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“Il potere dell’istruzione è fondamentale per raggiungere l’emancipazione dell’Afghanistan” – Intervista con Malalai Joya

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Green Left, 7 novembre 2023, di Dick Nichols e Malalai Joya *Malalai

Malalai Joya ha ottenuto il riconoscimento internazionale nel dicembre 2003 quando ha coraggiosamente denunciato la presenza dei signori della guerra all’interno della Loya Jirga afghana, eletta per redigere una nuova costituzione per il Paese devastato dalla guerra.

 Nella sua autobiografia “Finché avrò voce: la mia lotta contro i Signori della Guerra e l’oppressione delle donne afghane”, Joya descrive gli anni successivi della sua vita come anni di costante auto-protezione contro ogni forma di intimidazione, comprese le minacce di morte.

Nel 2021, Joya, sotto la minaccia del regime talebano nuovamente insediatosi, è stata costretta a lasciare l’Afghanistan e a vivere in esilio. Di seguito parla della forma di resistenza oggi contro i talebani con Dick Nichols di Green Left.

Quanta resistenza, e di che tipo, esiste attualmente contro il regime talebano?

I talebani facevano e fanno tuttora parte di un progetto straniero imposto: la forma di occupazione è cambiata, ma l’occupazione è rimasta la stessa. Non sappiamo per quanto tempo resteranno al potere. Chiunque alzi la voce viene immediatamente represso.

Tuttavia, devono fare i conti con la resistenza, la cui risorsa principale è costituita dalle donne afghane che sono una straordinaria fonte di ispirazione e speranza. Quando si ascoltano le notizie e si vede la resistenza di queste donne nel contesto della storia dell’Afghanistan, ci si rende conto che la loro resistenza è davvero fonte di speranza, coraggio e ispirazione.

Ogni giorno ci sono notizie scioccanti di donne frustate pubblicamente, lapidate, obbligate ad accettare matrimoni forzati, private dell’istruzione e a cui vengono vietati l’ascolto di musica, le passeggiate al parco, le entrate nei club sportivi e addirittura la possibilità di uscire di casa senza un parente maschio.

Diverse fonti riferiscono che alle donne imprigionate vengono toccate loro parti intime e queste donne innocenti purtroppo non possono rivelare questi abusi al pubblico e ai media. Sono quindi obbligate a tollerare diversi tipi di torture da parte dei talebani. Quando i talebani violentano le donne e queste rimangono incinte, le picchiano così duramente da farle abortire.

Nonostante tutta questa crudeltà, le nostre donne continuano a mantenere la loro resistenza. Uno di questi esempi è Elaha, una giovane studentessa di medicina costretta ad un matrimonio forzato con uno dei leader dei talebani, Said Khosti. Dopo essere fuggita da casa, venne arrestata al confine con il Pakistan e tenuta in detenzione per mesi. Una volta rilasciata grazie alla pressione internazionale, rivelò come venne torturata. Ci sono molti altri esempi simili.

Di recente, i talebani hanno chiuso i negozi di parrucchieri, la maggior parte dei quali erano gestiti da donne, spesso unica fonte di sostentamento della famiglia. Le donne hanno manifestato contro la chiusura dei loro negozi, ma queste dimostrazioni sono state brutalmente represse. Ci sono molti altri esempi di questo tipo di resistenza condotta dalle donne.

L’Afghanistan si trova in una situazione addirittura peggiore rispetto all’Arabia Saudita, anch’essa con un governo estremista religioso. Le donne saudite possono volare e fare viaggi all’estero per condurre ricerche, inclusa anche la ricerca spaziale. Tuttavia, secondo i nostri criminali misogini talebani, la donna deve restare a casa. “O nella tomba o in casa”: questa è la loro idea. La donna deve restare a casa per prendersi cura dei bambini e soddisfare la lussuria sessuale maschile. Questa è la sua unica funzione. Non considerano le donne come esseri umani e non si preoccupano dei loro desideri. Anche le donne che appaiono in TV devono coprirsi il viso e i capelli.

Come sopravvivere? Le donne vengono ricacciate in casa, ma anche gli uomini soffrono. A causa della povertà gli uomini sono costretti a vendere i propri reni o a vendere i propri cari. Allo stremo le persone si arrendono e si suicidano. Molti di loro, la maggior parte appartenenti alle generazioni più giovani e fra loro molte giovani ragazze costrette a matrimoni forzati, si suicidano. Questo perché nessuno li ha mai ascoltati.

Dal mio punto di vista, è molto importante che le nostre donne siano istruite, così anche la futura generazione di donne sarà istruita e trattata adeguatamente. Ecco perché la pianificazione che i Talebani fanno per le donne è così pericolosa per il futuro dell’Afghanistan.

