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Le donne afghane in agricoltura: limiti e sfide

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Le donne contadine afghane, pur sopportando tutto il peso del lavoro agricolo e di allevamento senza essere pagate, non hanno nemmeno il “diritto alla rabbia”

F.S., Hasht-E Subh, 7 maggio 2023

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Quando si pensa alle parole “agricoltore”, “agricoltura” e “allevamento” di solito viene in mente l’immagine di un uomo. Tuttavia, secondo le statistiche dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), le donne costituiscono quasi il 50% della forza lavoro agricola mondiale.

In Afghanistan l’agricoltura e l’allevamento sono le occupazioni principali, con circa l’80% della popolazione impegnata in queste professioni. Di conseguenza, il sostentamento della popolazione dipende in larga misura, direttamente o indirettamente, da queste. Le donne afghane costituiscono una parte significativa della forza lavoro informale nel settore agricolo e zootecnico del Paese; lavoratrici invisibili, non sono pagate per il loro lavoro e non hanno diritti di proprietà sulla terra e sugli attrezzi.empo

Un lavoro che non viene pagato

Le donne delle zone rurali svolgono un ruolo cruciale nell’economia e nel sostentamento delle loro famiglie. Sono coinvolte nell’agricoltura, nell’allevamento di animali, nel giardinaggio domestico, nell’allevamento di polli o pesci, nell’artigianato e in altre attività. Hanno una parte sostanziale nella produzione di prodotti agricoli, nella sicurezza alimentare, nella nutrizione, nella gestione della terra e delle risorse naturali. Inoltre, quasi tutta la produzione di prodotti lattiero-caseari è realizzata da loro.

Tuttavia, questo livello di coinvolgimento nel lavoro non determina che siano proprietarie di terreni o che diventino ricche grazie alla vendita dei loro prodotti. Al contrario, sono considerate un sostituto del lavoro maschile e lavoratrici non retribuite, il loro lavoro non porta né all’indipendenza finanziaria, né migliora le loro condizioni di vita.

Oltre all’oppressione di una società patriarcale che colpisce tutte le donne, dietro al duro lavoro delle donne in agricoltura  c’è per loro la mancanza di controllo e di proprietà in caso del lavoro congiunto con gli uomini, dalla terra coltivata al bestiame, alle fattorie, agli orti e ai bambini. Le donne non traggono grandi benefici dal loro lavoro perchè qualsiasi reddito generato appartiene al capofamiglia maschio.

L’unico beneficio è il sostentamento della famiglia e dei figli, ma qualsiasi entrata familiare in eccesso va a finire nelle tasche e nella proprietà del capofamiglia, che è sempre un uomo. Le donne, tuttavia, non hanno la consapevolezza e gli strumenti necessari per protestare contro questa ingiustizia e la maggior parte di loro considera il proprio lavoro e la propria opera come un’ovvietà.

Oltre a lavorare a fianco degli uomini nei campi, le contadine si occupano anche dei figli a casa, ma come già detto il loro non è considerato lavoro dato che, in generale, per lavoro si intende un’attività per la quale si riceve un salario, e le donne rurali non ricevono alcun salario.

 

Gli ultimi 20 anni delle donne contadine

Negli ultimi 20 anni la Repubblica islamica dell’Afghanistan aveva dato priorità all’emancipazione delle donne nel loro lavoro. A questo proposito, le organizzazioni non governative (ONG) avevano aiutato in qualche misura le donne delle aree rurali a partecipare regolarmente ai settori dell’agricoltura e dell’allevamento. Il Ministero della Riabilitazione e dello Sviluppo Rurale dell’Afghanistan aveva pianificato un programma di sviluppo economico per le aree rurali, concentrandosi sulle donne in tutte le 34 province del Paese. L’obiettivo dichiarato era “elevare le capacità sociali ed economiche delle donne rurali povere in villaggi selezionati”. Inoltre, uno degli obiettivi del Programma di solidarietà nazionale (PSN) del 2003, e successivamente della Carta del cittadino, era quello di fornire risorse agricole alle donne.

Infine, nel settembre 2018, era stato lanciato il progetto Women’s Economic Empowerment (Empowerment economico delle donne) per ridurre la povertà delle donne rurali e agricole, prevedendo che il progetto avrebbe aiutato le donne a generare reddito nei loro villaggi, aumentando l’occupazione femminile e, di conseguenza, migliorando la situazione.

Tuttavia la guerra e l’insicurezza, le norme sociali discriminatorie, l’inefficienza del governo nella sensibilizzazione e la mancanza di sforzi per migliorare la situazione delle donne hanno impedito cambiamenti significativi nella situazione delle contadine. Il risultato è che  dopo vent’anni la situazione delle agricoltrici e delle allevatrici nei villaggi afghani non è cambiata.

I progetti pensati per le donne non hanno trasformato le contadine afghane in imprenditrici, né le hanno rese proprietarie dei loro beni e della loro forza lavoro. Le contadine non hanno avuto accesso a lavori adeguati e regolari e la loro qualità di vita non è migliorata. A tutt’oggi, continuano a soffrire la fame, la malnutrizione, la mancanza di accesso all’assistenza sanitaria e limitate attività produttive. Inoltre, cosa ancora più importante, hanno livelli di alfabetizzazione e consapevolezza molto bassi.

 

Sotto l’autorità dei Talebani… e dei maschi

Il dominio dei Talebani sull’Afghanistan ha lasciato le donne contadine e gli allevatori in una situazione deplorevole. Sebbene la loro situazione non fosse molto migliore in precedenza e il governo non fosse riuscito negli ultimi 20 anni a potenziare le capacità delle agricoltrici e a migliorare le loro condizioni di vita, almeno le donne avevano svolto un ruolo essenziale nell’organizzazione di piccoli sindacati e avevano beneficiato di una certa assistenza.

