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Selay Ghaffar parla della lotta contro i talebani

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In questa lunga intervista la portavoce del Partito della solidarietà afghano fa un po’ di chiarezza sulla rapida avanzata dei talebani nel paese e sul modo in cui la sinistra afghana si sta orientando contro la reazione e l’imperialismo.

Marcel Cartier, Selay Ghaffar, Green left, 30 settembre 2021

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Due giorni prima della caduta di Kabul in mano ai talebani mi stavo preparando per intervistare una delle attiviste femminili più importanti dell’Afghanistan. Ho sempre ammirato Selay Ghaffar per la sua capacità nel promuovere l’uguaglianza di genere e le politiche di giustizia sociale, ma anche per la sua risoluta opposizione all’occupazione del suo paese da parte degli Stati Uniti e della NATO, spesso giustificata con pretesti umanitari.

In qualità di portavoce del Partito della solidarietà afghano, di sinistra, Ghaffar era molto adatta a fare un po’ di chiarezza sulla rapida avanzata dei talebani nel paese e sul modo in cui la sinistra afghana si stesse orientando contro la reazione e l’imperialismo.

Circa un’ora prima del nostro colloquio Ghaffar mi ha inviato un messaggio di scuse dicendomi che avrebbe dovuto rimandare. “La situazione della sicurezza non è chiara”, scriveva. Da dove stavo,  era difficile immaginare che entro i successivi due giorni i talebani avrebbero presidiato Kabul senza che fosse sparato nemmeno un colpo.

Nelle settimane successive ho provato a contattare Ghaffar in diverse occasioni, ma senza ricevere risposta. Mi chiedevo se avesse deciso di rimanere in Afghanistan o se si fosse unita al gran numero di coloro che stavano cercando di lasciare il paese mentre i talebani si preparavano a rafforzare il loro potere. Mi preoccupavo per la sua sicurezza, ma speravo che avrei avuto sue notizie.

Finalmente la scorsa settimana ho ricevuto un suo messaggio che mi confermava che era al sicuro e disposta a concedermi l’intervista, anche se per la sua sicurezza non poteva dire dove si trovasse.

Quella che segue è la mia intervista completa a Selay Ghaffar, che risponde da una località sconosciuta.

Inizialmente avevamo programmato di fare questa intervista il 13 agosto, appena due giorni prima che i talebani entrassero a Kabul. Potresti spiegarci com’era la situazione in quel momento in città e come sono stati per te i giorni successivi?

Ad essere onesti, come molti altri sono rimasta scioccata e non scioccata allo stesso tempo, scioccata che sia successo tutto così velocemente, che improvvisamente nell’ultima settimana i talebani abbiano preso il controllo di una provincia dopo l’altra senza combattimenti.

Ricordo che scherzavo con un mio amico dicendo “Forse andrò a dormire e domattina quando mi sveglierò i talebani avranno preso il controllo di Kabul” – ed è successo quasi esattamente così.

Quel giorno avevo una riunione per coordinare la distribuzione di cibo per gli sfollati interni, quindi al mattino ho mandato mia figlia da mia madre, mio ​​figlio è andato a scuola, mio ​​marito è andato a lavorare. Abbiamo iniziato con quella che sembrava una giornata normale.

Tutti erano in giro, i miei compagni stavano venendo al nostro incontro, e improvvisamente un grande traffico ha congestionato le strade. Poi ho sentito degli spari provenire da uno dei quartieri occidentali della città.

Ho chiesto alla mia guardia del corpo se poteva chiedere a qualcuno cosa stesse succedendo e la gente ha risposto che i talebani erano in città.

Improvvisamente, la mia preoccupazione principale fu di raggiungere un luogo sicuro. Ero preoccupata per i miei compagni e per la mia famiglia che era fuori, specialmente per la mia figlia piccola che stavo ancora allattando. Mi ci sono volute ore per raggiungere un posto sicuro, sempre separata da mia figlia.