Quindi, data la repressione, la resistenza resta prevalentemente clandestina? 

Molte persone stanno opponendo una coraggiosa resistenza, anche se molti media non ne parlano. Tuttavia in questo momento sì, è soprattutto clandestina e attenta a non esporsi alla repressione. Questa resistenza sta cercando di verificare quale sostegno può avere. Può contare, ad esempio, sul sostegno sociale che ho sperimentato io in passato quando ero un’insegnante clandestina sotto il precedente dominio talebano?

In Afghanistan ci sono donne che oggi svolgono lo stesso insegnamento clandestino: sono in contatto con loro. Quello che stanno facendo è piantare semi per il futuro, evitando di lasciarsi deludere, di perdere la speranza e di rimanere delle semplici casalinghe. In clandestinità potranno insegnare alle ragazze almeno fino alla fine delle scuole superiori. Dopodiché non sappiamo se in futuro potranno continuare, se sarà possibile per loro andare all’estero, ma speriamo che abbiano la possibilità di andare all’università, almeno per studiare dopo la 12° classe.

Con gli Stati Uniti sconfitti e la Russia, la Cina e le altre potenze confinanti che cercano un certo livello di accordo con loro, i talebani sono destinati a governare il Paese per molto tempo?

Guardando l’Afghanistan oggi, si nota che tutto è sotto il loro controllo e che possono sopprimere ogni singola voce. Attualmente la maggior parte della resistenza arriva dalle donne, ma resistono anche gli uomini, anche se in modo diverso.

Dobbiamo sempre ricordare che, nonostante l’annunciata “amnistia”, da quando sono saliti al potere i talebani continuano ad uccidere coloro che facevano parte del regime precedente.

Per questo motivo le azioni richiedono tempo: lentamente, lentamente. Tuttavia sono sicura che la rabbia della gente esploderà…e si diffonderà. Non posso dire quando, ma c’è speranza. C’è resistenza, una grande speranza per il futuro.

Non esiste alcuna forza che possa rimuovere i Talebani al potere nell’immediato, vero?

Ci sono differenze all’interno dei talebani, anche se hanno una loro unica interpretazione dell’Islam. Per quanto riguarda l’istruzione per le ragazze, un gruppo è contrario all’istruzione dopo i 12 anni – le ragazze devono restare a casa, sposarsi e allevare figli, ecc. – mentre un altro gruppo asserisce che possono studiare, ma separatamente dagli uomini. Entrambi usano l’Islam per giustificare la loro posizione. Queste piccole contraddizioni costituiscono un punto positivo per noi. In secondo luogo, c’è la lotta per il potere, che non finisce mai.

Esistono anche altre differenze fra loro, ma di solito cercano di nasconderle o di fingere che non ci siano. Succede a volte nel caso di militanti delle minoranze etniche non pashtun, ad esempio, con i pochi leader talebani di origine hazara o uzbeka che sollevano divergenze. Uno di loro è stato addirittura ucciso e un altro è stato trasferito ad un altro lavoro. Questo tipo di problemi sono in corso, senza dubbio, anche se non sono a beneficio delle persone, ma del potere e del denaro.

È impossibile dire per quanto tempo queste contraddizioni verranno contenute o in quali condizioni esploderanno. Ma alla fine queste offriranno anche aperture a vantaggio della gente.

Come vede la crescente collaborazione “informale” russa e cinese con il regime talebano?

E’ ormai un segreto di Pulcinella che ciascuno di questi paesi ha il proprio interesse strategico in Afghanistan e che negli ultimi 20 anni hanno sostenuto tutti questi estremisti e terroristi a proprio beneficio. Ad esempio, gli Stati Uniti li sovvenzionano con 40 milioni di dollari a settimana. D’altra parte, i Cinesi hanno i loro interessi in Afghanistan, non solo per le sue ricche miniere e per il loro progetto Belt and Road, ma anche perché sono coscienti dell’influenza che i talebani potrebbero avere sulle minoranze musulmane cinesi al confine tra l’Afghanistan e la Cina. Lo stesso vale per la Russia.

L’Afghanistan ha ricchi giacimenti minerari, a cominciare dal litio purissimo. Disponiamo di uranio di alta qualità e del secondo giacimento di rame più grande del mondo, nonché di carbone e wolframite. Tutte queste risorse nazionali vengono saccheggiate per gli interessi delle élite. Durante il regime di Karzai, si è scoperto che l’allora ministro delle Miniere Ibrahim Adel aveva ricevuto dai cinesi un compenso di 30 milioni di dollari.

Nel frattempo Russia, Cina e Stati Uniti combattono tra loro e non si preoccupano minimamente del popolo afghano, lasciato solo. Questa è la natura dell’impero. Gli Stati Uniti vogliono continuare a rimanere l’unica superpotenza contro la crescente superpotenza cinese, e anche contro la Russia, e tutto ciò nonostante le loro sconfitte in Afghanistan e Iraq.

