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Al popolo e soprattutto alle donne afghane

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Cosa c’è da dirti oltre a “mi dispiace”?

Rawa, Facebook, 5 febbraio 2022

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Come cittadino americano il mio governo vi ha rovinato in nome mio e dei soldi delle mie tasse. Nonostante abbia trascorso più di 20 anni a lottare per la giustizia per il popolo afghano insieme ad altri attivisti americani, non sono stati fatti molti progressi.

Cos’altro c’è da dire se non scusa?

Per anni il mio governo ha bombardato, rovesciato, ucciso i vostri figli, sostenuto fondamentalisti armati, militanti corrotti e incoraggiato il traffico di droga. I miei leader non hanno fatto altro che usarti come pedina nel grande gioco del potere, della violenza e della guerra.

Come posso parlarti senza dire la parola “scusa”?

Per troppo tempo, i miei leader hanno finto di tenere a te, all’istruzione, alla salute e al benessere dei tuoi figli, e poi hanno fatto esattamente l’opposto di ciò che serve per mantenere le persone sane, felici e al sicuro.

Cosa resta da dire se non scusa?

Per decenni, i miei giornalisti americani hanno deciso di ignorare la tua sofferenza, ma quando i loro obiettivi non sono stati raggiunti, si sono improvvisamente ricordati di mostrare la tua oppressione. In innumerevoli casi, i nostri leader hanno promesso di non dimenticare le donne afghane, e poi, nel caso, hanno dimenticato voi.

Quali altre parole ci sono se non scusa?

Mi vengono in mente altre cose:

“Grazie”. Grazie per aver ispirato il mondo con il tuo coraggio.

Grazie per averci ricordato com’è il coraggio quando risorgi dalle ceneri della guerra per reclamare la tua nazione. Grazie per continuare a lottare per l’avanzamento e mantenere viva l’eredità di Mina.

Grazie per avermi permesso di essere una piccola parte del tuo viaggio. In solidarietà e con tutto il mio amore.

Sonali il coltivatore,

Manager della “Missione femminile Afghanistan”

(Traduzione automatica)

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