Ma quella notte ho ricevuto molti messaggi ed e-mail dai miei amici e dai sostenitori all’estero che mi chiedevano: “Sei al sicuro? Che cosa possiamo fare per voi?”

I messaggi di solidarietà di questo tipo mi davano molta forza, ma allo stesso tempo ricevevo molti messaggi da persone che chiedevano aiuto, sicurezza.

Era una sensazione terribile, perché non sapevo come aiutarli o sostenerli. Sono stata sveglia tutta la notte con il rumore degli elicotteri che volteggiavano sopra di noi. Pensavamo che fosse in corso un combattimento, ma poi abbiamo scoperto che si trattava di evacuazioni. La mattina dopo, presto, ho lasciato quel posto per andare in un’altra casa più sicura.

È stato terribile vedere come gli Stati Uniti se ne siano andati spudoratamente, per poi rimandare indietro le truppe per evacuare le proprie. In tutto questo, gli afgani hanno cercato di mostrare il loro odio verso i talebani e si sono precipitati verso l’aeroporto.

Forse nemmeno perché avevano paura ma perché hanno così tanto odio verso i talebani che non volevano vivere sotto quel tipo di regime.

Hai detto di essere rimasta davvero sorpresa dalla rapidità con cui i talebani sono riusciti a prendere il potere. La tua aspettativa era che non appena gli Stati Uniti e i paesi della NATO avessero lasciato l’Afghanistan, il governo di Ashraf Ghani e della Repubblica Islamica sarebbe inevitabilmente caduto?

In un’intervista televisiva circa una settimana prima che Kabul cadesse in mano ai talebani avevo detto chiaramente che quello che stava succedendo significava che gli Stati Uniti stavano riportando i talebani al potere. Questo è esattamente quello che avevamo previsto e sapevamo che l’accordo che era stato fatto a Doha nel 2020 avrebbe portato a questo.

Una cosa che tutti dicono ora è che i talebani hanno avuto successo e gli Stati Uniti hanno fallito. Direi di no, gli Stati Uniti hanno appena cambiato il loro regime fantoccio. Che si tratti di Ashraf Ghani o dei talebani, entrambi sono burattini degli Stati Uniti.

Non è che i talebani fossero una forza nazionale popolare che ha sconfitto gli occupanti. No, non era come il Vietnam. Nessuno può fare questo paragone. Gli Stati Uniti sono passati dall’altra parte, motivo per cui hanno deciso di ritirarsi.

Zalmay Khalizad, che era l’inviato degli Stati Uniti durante i colloqui di pace in Afghanistan, lo ha chiarito senza ombra di dubbio quando ha affermato che volevano che la transizione avvenisse in modo sicuro e pacifico. Ciò significa che avevano predisposto questo piano per dare potere ai talebani, e che noi avevamo ragione nella nostra valutazione di ciò che sarebbe successo.

Ashraf Ghani non poteva restare perché era solo un burattino e non aveva il sostegno della gente. L’esercito stava crollando, tutto stava crollando, perché tutto si basava sul budget degli Stati Uniti. Per questo motivo, gli Stati Uniti hanno preparato i talebani a questa presa del potere.

Noi in Afghanistan siamo stati testimoni di tutto questo. Abbiamo visto in Qatar gli Stati Uniti e i talebani accordarsi per il rilascio di 5000 dei loro prigionieri. Questo ha ridato forza ai talebani. Decidere di liberare i loro attentatori suicidi da Guantanamo, dare loro un ufficio a Doha, ha significato riconoscerli ufficialmente come una forza politica, non come terroristi.

Dall’altro lato, il governo afghano era debole. La corruzione, l’ingiustizia, la disoccupazione e tutte queste cose all’interno del paese hanno aperto la strada al ritorno al potere dei talebani. La gente non era favorevole a sostenere il governo, ma non voleva nemmeno i talebani.