Con l’arrivo dei Talebani tutte le donne, rurali e urbane, sono state private dei loro precedenti diritti e privilegi, alle prese con numerose sfide e restrizioni. Le donne urbane hanno perso tutte le libertà, il diritto al lavoro e all’istruzione, mentre le contadine sono state relegate ai margini.

Le restrizioni imposte alle donne, insieme alle condizioni agricole e zootecniche sfavorevoli, hanno creato numerose sfide per le agricoltrici. Poiché gli obiettivi e le azioni dei Talebani non sono  finalizzati ad affrontare i problemi economici della società, la loro ascesa al potere ha generalmente peggiorato la situazione agricola del Paese. Ciò è preoccupante, dato che almeno il 25% della produzione lorda dell’Afghanistan dipende dall’agricoltura e le donne vi svolgono un ruolo significativo.

In un rapporto del 19 novembre 2021 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), pochi mesi dopo la presa del potere da parte dei Talebani, Qu Dongyu, Direttore generale dell’organizzazione, ha dichiarato che “milioni di afghani sono sull’orlo del disastro. Se i loro animali muoiono o i loro campi non vengono seminati, la catastrofe si abbatterà su di loro”. Questo disastro è ciò a cui stiamo assistendo oggi, l’attuale crisi economica.

In questa crisi economica le contadine sono più vulnerabili di qualsiasi altro gruppo sociale. Hanno un’alta probabilità di perdere i loro scarsi beni e i risparmi che di solito vengono messi da parte per le spese sanitarie e di igiene familiare. Di conseguenza, l’arrivo dei Talebani ha reso le donne rurali ancora più povere.

Lo shock economico causato dall’ascesa al potere dei Talebani, insieme all’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, ha fatto sprofondare le comunità rurali in una povertà ancora più grave. L’aumento del costo delle sementi, la riscossione delle decime da parte dei Talebani e le restrizioni imposte alle donne hanno peggiorato la situazione agricola generale e le condizioni delle contadine.

Inoltre l’impossibilità di vendere i prodotti sul mercato o il venderli a prezzi bassi ha costretto gli uomini a migrare e, in alcuni casi, ad abbandonare del tutto l’agricoltura e l’allevamento. Questo sviluppo ha spostato l’onere della coltivazione e dell’allevamento sulle donne. Inoltre, in assenza di uomini e a causa delle barriere sociali, le donne non hanno sicurezza economica e talvolta non sono in grado di utilizzare le risorse disponibili per la terra e per la sua gestione.

La mancanza di un mercato adeguato per i prodotti lattiero-caseari, che sono principalmente prodotti dalle donne, ha messo le allevatrici rurali in una situazione di ancora maggiore povertà. Alcune contadine che lavorano nel settore dell’agricoltura orticola hanno riferito che i loro prodotti vengono venduti a prezzi molto bassi e che il denaro guadagnato è insufficiente a coprire il costo delle loro scorte alimentari.

Le contadine, per il loro ruolo nello sviluppo economico e per le loro responsabilità familiari, necessitano di grande attenzione e sostegno. Il loro contributo alla crescita economica è evidente: queste donne si assumono le responsabilità della cura della famiglia, dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria, lavorando contemporaneamente nell’agricoltura e nell’allevamento, pertanto sono fondamentali per lo sviluppo delle comunità rurali e del Paese nel suo complesso.

Per affrontare le sfide che le donne contadine hanno davanti è necessario attuare programmi e politiche specifiche per migliorare le loro capacità e fornire loro le risorse necessarie a raggiungere i loro obiettivi. È fondamentale conferire loro un ruolo di responsabilità attraverso l’istruzione, la formazione professionale e l’accesso al mercato. Inoltre, è necessario salvaguardare i loro diritti e garantire le stesse opportunità dei colleghi maschi.

La comunità internazionale,  con le organizzazioni locali e ai leader delle comunità, dovrebbe svolgere un ruolo più attivo nel sostenerle. Questo sostegno dovrebbe includere input agricoli, assistenza tecnica e accesso al credito e ai servizi finanziari. Inoltre, dovrebbero essere condotte campagne di sensibilizzazione per sfidare le norme e le pratiche sociali discriminatorie che ne ostacolano il progresso.

La situazione delle donne agricoltrici in Afghanistan sotto il dominio talebano rimane difficile e incerta, tuttavia, lavorando insieme, la comunità internazionale, le organizzazioni locali e la società afghana possono contribuire a un cambiamento positivo. Dare potere alle agricoltrici non è solo un imperativo morale, è anche essenziale per lo sviluppo economico e la sicurezza alimentare dell’Afghanistan.

È essenziale riconoscere l’enorme potenziale delle donne afghane e investire nelle loro capacità di migliorare la vita e il benessere delle famiglie e della comunità.  Fornendo loro gli strumenti e le risorse necessarie, l’Afghanistan può costruire una società più inclusiva, equa e prospera per tutti.

Le contadine vivono  in condizioni estremamente sfavorevoli anche per le infrastrutture rurali  fatiscenti e i servizi ridotti quasi a zero, ma i problemi che devono affrontare vanno oltre il settore economico, riguardano l’istruzione, la consapevolezza, la vita familiare e l’accesso ai servizi sanitari.

Non sono solo private di opportunità di istruzione e di acquisizione di competenze, sono anche maggiormente esposte alle violenze: mentre provvedono al sostentamento delle loro famiglie  non hanno nemmeno il “diritto alla rabbia”, perchè devono essere obbedienti alle loro famiglie e quindi sopportare l’irritabilità dei membri maschi che soffrono delle scarse risorse socio-economiche.

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