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Minori afghani: Italia, paese di transito preferito?

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di Jelena Bjelica e Fabrizio Foschini

Da: AAN (Afghanistan Analysts Network), 6 settembre 2017

(Questa ricerca è stata sostenuta da una sovvenzione di Open Society Foundations)

Afghan minors fotoMinori afghani in Europa: una panoramica
Secondo l’agenzia Eurostat dell’Unione europea, negli ultimi due anni i minori non accompagnati (così classificati quelli di età inferiore ai 18 anni) provenienti dall’Afghanistan hanno presentato in Europa molte più richieste di asilo rispetto a qualsiasi altra nazionalità. Hanno inoltre rappresentato il gruppo più numeroso di qualsiasi altro paese d’origine in metà degli Stati membri dell’UE (si veda qui). Nel 2015, il 51% degli oltre 90.000 minori non accompagnati in UE erano afghani, dei quali più della metà registrata in Svezia (23.400). Nel 2016, il numero è diminuito di quasi un terzo (erano presenti 63.300 complessivamente), di cui il 38% erano afghani, quasi due terzi (15.000) di essi in Germania.
La maggioranza dei minori non accompagnati è venuto attraverso la rotta balcanica, prima che fosse bloccata dai muri e dalle recinzioni elettrizzate che diversi paesi hanno eretto e prima dell’accordo UE-Turchia, entrato in vigore nella primavera del 2016, che ha voluto fermare il flusso di migranti. Una percentuale minore, coloro che non sono venuti in Europa via Bulgaria, Macedonia o Serbia, hanno scelto di viaggiare attraverso l’Italia, come molti migranti avevano fatto prima dell’avvio della rotta balcanica. Molti si sono nascosti nei camion a Patrasso, in Grecia occidentale, che sono poi stati caricati sui traghetti in navigazione verso le città portuali italiane di Bari, Brindisi, Ancona e Venezia.

Prima della rotta balcanica: una breve panoramica
Sebbene prima del 2015 il numero di minori afghani arrivati in Europa fosse minore, sembra che nel 2008 e 2009 si sia registrato un aumento (circa 3.500 nel 2008, circa 6.000 nel 2009). Prima dell’apertura della rotta balcanica sono arrivati via mare o attraverso una delle tante vie di contrabbando che attraversano il Mediterraneo verso l’Italia.
Le statistiche sugli arrivi in Italia via mare e sulle domande di asilo in Italia prima del 2010 sono abbondanti e sparpagliate, anche se l’assunto generale è che la maggioranza dei minori afghani che hanno percorso la rotta mediterranea nei primi anni 2010 ha continuato il viaggio verso l’Europa settentrionale, vale a dire in paesi con valute ed economie più forti e /o con maggiori benefici per i migranti minori non accompagnati, inclusi UK e Paesi scandinavi. I dati disponibili dimostrano che solo 1 su 7 (429) ha chiesto l’asilo in Italia nel 2008. Ciò equivaleva alla metà del numero totale di bambini di tutte le nazionalità che vi chiedevano asilo. I dati per il 2009 e il 2010 sono approssimativi – l’AAN non ha potuto trovare il numero di domande di asilo di minori afghani non accompagnati per questi due anni – ma nel 2010 le autorità italiane hanno intercettato 389 minori afghani non accompagnati arrivati sulle rive di Puglia (265), Calabria (119) e Sicilia (5).
Alcuni dei principali punti di raccolta per gli afghani che arrivano in Italia nel 2009-2010 sono i vari insediamenti informali sorti dentro o intorno alla stazione ferroviaria di Roma Ostiense (i migranti vi avevano stabilito i primi insediamenti nel 2004-2005). Inizialmente, gli afghani occuparono un grande edificio abbandonato nelle vicinanze, che non aveva acqua e servizi igienici, ma si trasferirono gradualmente in un campo improvvisato situato su alcuni binari ferroviari abbandonati conosciuti dai volontari e dalla società civile come “la Buca”. Durante i mesi invernali, coloro che vivevano nel campo furono autorizzati a dormire su una piattaforma con un tetto. Secondo un ricercatore locale che lavora con i minori afghani azara in Italia, tra il 2008 e il 2010 un quarto di tutti gli afghani che transitavano e temporaneamente vivevano in Ostiense sarebbero stati minori. Ma dopo che la situazione era stata considerata fuori controllo, una serie di incursioni della polizia, nel 2013, avevano chiuso il campo, liberando la stazione dai migranti.
Nel 2011-2012, il numero di minori afghani che sono arrivati in Italia per mare è cresciuto rispettivamente a 544 e 541. Nel 2013 il numero è sceso a 310, poi a 181 nel 2014 e quando nel 2015 la rotta balcanica è stata aperta, ad appena 38 arrivi. Dopo la chiusura della rotta, tuttavia, il numero ha ripreso a salire, fino a 134 nel 2016. Successivamente, nel 2017, si è visto un nuovo calo (24 tra gennaio e luglio), secondo il Ministero degli Interni italiano. La maggior parte dei nuovi arrivati è giunta con imbarcazioni in Puglia o in Calabria, alcuni dalla Turchia ma la maggioranza dai porti della Grecia.
L’ultima ricerca di Save the Children sui minori non accompagnati in Italia descrive come il nascondersi nei camion ha provocato la morte di molti rifugiati, spesso minori e afghani, morti nei porti e sulle autostrade d’Italia, congelati o asfissiati all’interno di containers. Altri sono stati investiti dai camion sotto cui avevano cercato di nascondersi o di aggrapparsi.