I talebani hanno affermato che l’Afghanistan è ora finalmente un paese indipendente, contrariamente a quanto hai appena detto sul fatto che siano un burattino degli Stati Uniti. Vedi qualcosa di vero nella loro affermazione? La loro vittoria anticipa almeno la prospettiva di una pace duratura dopo 40 anni di guerra?

Abbiamo sempre detto che volevamo che tutte le forze straniere lasciassero l’Afghanistan, perché l’occupazione militare non era la soluzione. E, naturalmente, gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO avevano i propri scopi strategici, economici e politici in Afghanistan. Non sono venuti qui per gli afgani o per portare prosperità all’Afghanistan. Era molto chiaro a tutti che avevano i loro interessi.

Questi 20 anni di occupazione sono stati i giorni più bui della nostra vita. È stato il periodo più buio del nostro Paese perché sono state uccise centinaia di migliaia di persone, molti pericolosi gruppi terroristici sono stati potenziati, l’Afghanistan è diventato il paese più corrotto del mondo, con la più alta produzione e traffico di oppio ed eroina. Molti dei nostri minerali sono stati saccheggiati.

Sono aumentati enormemente la differenza e il gap tra ricchi e poveri perché tutto il denaro che arrivava in Afghanistan veniva saccheggiato da chi era al potere. Abbiamo visto una brutale oppressione contro le donne e gli Stati Uniti hanno abusato della nostra miseria per giustificare la loro presenza in Afghanistan.

Abbiamo sempre detto che volevamo che le forze degli Stati Uniti e della NATO se ne andassero e portassero con sé anche i loro burattini, siano essi i talebani, i tecnocrati, i partiti jihadisti o altri gruppi terroristici che hanno creato, sostenuto e finanziato. Questo non solo in Afghanistan, ovviamente, ma in altre parti del mondo come la Siria e l’Iraq. Portali con te! Lascia il Paese agli afgani, lascialo alle forze democratiche e progressiste. Costruiremo il nostro Paese.

Volevamo che se ne andassero, ma non volevamo che cedessero di nuovo il potere ai talebani.

Tutti dovrebbero sapere che i talebani erano una creazione degli Stati Uniti. Benazir Bhutto (l’ex primo ministro del Pakistan) una volta ha detto che l’idea di creare talebani è venuta alla Gran Bretagna e gli Stati Uniti hanno appoggiato questa idea. L’Arabia Saudita li ha sostenuti e il Pakistan li ha addestrati. Quando un burattino dice al suo burattinaio “lasciami in pace”, non è credibile, non li rende un vero movimento di liberazione nazionale.

Questo da un lato. Dall’altro, se mi chiedi se i talebani sono anche un burattino di altri paesi, direi di sì nel senso che la Russia ha i suoi interessi nel sostenere i talebani, anche la Cina, anche l’Iran.

Naturalmente possiamo notare che il Pakistan ora ha una forte influenza in Afghanistan, e anche loro hanno potere decisionale, ma non dobbiamo dimenticare che il Pakistan è sempre stato sotto il comando degli Stati Uniti fin dall’inizio. Quando i talebani hanno preso il potere, la prima persona a venire in Afghanistan per incontrarli è stato il capo dell’Inter-Services Intelligence (ISI) del Pakistan.

Non dovremmo inoltre dimenticare che nel 2014, quando gli Stati Uniti hanno iniziato il loro ritiro, hanno distrutto quantità significative di equipaggiamento militare e molte le hanno consegnate al Pakistan invece che all’Afghanistan. Questo perché non hanno mai voluto un paese indipendente, uno stato stabile, o diciamo che non hanno mai voluto avere uno stato in mano al popolo. Ecco perché mantengono sempre i loro burattini.

Qualunque cosa dicano i talebani, l’Afghanistan non è indipendente. C’è un cambiamento strategico, ma essi sono sotto il controllo dell’ISI, della CIA e di molti altri poteri.

La pace non arriverà mai attraverso un regime fantoccio, soprattutto perché hanno una mentalità medievale, sono misogini, sono disumani, sono brutali assassini. La pace non verrà mai perché non sono qui per la prosperità dell’Afghanistan o per la gente dell’Afghanistan.