Come costruire l’alternativa democratica ai talebani?

Saprete che in passato, quando il re Amanullah Khan era al potere, diceva che siamo tutti Afgani. Abbiamo molti popoli diversi, molte etnie – pashtun, uzbeki, tagiki, hazara, ecc. – ma sono tutti afghani, il che costituisce una base per la nostra unità nazionale.

A quel tempo gli inglesi applicarono la loro sporca politica di “divide et impera”. Questa è ancora la politica imperialista, ma applicata in modo diverso. Ad esempio, negli ultimi vent’anni, durante i regimi Karzai e Ghani, avevamo un inno nazionale che menzionava il nome di ogni gruppo etnico. Se sei Hazara, ricevi una menzione e la sensazione che tu come Hazara sia stato preso in considerazione.

Ma perché non semplicemente e solo afghano? Perché questo “essere afghano” non è abbastanza? Perché volevano trasmettere questo sentimento che divideva gli afghani al loro interno in modi diversi: attraverso i libri, le università, le moschee, le scuole e il sistema di comunicazione… per non permettere che si sviluppasse un’identità afghana comune. In tutti gli ambiti accademici e sociali, hanno cercato in diversi modi di far crescere il conflitto etnico all’interno della popolazione. Ciò significa che non vogliono che cresca il sentimento di unità nazionale tra la gente. 

Lo stesso accade oggi che i talebani sono tornati al potere. Si proclamano pashtun e sono contro le altre minoranze, perché i loro mentori stranieri non vogliono l’unità nazionale afghana. Infatti, se fossimo uniti, saremmo in grado di dare loro una bella lezione come abbiamo fatto in passato contro la Russia e contro gli Inglesi.

Ecco perché persiste questa politica di “divide et impera” e perché sono contrari all’istruzione delle donne (e anche degli uomini). Se le persone sono istruite, non è così facile ingannarle. Di conseguenza vogliono che la popolazione, soprattutto le donne, siano inattive, imprigionate in casa e intrappolate nell’ignoranza, trasformando la società nel suo insieme in un cadavere impossibile da resuscitare.

La neutralità e/o il non allineamento costituiscono l’unica base per un Afghanistan libero e stabile?

Sì, abbiamo bisogno di un Afghanistan neutrale, un Afghanistan in cui nessun altro Paese possa interferire nelle sue questioni interne. Basta occupazioni in nome di belle bandiere. Per quattro decenni il nostro popolo ha sperimentato questa partita a scacchi, in cui una serie di marionette viene sostituita da un’altra. Questo gioco doloroso deve finire. Se si permettesse al popolo afghano di respirare un po’ in pace, questo saprebbe cosa fare e come costruire il proprio Paese.

Lo sforzo e il ruolo delle forze progressiste sono vitali in un momento come questo e dovrebbero essere in prima linea e ben coalizzate. Le donne e gli uomini progressisti hanno una grande responsabilità sulle spalle.

Tuttavia, poiché siamo nel cuore dell’Asia, le grandi potenze agiranno sempre nel proprio interesse e non permetteranno che l’Afghanistan diventi Afghanistan. Hanno bisogno di un Afghanistan non sicuro, di un Afghanistan instabile e di un Afghanistan in guerra. Hanno bisogno che l’Afghanistan sia arretrato, hanno bisogno che la gente viva in povertà.

Negli ultimi 20 anni gli Stati Uniti, la NATO e il loro regime fantoccio hanno sempre favorito grandi progetti sovrastrutturali piuttosto che infrastrutture rivolte alle persone.

Ricordo sempre ciò che dice Maxim Gorki: “Una persona affamata non ha diritto alla religione e alla fede”. Sono d’accordo. È per questo che tutti gli estremisti e i loro capi vogliono solo pagare le persone ma non educarle, far sì che siano dipendenti… Dipendenti a causa della loro sofferenza e del loro stomaco vuoto.

Esiste una vasta diaspora afghana, generata da ondate di interventi stranieri e di guerra. Riesci a trovare punti di accordo? Che ruolo può avere la diaspora nella costruzione di un Afghanistan fondato sui diritti umani e democratici?

Spero che questa convergenza avvenga perché ci sono state diverse organizzazioni, ONG e singoli attivisti, a sostegno della democrazia in Afghanistan.