 

(…)

I minori invisibili dell’Italia
Alcuni minori spariscono dal sistema dopo l’inserimento nei centri di accoglienza. Le autorità italiane li chiamano “minori invisibili”, cioè invisibili ai servizi sociali e ai centri di accoglienza. I dati abbastanza dettagliati del Ministero del Lavoro italiano mostrano che il numero di minori invisibili è quasi quadruplicato in quattro anni: dai 1.754 a fine 2012 agli oltre 6.561 nel 2016. Gli afghani rappresentano una percentuale significativa di quei minori scomparsi ogni anno. Sandra Zampa, deputata italiana, ha dichiarato ad AAN che alcuni invisibili si avvicinano al piccolo crimine o alla prostituzione, ma la maggior parte continua il cammino verso l’Europa settentrionale.
Secondo il Ministero del Lavoro italiano, nel 2012 sono spariti 567 minori non accompagnati su 1.193 registrati nei centri di accoglienza e nel 2013 ne sono scomparsi 536 su 1.087. (Nel 2014 il Ministero ha modificato la panoramica statistica nella sua relazione annuale e la ripartizione dei minori scomparsi per nazionalità non è più disponibile online.)
Nel 2016 Save the Children riferisce che dei 6.561 minori non accompagnati che sono scomparsi dai centri di accoglienza o da altre istituzioni, 4.753, il 72,4%, provenivano da quattro soli paesi, Afghanistan, Egitto, Eritrea e Somalia. La relazione sottolinea che la maggior parte dei minori afghani, eritrei e somali arrivano in Italia con l’obiettivo chiaro di raggiungere altri paesi e sono pertanto determinati a lasciare le strutture di accoglienza non appena possibile, ma gli afghani hanno il più alto tasso di “fuga”.
L’osservazione personale di uno degli autori per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia è coerente con questa tendenza. Molti minori afghani, dopo aver raggiunto questa regione, esitano, anche dopo un viaggio faticoso e rischioso, a rimanere in Italia sebbene vengano loro promessi cure, strutture di accoglienza e programmi di sostegno. I più determinati continuano verso le destinazioni preferite, altri vengono registrati dalle autorità (volontariamente o forzatamente) e finiscono in strutture per i minori. Poi, durante la prima cruciale settimana, molti scappano e “scompaiono”, dopo essersi messi in contatto con le loro famiglie o le loro guardie (cioè contrabbandieri o trafficanti) che suggeriscono loro di continuare verso paesi con economie più forti, come il Regno Unito e i paesi scandinavi.