Inoltre, come più volte ho detto, la bandiera bianca dei talebani è stata sostituita con la bandiera nera dello Stato Islamico. Da un lato, gli Stati Uniti hanno contribuito a riportare al potere i talebani, mentre dall’altro sostengono lo Stato islamico in Afghanistan. La guerra continuerà, come già stiamo vedendo.

[Il presidente degli Stati Uniti Joe] Biden ha detto che collaboreranno con i talebani per combattere il terrorismo, che ora significa ISIS, in Afghanistan. Così avranno una scusa per rimanere in Afghanistan, soprattutto per contrastare i loro rivali Cina e Russia nel destabilizzare la regione. Vogliono fermare la crescita economica dei loro rivali. In questo momento, anche Cina e Russia stanno svolgendo un ruolo diplomatico con i talebani perché temono che il terrorismo venga esportato nei loro paesi e, naturalmente, questo è il piano dell’ISIS.

Per riassumere, si può parlare di pace e prosperità solo quando c’è un ordine democratico e laico.

Cosa pensi quando vedi qualcuno come George W. Bush, l’architetto dell’invasione e dell’occupazione dell’Afghanistan, dire che il ritiro delle truppe statunitensi è un errore e che teme per le donne e le ragazze del tuo paese?

Penso che stia insultando le donne afghane. Insulta il popolo afghano perché è l’uomo che vent’anni fa ha occupato il mio paese e l’ha distrutto. A causa di questa occupazione i talebani hanno preso di nuovo il sopravvento. All’epoca, gli Stati Uniti e la NATO hanno rovesciato il sanguinario regime talebano nel giro di una settimana, ma per tutto il tempo hanno intrallazzato con loro, soprattutto a Doha. Hanno riportato al potere i loro mercenari.

Ma questo non è iniziato con Bush, o solo vent’anni fa. Sono passati più di 40 anni da quando gli Stati Uniti hanno spinto il nostro paese nel periodo più buio della nostra storia, sostenendo i Mujahedeen durante la Guerra Fredda per contrastare l’Unione Sovietica e il loro regime fantoccio.

È davvero vergognoso che Bush, Clinton, Obama e altri che sono stati al potere e sono stati responsabili di questa distruzione e di centinaia di migliaia di morti, e sono responsabili del caos di oggi, parlino di diritti umani e diritti delle donne. Sono i più grandi bugiardi della storia e dovrebbero essere identificati in questo modo nella storia del loro paese.

Dopo l’11 settembre [2001] avevate una scusa per occupare l’Afghanistan, e quando l’avetei fatto, il regime fantoccio che avete installato era pieno di tutti questi assassini dell’Alleanza del Nord. Avete riportato il macellaio Gulbuddin Hekmatyar a Kabul durante questo processo di pace. Diciamo che i fondamentalisti sono il primo nemico delle donne. E voi, Bush, Obama, Clinton, Trump, li avete sostenuti – e persino Hillary Clinton! Siete stati voi a sostenere questo governo fondamentalista. Non siete mai stati dalla parte delle donne afgane, avete mosso guerra all’emancipazione femminile nel 2001. Solo bugie per invadere l’Afghanistan, e ora state versando lacrime di coccodrillo per le donne.

Fondamentalismo e imperialismo sono due facce della stessa medaglia. Imperialismo e sistema capitalista significano che la guerra deve essere creata affinché questi paesi imperialisti continuino a prosperare e a conquistare il mondo, e soprattutto perché gli Stati Uniti rimangano la principale superpotenza. Naturalmente, gli Stati Uniti hanno sempre usato il terrorismo come strumento per raggiungere questo obiettivo.

Oggi minacciano i loro rivali, come Cina, Russia e Iran: se muovi il culo, abbiamo tutte queste armi nel nostro arsenale. Lo abbiamo visto quando hanno usato la Mother of All Bombs (MOAB) in Afghanistan, per mostrare a questi paesi che queste armi sono proprio ai loro confini.

