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La resistenza delle studentesse afghane e la nostra promessa di aiutarle sempre

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Proprio oggi è arrivata una bruttissima notizia dall’Afghanistan il paese di cui ormai non si parla  quasi più ma esiste. Il ministero dell’Istruzione afghano ha escluso per decreto le donne dalle Università sia pubbliche che private. Quindi dobbiamo continuare a sostenere i progetti  per lo studio delle bambine e delle ragazze  

Corriere della Sera 7, di Marta Serafini, 20 dicembre 2022  ragazze a scuola copy

Nel Paese mediorientale, dove la popolazione femminile rischia di perdere tutto, alcune organizzazioni si stanno muovendo per il diritto all’educazione delle bambine. Noi possiamo sostenerle e onorare così le promesse di 1 anno e mezzo fa

Quando, il mese scorso, il ministero afghano per la Propagazione della virtù e la prevenzione del vizio ha vietato alle donne l’accesso a parchi di divertimento, palestre e hammam, nessuno si è stupito. Hadia Ibrahim Khel, 22 anni, attivista afghana, che nelle settimane scorse è stata speaker a TEDxVarese, non ha dubbi sul motivo. «Questa erosione di diritti umani continua e costante è epidemica. Lo vedi in Afghanistan, lo vedi in Iran dove le giovani e i giovani vengono uccisi perché scendono in piazza per chiedere libertà. Solo che ora l’Afghanistan non fa più notizia nonostante la situazione sia disperata». Hadia Ibrahim Khel, come altre attiviste, tiene il conto di quanti giorni sono passati da quando alle ragazze afghane non è più concesso andare a scuola. Quando ha preparato il suo talk, il mese scorso, ne erano già trascorsi più di 400.

«Aiutateci a tenere la luce accesa»

«E’ l’accesso all’educazione che ci viene negato il tasto più dolente», aggiunge. Ma secondo Hadia Ibrahim Khel è solo questione di tempo e anche nel suo Paese ci dovrà essere un cambiamento. «E perché questo avvenga dovete aiutarci a tenere la luce accesa», spiega a 7. Da quando i talebani sono tornati al potere, la questione dell’educazione femminile è di nuovo di stretta attualità. Prima del 15 agosto 2021 il tasso di alfabetizzazione per bambine e giovani in Afghanistan era ancora al di sotto del 50 per cento, ma molti progressi erano stati fatti. Solo tre anni prima più di 3,6 milioni di ragazze si erano iscritte a scuola: più di 2,5 milioni alla scuola primaria e oltre 1 milione alla secondaria, secondo le Nazioni Unite.

«L’EROSIONE DEI DIRITTI È CONTINUA IN TUTTA LA REGIONE. MA OGGI L’AFGHANISTAN NON FA PIÙ NOTIZIA. EPPURE LA DISPERAZIONE CRESCE»

Con il risultato che il 40 per cento riceveva un’istruzione. Un tasso ben più alto rispetto al 6 per cento del 2003. Poi, al ritorno degli studenti coranici a Kabul, sulle speranze delle afghane è di nuovo calato un velo pesante quanto la stoffa del loro burqa. E, secondo un sondaggio condotto da Save the Children che ha intervistato quest’anno quasi 1.700 ragazzi e ragazze di età compresa tra 9 e 17 anni in sette province, adesso oltre il 45 per cento delle ragazze non va a scuola, rispetto al 20 per cento dei ragazzi. E il 26 per cento delle giovani «mostra segni di depressione».

Le promesse disattese dei talebani

L’autunno scorso, i talebani avevano consentito alle ragazze di iscriversi alle scuole primarie e alle università. Avevano anche promesso di riattivare l’istruzione secondaria universale all’inizio del nuovo anno scolastico, il 23 marzo. Ma proprio il giorno della riapertura la decisione è stata improvvisamente ribaltata, con una mossa che ha colto di sorpresa perfino i funzionari del ministero. Subito dopo aver riconquistato il potere e ancora prima durante i colloqui di Doha per il ritiro delle truppe statunitensi, il gruppo si era affrettato ad affermare di non avere alcun interesse a ripristinare il regime degli Anni ‘90, quando le ragazze erano bandite dalla scuola come da quasi tutti i lavori, e subivano punizioni corporali o venivano lapidate se non indossavano il burqa in pubblico o perché accusate di adulterio. Eppure, nonostante le dichiarazioni di intenti, i talebani negli ultimi mesi hanno emanato nuovi decreti per dire quali carriere possono intraprendere le donne, quanto lontano possono viaggiare senza un tutore maschio e che cosa possono indossare fuori casa.

