusi. Attraverso i corpi delle donne afghane, i miliziani mostrano di avere il controllo morale, sociale e politico. Se nessuno li fermerà faranno peggio».

Da quando hanno preso il potere, nell’agosto 2021, i talebani hanno abrogato la Costituzione dell’Afghanistan e i codici civili e penali esistenti, sostituendoli con la loro interpretazione rigida e fondamentalista della sharia. Hanno anche messo al bando le donne avvocati e giudici, prendendo di mira molte di loro per il loro lavoro sotto il governo precedente. E hanno vietato alle donne di frequentare le università o di lavorare per le organizzazioni non governative e le istituzioni internazionali, stabilendo un record dell’orrore.

Samira Hamidi, attivista afghana di Amnesty International, spiega: «Le dichiarazioni del loro leader sulla lapidazione pubblica è una flagrante violazione delle leggi internazionali sui diritti umani, inclusa la Cedaw, la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne». La ricercatrice sottolinea anche come le donne afghane non siano in grado di difendersi da sole. Se nessuno interverrà, potranno solo subire.

Solo lo scorso anno, secondo Afghan Witness , gruppo di ricerca che monitora i diritti umani nel Paese, i giudici nominati dai talebani hanno ordinato 417 fustigazioni ed esecuzioni pubbliche. Di queste, 57 riguardavano donne. Più recentemente, a febbraio, i talebani hanno giustiziato persone in pubblico negli stadi delle province di Jawzjan e Ghazni. E hanno invitato il pubblico ad assistere alle esecuzioni e alle punizioni come «lezione», vietandone però riprese e fotografie. Una prassi già comune in Afghanistan in molte regioni. Ma che ora viene istituzionalizzata, per ordine del mullah.

 

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