Il popolo afghano non perdonerà mai. Dal 2001 ad oggi centinaia di persone sono state uccise da attacchi di droni in Afghanistan. Questi crimini sono stati documentati e loro devono essere perseguiti, anche se fosse solo per questi attacchi di droni. Quando si tratta di solidarietà, devi lavorare su queste cose se vuoi sostenere veramente il popolo afghano. Altrimenti, la faranno franca con l’omicidio impunemente.

La situazione delle donne in Afghanistan è cambiata in modo significativo durante l’occupazione USA-NATO? Nonostante l’imposizione del governo reazionario, all’osservatore esterno sembravano esserci donne che assumevano ruoli di primo piano nel governo e, più in generale, nella società.

In realtà abbiamo sempre detto che gli Stati Uniti e l’Occidente hanno ingannato la loro gente affermando che stavano liberando le donne afghane. In realtà, la barbarie e l’oppressione contro la donna afghana sono aumentate, perché hanno restituito il potere ai fondamentalisti e, come ho detto, il fondamentalismo è il primo e più pericoloso nemico delle donne.

Durante questo periodo di 20 anni, le donne sono state lapidate, sono state vittime di attacchi con l’acido. Abbiamo visto come le donne venivano lapidate e le molte auto immolazioni dovute alla loro orribile oppressione. Ecco perché l’Afghanistan è stato definito per le donne il paese più pericoloso al mondo in cui vivere, solo nel 2019. Le donne sono state molestate e sono state messe in prigione accusate di adulterio quando in realtà erano state violentate.

C’era impunità a tutti i livelli quando si trattava di giustizia delle donne, perché tutte quelle persone al potere erano gli autori, che si trattasse di stupro o di qualsiasi altro tipo di violenza contro le donne. Quelli al potere erano coinvolti, le loro famiglie erano coinvolte, i loro partiti erano coinvolti.

D’altra parte, si è fatta vetrina di alcune cose, come le donne in parlamento o nel governo. Ci sono state anche donne che hanno iniziato a lavorare fuori. C’erano alcune cose positive per le donne, come l’istruzione e la possibilità di uscire da sole e tutto il resto, ma non erano supportate da infrastrutture adeguate e spesso dipendevano interamente dal denaro delle ONG o degli Stati Uniti, che erano impegnati a saccheggiare l’Afghanistan in nome dei diritti delle donne.

È vero che ci sono stati miglioramenti, anche se non nelle infrastrutture del paese, ma sono stati poi usati per convincere gli Occidentali che dovevano continuare la loro operazione militare in Afghanistan. La maggior parte di queste donne in parlamento e nel governo erano in realtà il megafono dei paesi imperialisti e degli occupanti. Erano i veri ostacoli che si frapponevano alla vera resistenza dei rivoluzionari afghani e del movimento progressista.

C’era qualcosa per le donne, ma non posso dire che questa fosse libertà, non posso davvero dire che fossero diritti. Dico sempre che i diritti si devono conquistare con la lotta, e poi non possono essere tolti così facilmente. Non possono essere regalati.

Ecco perché tutte queste donne al governo dicevano che quando gli Stati Uniti se ne fossero andati, tutti i nostri guadagni sarebbero stati annullati. Per questo chiediamo sempre alla donna afghana di lottare contro questi gruppi fondamentalisti, di alzare la voce per fare un forte movimento di resistenza, di prendere i diritti tra le proprie mani.

Se guardiamo alla storia e ai diritti che le donne in Occidente hanno conquistato, vediamo che sono il risultato di decenni, o addirittura secoli, di lotte. Possiamo guardare agli esempi di donne come Rosa Luxemburg, o se guardiamo all’Islanda e alla posizione delle donne, vediamo una lunga storia in cui hanno iniziato con richieste di riforme sociali e sono state finalmente in grado di raggiungere molti dei loro diritti. Se guardiamo alle donne oggi in Kurdistan, l’autodeterminazione che hanno è stata il risultato di una lunga lotta.