Vietate economia, ingegneria, giornalismo e veterinaria

In ottobre hanno permesso alle studentesse che frequentavano la dodicesima elementare prima del 2021 di sostenere l’esame di collocamento universitario noto come kankor, ma hanno vietato l’accesso alle facoltà che ritenevano inappropriate per le giovani donne, tra cui economia, ingegneria, giornalismo e medicina veterinaria. Questo estenuante tira e molla sui diritti accade perché gli stessi talebani sono al loro interno divisi. Di recente gli Haqqani, inseriti sia dagli Stati Uniti che dalle Nazioni Unite nella lista dei gruppi terroristici, sono emersi come la forza dominante nel governo talebano guidato dal mullah Haibatullah Akhundzada. Il leader del gruppo, Sirajuddin Haqqani, è a capo del potente ministero dell’Interno, con cui esercita il controllo sull’intelligence interna e sull’apparato militare della nazione. Ma non solo. I suoi tentacoli si allungano anche fino all’Istruzione. E ha incaricato un membro della rete di Sirajuddin, Abdul Baqi Haqqani, ministro ad interim dell’Istruzione superiore, di riorganizzare il sistema educativo afghano attorno a una rigida interpretazione della legge della sharia, imponendo cambiamenti ai programmi di studio, segregando i sessi nelle scuole e imponendo severe restrizioni sull’abbigliamento e sul comportamento di ragazze e donne.

Il rischio di matrimoni infantili e di tratta

L’intransigenza verso l’educazione al femminile ha avuto conseguenze anche materiali in uno dei Paesi più poveri del mondo. Tenere le ragazze lontane da scuola non è solo una scelta politica medievale che le espone al rischio di matrimoni infantili e di tratta. Ma comporta una perdita economica notevole. Secondo un’analisi di Unicef, vietare l’istruzione femminile costa all’Afghanistan il 2,5 per cento del suo prodotto interno lordo annuale. Che, tradotto, significa: se i tre milioni di ragazze e donne tenute lontane dai banchi fossero in grado di completare l’istruzione secondaria, e partecipare al mercato del lavoro, contribuirebbero con almeno 5,4 miliardi di dollari all’economia nazionale. Inoltre – secondo quanto denuncia Human Rights Watch – il rischio è che ora i donatori internazionali siano costretti a deviare gli aiuti dal settore scolastico a beni considerati più di prima necessità, come il cibo, dato il preoccupante aumento della malnutrizione infantile.

COSPE, ONG FIORENTINA, HA AVVIATO IL “CENTRO EDUCATIVO PER RAGAZZE” SONO 480, CON LORO 6 INSEGNANTI E MATERIE DALL’INGLESE ALLA FISICA
Cinque mesi senza stipendio

Prima della presa del potere da parte dei talebani, circa il 75 per cento del bilancio del governo e il 49 per cento della spesa per l’istruzione provenivano da oltre confine. I talebani hanno ben poca capacità di colmare questa lacuna, quindi fin qui, dall’agosto 2021, gli insegnanti sono stati pagati parzialmente e in modo intermittente o per niente. La maggior parte ha passato mesi senza stipendio. In media – sempre secondo Human Rights Watch – un docente afghano è stato tra i quattro e i cinque mesi senza ricevere lo stipendio, e quando lo ha ricevuto ne ha potuto incassare un terzo in meno del suo stipendio abituale: 3.000 afghani, 33 dollari, invece di 4.500 afghani, 49 dollari. Fondamentale è dunque che i donatori internazionali continuino a pagare gli stipendi degli insegnanti, è ancora la raccomandazione di Human Rights Watch. E non solo. Secondo la ong statunitense, è importante che i gruppi umanitari sostengano le scuole clandestine o permettano alle studentesse di frequentare corsi online.

La sicurezza delle ragazze

Un esempio virtuoso arriva da Cospe, organizzazione non governativa fiorentina. Nell’agosto del 2022 è stato avviato il Centro educativo per ragazze. Le attività sono portate avanti dalla sinergia di 6 insegnanti, che svolgono le loro lezioni dalle 8 alle 16. Le studentesse – all’incirca 480 ragazze – sono divise in classi di 20-30 persone. L’offerta formativa prevede nozioni di matematica, fisica, chimica, biologia, informatica e inglese. Il tipo di partecipazione dipende dall’interesse delle studentesse stesse: alcune frequentano tutte le lezioni, mentre altre, ad esempio, sono interessate ad imparare soltanto l’inglese. Nessuno può nascondersi che siamo ancora, e più di prima, in un contesto molto difficile e pericoloso in cui muoversi. La sicurezza delle ragazze è una delle questioni cui è rivolta la maggiore attenzione quando progetti come questo vengono avviati e sostenuti nel tempo. Sono state prese alcune precauzioni, tra cui il divieto di riunirsi durante il tragitto che le porta verso il Centro e il coinvolgimento di una donna addetta alla sicurezza ce deve muoversi con loro. I talebani non permettono infatti a queste scuole di registrarsi. E costringono ancora una volta operatori, operatrici e tutte le studentesse a vivere nell’ombra.

COME AIUTARE – GLI INDIRIZZI

Ong e organizzazioni internazionali
che si occupano di educazione in Afghanistan
cospe.org, noveonlus.org, pangeaonlus.org, cisda.it,
Human Rights Watch – hrw.org, savethechildren.it unicef.it
Onu – unric.org/it

 

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