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L’AFGHANISTAN DUE ANNI DOPO. Vanity Fair

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Ci siamo dimenticati dell’Afghanistan e delle sue donne?

La risposta è no. Ma a due anni da quando le bandiere dei talebani hanno ripreso a sventolare sul Paese, si sta facendo ancora troppo poco

VANITYFAIR, 14 agosto 2023, di Alessia Arcolaci  images copy copy copy copy copy copy copy copy

Per capire cos’è successo in questi due anni in Afghanistan, da quando sono tornati i talebani il 15 agosto 2021, abbiamo immaginato la giornata di una ragazza appena sedicenne a Kabul. Mettendo in fila uno dopo l’altro i divieti a cui deve sottostare.

«Mi chiamo Sohaila e ho 16 anni. Da due anni non riconosco più il Paese in cui sono nata, l’Afghanistan. Vivo a Kabul, dove prima del 15 agosto 2021 ogni sabato pomeriggio andavo a mangiare il gelato con le mie amiche.

Ascoltavamo musica dal cellulare camminando per strada e guardando le vetrine dei negozi. Ci vestivamo alla moda, con quelle magliette stampate e piene di glitter come piace a me. Adesso quella vita è stata cancellata. In un istante durato il tempo di una sbandierata in mezzo alla strada con i clacson che suonavano all’impazzata. E accanto alle jeep i mitra spiegati: i talebani. Io non li avevo quasi mai visti prima, i talebani. Quando sono nata il mio Paese era una Repubblica, non si chiamava Emirato Islamico come oggi.

Adesso posso uscire solo completamente coperta, con il burqa che mi fa sudare e mi fa venire i brufoli sulla fronte. Ma non m’importa di quelli. M’importa di non potere più andare a scuola: alle ragazze della mia età è vietato. Alcune hanno protestato ma sono state subito messe a tacere. M’importa di non sapere come immaginare il mio futuro. M’importa di non potere andare al parco, come facevo prima. È vietato anche questo alle donne. E anche per uscire mia mamma dice che devo farlo solo se con me c’è mio fratello maggiore. È vietato andare nei luoghi pubblici da sole. Ah, non possiamo nemmeno andare nei saloni di bellezza o dal parrucchiere, come facevamo prima. Ovviamente non ci possiamo più lavorare. Mia mamma lavorava per una organizzazione internazionale e ha perso il lavoro: adesso è vietato anche lavorare con le ong, alle donne afghane.

Per controllare meglio come ci comportiamo è stato istituito il ministero per la Propagazione della virtù e la prevenzione del Vizio, che sostituisce quello che prima si chiamava ministero degli Affari femminili. Mia mamma mi ha detto che non possiamo nemmeno mettere l’eyeliner, che è pericoloso. Quando mia mamma ha il cellulare abbastanza carico (ogni tanto va via la corrente elettrica) provo a contattare la mia migliore amica, Amina. Anche lei viveva a Kabul ma due anni fa è riuscita a scappare con la sua famiglia. Era tra quelli saliti sugli ultimi aerei in partenza. Oggi vive vicino a Roma e mi ha mandato una sua foto mentre pedala in bicicletta. Impensabile qui per noi. Non posso nemmeno più giocare a pallavolo: alle donne è vietato anche lo sport. Ma cosa c’entra tutto questo con il mio Dio, Allah?».

Di seguito alcuni titoli di articoli che hanno raccontato l’Afghanistan del 15 agosto 2021 ad oggi

«I talebani hanno vietato i parrucchieri e saloni di bellezza alle donne in Afghanistan», «Sempre più donne a rischio morte durante il parto», «Almeno 80 studentesse sono state avvelenate in due scuole elementari», «Le donne afghane non potranno più lavorare per le ong», «Sono tornate le fustigazioni pubbliche», «I talebani vietano l’accesso ai parchi alle donne a Kabul», «Vietata l’istruzione alle donne». È stato l’unico Paese al mondo a farlo.

 

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