Ci sono state organizzazioni davvero progressiste negli ultimi 20 anni che hanno lavorato duramente tra le masse qui in Afghanistan, tra le donne. Ecco perché in questo momento possiamo vedere tutte queste manifestanti in Afghanistan, tutte queste donne coraggiose che sono scese in piazza, sono la generazione di questi 20 anni. Sono tutte giovani donne che hanno acquisito consapevolezza, e sono anche molto consapevoli politicamente.

Che tipo di periodo pensi stia cominciando in Afghanistan, soprattutto per la resistenza ai talebani? Quale sarà il ruolo delle forze progressiste o del movimento delle donne se ogni opposizione sarà effettivamente bandita?

È importante dire che purtroppo da quando il regime fantoccio dell’Unione Sovietica è stato imposto più di 40 anni fa lo spazio per la sinistra, le forze progressiste, gli intellettuali e i rivoluzionari è sempre stato ristretto. Sono stati banditi, attaccati e sempre ostacolati. Sono stati attaccati da tutte le parti e ogni periodo ha la sua storia.

Ad esempio, ci sono stati intellettuali che sono stati uccisi dal regime fantoccio sovietico solo a causa della loro ideologia. Più tardi, durante il regime dei Mujahedeen, intellettuali o insegnanti venivano uccisi semplicemente perché sapevano leggere e scrivere. Molti di loro sono fuggiti dal paese. Sotto i governi [Hamid] Karzai e Ghani, che volevano mostrarsi democratici, è vero che molti partiti o organizzazioni hanno riaperto, ma sono stati sempre attaccati, c’erano sempre leggi e regolamenti che ne impedivano il funzionamento, ricevevano sempre minacce.

Sono dalla parte del movimento rivoluzionario e progressista. Ho sempre ricevuto minacce per il mio lavoro. Solo pochi mesi fa ho ricevuto una minaccia molto seria. Sono stata minacciata molte volte dai partiti jihadisti perché sono sempre molto schietta nei loro confronti, ma questa volta la minaccia proveniva dal gruppo di al-Qaeda, la rete Haqqani. Ora Sirajuddin Haqqani è il ministro degli Interni.

L’uomo che avrebbe dovuto assassinarmi è stato identificato dai servizi segreti afghani, che in realtà hanno rilasciato una dichiarazione dicendo che ora quest’uomo è stato scarcerato. Tutto questo dimostra che quando alzi la voce cercano di fermarti, cercano di chiuderti la bocca.

Ora vediamo che i talebani, per ottenere il riconoscimento dal mondo – facendosi credere “moderati” – hanno detto che sarebbero stati più tolleranti. Ma poi, quando le donne hanno iniziato a scendere in strada, quando la gente ha iniziato a manifestare e rivendicare i propri diritti, a mano a mano hanno iniziato ad attaccarli. Hanno cominciato ad abbatterli, hanno iniziato a sparare perché si disperdessero e non alzassero più la voce.

Hanno imprigionato tre giornalisti e li hanno torturati solo perché stavano seguendo la notizia delle proteste delle donne. Possiamo capire che tipo di politica stanno imponendo se i giornalisti devono chiedere il permesso al Ministero degli Interni e all’assassino Haqqani su chi intervistare.

Abbiamo sempre lottato in uno spazio molto ristretto per le forze rivoluzionarie, ma nonostante tutto abbiamo continuato a lottare in diverse regioni e utilizzando tattiche diverse. Questa resistenza in Afghanistan continuerà, perché esistono organizzazioni e associazioni di donne, così come alcuni partiti.

Ovviamente cambieranno tattica per non subire ulteriori attacchi. Significa che non va bene, sai, semplicemente chiedere ai nemici di venire ad attaccarmi, ma troveranno il modo per continuare e il lavoro più importante per loro in questo momento è dare consapevolezza politica alla gente. È anche chiedere l’unità di tutte le forze progressiste nazionali per riunirsi e organizzarsi, e anche per organizzare le masse.