Qui abbiamo un altro tradimento da parte degli Stati Uniti nei confronti del popolo afghano, perché quando hanno ritirato le loro truppe, hanno anche cercato di portare all’estero tutte le persone intellettuali e istruite. Tuttavia sono loro il futuro dell’Afghanistan e, quando ai tempi si era insediato il regime di Karzai, la maggior parte dei rifugiati sono tornati e hanno cercato di contribuire alla ricostruzione del Paese. Avevano conosciuto la fame, la povertà e l’essere considerati esseri umani di serie B in paesi stranieri: avevano vissuto la vita amara e il dolore dei rifugiati. Di conseguenza, sono tornati in Afghanistan con l’amore nel cuore e hanno lottato per il loro Paese. Molti restano tuttora in Afghanistan.

Sono stata costretta ad andare in esilio perché, anche se fino all’ultimo momento ero determinata a restare, questo si è rivelato impossibile a causa dei problemi di sicurezza che ho avuto nei primi giorni della presa di potere dei talebani, quando mi cercavano.

Anche i miei colleghi mi hanno fatto pressione e la mia famiglia mi ha detto: “Se muori, la tua voce, la voce del popolo afghano, sarà messa a tacere e sarà come suicidarsi. Esci dall’Afghanistan per far sentire la loro voce all’esterno, come quando in guerra devi ritirarti per il bene della causa”. Ma domani tornerò, e con la stessa passione.

Voglio che prima gli afghani si riuniscano qui in esilio, in nome dell’unità nazionale e per il futuro dell’Afghanistan. Cercare dall’esterno di aiutare anche chi è all’interno ad essere voce di unità, per poi, in futuro, tornare a servire il proprio Paese. Per non demoralizzarsi, per non dimenticare il popolo afghano mentre si vive in questo rifugio sicuro dell’esilio.

Il tuo paese è come tua madre. Dobbiamo prenderci cura di lei. Non basta pensare a lei. Quindi uniamoci mano nella mano da diverse parti del mondo e un giorno sono sicura che vinceremo.

Tuttavia, si tratta di una lotta prolungata. E intanto siamo un’altra generazione di vittime. La stessa amara storia si ripete. È doloroso per mio figlio, ad esempio, e anche per la sua generazione. E in Afghanistan le generazioni che ne sono state vittime non hanno nulla da mangiare e non hanno accesso all’istruzione. Quindi, il mio messaggio è quello di sensibilizzare le nostre famiglie a questa consapevolezza e, attraverso una consapevolezza ancora maggiore, preparare il futuro dell’Afghanistan.

La mia speranza è che un giorno tutte le forze progressiste fuori e dentro l’Afghanistan si uniscano e ricevano la solidarietà internazionale. Mi aspetto solidarietà e sostegno dalle persone amanti della giustizia di tutti i paesi, soprattutto da coloro che hanno i nostri stessi nemici, ma anche dagli altri popoli del mondo, perché crediamo nell’umanità.

Il movimento delle donne afghane cerca di collegarsi con altre lotte per l’emancipazione delle donne, come in Iran, Rojava e altrove?

Sì, dal profondo del mio cuore. Voglio che i movimenti di questi diversi Paesi si uniscano perché abbiamo lo stesso nemico, soffriamo gli stessi problemi e stiamo lottando per la stessa causa. Se questi estremisti, fondamentalisti, questi misogini provenienti da diverse parti del mondo si uniscono facilmente, perché non noi?

Se non riusciamo ad unirci sarà a causa della nostra debolezza. Sì, la mia voce è la voce delle donne del Rojava, la voce delle donne irachene, e soprattutto la voce delle donne iraniane, perché se confrontiamo l’Iran con l’Afghanistan, entrambi sono regimi dittatoriali, nonostante i loro nomi diversi. Hanno molte cose in comune e, quando a volte alzano la voce, si tratta solo di un litigio familiare tra loro, per distrarre i loro popoli con questioni secondarie.

La straordinaria resistenza del movimento delle donne in Iran ha avuto un enorme impatto positivo in Afghanistan, tuttavia il regime iraniano rimane ancora al potere e si comporta come se non potesse essere sconfitto. Il mio messaggio al popolo iraniano è di non aspettarsi mai che i governi stranieri, soprattutto un governo guerrafondaio come quello degli Stati Uniti, rimuovano il loro regime.

Come può manifestarsi al meglio la solidarietà internazionale con la lotta per un Afghanistan democratico e pacifico?

In questo momento critico della storia dell’Afghanistan abbiamo bisogno di qualsiasi tipo di sostegno, in particolare del sostegno all’istruzione delle donne, poiché credo fermamente che il potere dell’istruzione sia la chiave per superare l’ignoranza, l’estremismo e la disoccupazione e per raggiungere l’emancipazione dell’Afghanistan.

L’unico modo per superare la nostra difficile situazione è che le persone progressiste siano organizzate e unite e lottino per questo obiettivo. Questa è l’unica cura per il nostro dolore.

[Trad. a cura di Cisda]

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