Una nuova legge
Gli afghani scelgono di non rimanere in Italia soprattutto per ragioni economiche. Tuttavia, alcuni esperti italiani ritengono che un’altra causa delle sparizioni sia l’assenza di una legge specifica che protegga i minori immigrati in Italia. Le norme sono cambiate nel marzo del 2017, quando l’Italia ha approvato una legge (che ha atteso l’approvazione del Parlamento italiano dal 2013) che garantisce un insieme più ampio di diritti per i minori non accompagnati. Conosciuta anche come “Legge Zampa” (dal nome della deputata Sandra Zampa, che l’ha fortemente voluta), la legge prevede una procedura nazionale uniforme per verificare l’età e l’identità dei minori, più rispettosa e sensibile alla loro vulnerabilità. La nuova legge, inoltre, rende obbligatoria la gestione dei minori da parte di personale specializzato, istituisce un sistema strutturato di accoglienza in Italia con migliori strutture di prima accoglienza, sostiene primariamente gli interessi del minore, garantisce il diritto a un’assistenza sanitaria dello stesso livello dei cittadini italiani e all’istruzione nel sistema scolastico statale e dà ai minori il diritto all’assistenza giudiziaria e al loro ascolto in tutte le procedure giudiziarie e amministrative in cui sono coinvolti.
“La legge riconosce automaticamente i nuovi arrivati come richiedenti asilo”, ha spiegato Zampa ad AAN. Sono soprattutto considerati minori e poi tutto il resto. Ogni comune ha l’obbligo di fornire loro tutto ciò che la nuova legge prescrive. La legge dice anche che nessun minore può essere rifiutato all’arrivo. “Questo era accaduto frequentemente nei porti adriatici italiani, quando i minori di 18 anni venivano rimandati in Grecia o in Turchia. La nuova legge richiede anche alle autorità di raccogliere informazioni sulla precedente vita del minore, in modo da poter agire nel suo interesse. Se le ambasciate italiane, incaricate di raccogliere queste informazioni, non sono in grado di farlo a causa della situazione di instabilità, come spesso avviene in Afghanistan, i minori non possono essere rimpatriati.
Zampa ha aggiunto che è stato migliorato il cosiddetto sistema della tutela, che esisteva anche sotto la vecchia legge. “Prima era simbolico. Ad esempio, un sindaco o un vicesindaco veniva nominato tutore per decine di minori. La nuova legge istituisce un sistema volontario di tutoraggio. I cittadini possono registrarsi nelle prefetture per fare da tutori, con i tribunali per i minori che sorvegliano questa situazione verificando e formando i candidati al ruolo”. Inoltre, la legge incoraggia l’inserimento in custodia di parenti idonei in Italia o in altri paesi europei, o, in loro assenza, di genitori adottivi. Tuttavia, aggiunge Zampa, alcune norme devono ancora passare, il che significa che la legge richiede ancora un certo tempo per essere operativa.

Conclusione
Il numero dei minori afghani non accompagnati che arrivano per mare in Italia è in diminuzione, ma quello degli arrivi terrestri potrebbe potenzialmente aumentare. (Mancano dati sugli arrivi nell’Italia nord-orientale, tranne che per Friuli Venezia Giulia, dove l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, Iom, all’inizio del 2017 ha deciso di eseguire un periodo sperimentale di due mesi di raccolta dati).
Possiamo aspettarci che arrivino a 7.000, la maggior parte dei quali costituita dagli afghani attualmente bloccati in Serbia (ricerca AAN) e da quelli – il doppio – raccolti in Grecia. L’Italia, che ha condizioni migliori di quelle di Serbia e Grecia, potrebbe essere più attraente per loro. E’ anche più vicina all’Europa centrale e occidentale dove la maggior parte di coloro che sono già arrivati in Italia intendono proseguire. Al momento il paese preferito di destinazione sembra sia la Francia.
Nonostante tutte le buone intenzioni italiane e i nuovi diritti concessi ai minori non accompagnati, molti minori, tra cui gli afghani, potrebbero ancora cercare di “scappare” al Nord, guidati dal richiamo di economie più forti, piuttosto che essere attratti a rimanere in un paese che ora garantisce i loro diritti. Tuttavia, viaggiare verso nord è diventato più difficile. I passaggi attraverso la Svizzera e l’Austria (dove è stato dibattuto pubblicamente il dispiegamento di truppe al Passo del Brennero per fermare i migranti) sono stati bloccati. Alcuni possono scoprire, come quelli intervistati a Roma e Trieste da AAN, che una nuova vita in Italia può essere favorevole, dopotutto.

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