In questo momento, le manifestazioni di donne e le persone che protestano in tutto il paese sono autorganizzate ma non sono sotto un’unica leadership forte e progressista. Questo è importante, perché se non hanno una leadership forte sicuramente non saranno in grado di dare continuità a questo movimento.

Vediamo cosa è successo in Egitto, cosa è successo nella primavera araba e tutto il resto, grazie alla forte leadership democratica. È molto importante la leadership democratica di questo tipo di movimenti e insurrezioni. Se le insurrezioni e i movimenti hanno una leadership democratica e progressista, rivoluzionaria, avranno un impatto e un giorno avranno successo.

Quindi, la sinistra deve organizzarsi, deve mobilitare la gente, deve dare questa consapevolezza, deve lavorare tra le masse, deve anche fornire sostegno umanitario a tutte le persone che ne hanno bisogno.

Soprattutto dobbiamo aumentare la consapevolezza della laicità, per le donne, perché senza un governo laico sarà impossibile ottenere diritti per le donne. La laicità garantisce in qualche modo i diritti delle donne sotto il governo, per sopprimere chi usa la religione come scusa per vessare le minoranze e le donne.

Nonostante tutto, sembra che tu mantenga ancora un senso di ottimismo.

Finché avrò speranza, continuerò sicuramente la mia lotta. Ho fiducia che un giorno ci riusciremo. Se non abbiamo speranza, come potremmo continuare la nostra lotta? Dobbiamo imparare da tutti quei paesi che hanno lottato per decenni e alla fine ci sono riusciti. La lotta non è solo una questione di oggi. La maggior parte dei giovani nel mio paese negli ultimi 20 anni, quando sono stata politicamente e socialmente attiva, ha chiesto e si aspettava che il cambiamento avvenisse molto rapidamente.

Non è facile. Non è facile convincere le persone a uscire e organizzarle, perché ci sono molti problemi in Afghanistan. Ad esempio, quando hai idee rivoluzionarie o quando lavori come rivoluzionario potrebbe essere difficile guadagnare la fiducia delle persone perché diranno: “Oh, ma ricordi cosa ci hanno fatto i comunisti?”. Oppure se ti organizzi come musulmano, potrebbero dire: “Ma ricordi cosa ci hanno fatto i talebani?”. O se parliamo di democrazia, di diritti delle donne, punteranno il dito sui governi di Hamid Karzai o Ashraf Ghani.

Così, tante persone non credono in nulla – non credono nelle organizzazioni femminili, non credono nei partiti e non credono nelle ideologie a causa della loro esperienza su come queste ideologie sono state utilizzate.

Inoltre in Afghanistan c’è un problema di etnie e di scontri tra gruppi etnici, e tutti questi signori della guerra usano sempre questi scontri etnici a loro vantaggio. Ecco perché è stato difficile unire tutte le persone, ecco perché dobbiamo raggiungere l’unità di tutte le persone indipendentemente dalla religione, dall’etnia, dal genere o persino dalla classe.

Per me e per molte donne come me è difficile vivere in Afghanistan, perché non posso camminare per strada da sola, non posso lavorare, soprattutto essendo un personaggio pubblico che riceve tutte queste minacce e sapendo che mi stanno cercando. Non posso organizzare le persone o condurre il mio lavoro come vorrei. Quando non hai accesso a Internet, quando non hai accesso ai telefoni cellulari, si può facilmente capire perché molte attiviste scelgano di andarsene e perché molti rivoluzionari se ne siano andati.

Dobbiamo essere fiduciosi, ma capire che tutte queste battaglie sono difficili e richiedono tempo. Non è facile, e io dico sempre che vengo da una generazione di guerra. Sono nata in guerra nel 1983 e sono cresciuta in questa guerra. Non lo so, forse morirò in questa guerra, ma spero che almeno mia figlia viva in un paese pacifico e goda di tutti i suoi diritti.

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