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Chi ha paura delle ragazze istruite?

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rsi.ch Francesca Rigotti 2 giugno 2023

Protesta delle donne nigeriane

Quando i terroristi di Boko Haram, nello scorso mese di aprile, hanno organizzato un attacco in Nigeria, il loro bersaglio non è stato una base militare o una stazione di polizia. E’ stata una scuola femminile. Un istituto che non produce armi ma istruisce ragazze. Un incubo per i talebani, che per lo stesso motivo, per il fatto che andava a scuola e scriveva un blog, hanno sparato in testa a Malala Yousafzai quando aveva 15 anni.

Perché i talebani hanno tanta paura dell’istruzione femminile? Perché cambia la società. Perché le ragazze istruite non pensano che il loro compito prioritario nella vita sia quello di sfornare figli per la patria e vivere sottomesse al marito, magari condividendolo con altre spose. L’istruzione femminile riduce il tasso demografico e promuove lo sviluppo economico e culturale di ogni paese.

Ma queste sono cose che succedono in Nigeria, anni luce da qui. Ah sì? Provate a sfogliare un libro uscito in Germania due settimane prima del rapimento delle ragazze in Nigeria. Si intitola Deutschland von Sinnen, («Germania fuori di testa») ed è opera di uno scrittore tedesco di origini turche, Akif Pirinçci (pron. Pirintzi), 55 anni. Vi leggerete che l’aborto è una strage, che le femmine non hanno mai apportato nulla di significativo al progresso dell’umanità e che il senso di essere donna è quello, «naturale», di generare, e tutto il resto deve essere subordinato a tale funzione.  Il libro ha venduto più di centomila copie (almeno a detta dell’editore) e i commenti in rete sono entusiasti.

Il libro di Pirinçci mi ha ricordato un altro classico dell’oscurantismo misogino: il trattatello di Sylvain Maréchal, del 1801, dall’incredibile (ma vero) titolo: Progetto di legge per vietare alle donne di imparare a leggere (ripubblicato nel 2007). Gli argomenti di Maréchal sono gli stessi dei talebani, con l’aggravante, per lui, che Maréchal era un illuminista, anzi un membro di quei congiurati che all’epoca della Rivoluzione Francese si strinsero intorno a Gracco Babeuf per rivendicare la giustizia sociale oltre che l’eguaglianza politica. Purché giustizia ed eguaglianza non riguardassero le donne e le ragazze, che era bene che rimanessero analfabete e tenessero in mano, invece della penna, il fuso e l’ago. In conclusione, e affinché le ragazze in Nigeria e nel mondo possano studiare vorrei aggiungere le nostre voci, le vostre e la mia, al coro che ripete: «Ridateci le nostre ragazze».

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