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In viaggio con Staffetta Femminista Italia – Afghanistan/CISDA

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Staffetta Femminista di Maria Cristina Rossi – collettivo promotore Staffetta Femminista Italia-Afghanistan 29 maggio 2021

Tutto il lavoro di base che viene incessantemente svolto al di là della rotta balcanica percorsa prioritariamente dagli uomini per giungere in Europa, le donne afghane lo porteranno avanti a qualunque condizione. Per far sì che non venga vanificato ancora, noi europee dobbiamo cambiare le politiche nazionali e internazionali dei nostri paesi su tutti i fronti, difendere le nostre conquiste pretendendo che trovino completa attuazione a tutti i livelli: nella sanità, nell’istruzione, nell’economia, nell’ambiente, nel lavoro, nelle politiche sociali e in quelle internazionali. Il tessuto della Resistenza che abbiamo ereditato e che abbiamo il compito di preservare non ha i confini spaziali imposti dai nazionalismi e dai sovranismi, e neppure quelli temporali derivanti dalla cancellazione della memoria: il nostro filo di seta, fortissimo, cuce le lacerazioni imposte dalla violenza, dalla guerra, dal fascismo, dall’ignoranza e dalle politiche spietate che non hanno a cuore la vita delle persone. Che non sanno averne cura. 

StaffettaFemminista copy

L’Afghanistan è un paese per lo più sconosciuto. Sui media se ne parla soprattutto per le connessioni con il terrorismo, per la guerra e per la coltivazione dell’oppio. Le donne afghane, sono considerate invisibili e misteriose, nascoste sotto al loro burqa, soggette al potere maschile esercitato a più livelli dalla gerarchia famigliare e sociale, non scolarizzate, senza voce e nessuna possibilità di autodeterminarsi. Quando fuggono dai villaggi per salvarsi la vita, risultano invisibili  anche sulle rotte dell’esilio. Quasi nessuno conosce i loro sogni, la loro forza e il ruolo che svolgono a più livelli nel loro paese. E nessuno si immagina normalmente che quanto concerne le donne afghane possa avere un nesso con noi e con le nostre aspettative. Ma siamo così sicure che ad avere lo sguardo velato siano loro?

Piuttosto non siamo noi, qui in occidente, ad avere un velo sugli occhi che ci impedisce di leggere la sfida che ci attende? Un velo che è ancora sguardo coloniale, rinforzato dalla propaganda dell’empowerment femminile che sarebbe stata finalmente instillata in Afghanistan attraverso le azioni di sviluppo dell’assetto sociale legato alla presenza militare delle truppe Nato dal 2001 e che ha funzionato così bene, da riconsegnare le donne, e tutti i civili, nella mani violente dei talebani e dei signori della guerra.

Oltre ogni stereotipo, in Afghanistan le donne sono attivissime e organizzate da oltre quarant’anni. Ci sono attiviste che lavorano in modo intenso sul piano sociale e politico per costruire una società giusta, laica e progressista. Riunite in diverse organizzazioni guidate da loro, hanno dato vita ad una Resistenza che ha come frutto una nuova generazione di donne che lavorano in tutti i campi e che hanno fatto il loro ingresso nelle istituzioni. I talebani e le organizzazioni terroristiche hanno capito perfettamente quanto sia pericoloso questo avanzamento di posizione e da un anno a questa parte sono passati alla strategia degli omicidi mirati di magistrate, giornaliste, mediche, studentesse. Per anni, quando al potere c’erano loro (e ancor prima, dalla fine degli anni ‘70), le donne hanno istituito organizzazioni politiche, scuole segrete per le bambine a cui era vietata l’istruzione, finti laboratori di sartoria, che erano in realtà circoli di poesia e letteratura. Una famosa chirurga, che è stata anche generale dell’esercito, organizzava lezioni clandestine di medicina per le sue studentesse. Hanno costruito rifugi per le vittime di violenza, attività imprenditoriali per la coltivazione dello zafferano e piccoli e disseminati progetti generativi di micro reddito. Le attività delle donne in questo lavoro politico di base finalizzato a preservare la vita e la dignità, e a crescere una nuova generazione per un paese realmente democratico erano, e continuano ad essere, tantissime.

INSIEME PER UNA RESISTENZA TRANSNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA DEL PATRIARCATO 

Con le attiviste che operano al di là della rotta che abbiamo iniziato a percorrere con Staffetta Femminista Italia – Afghanistan, abbiamo obiettivi comuni. Solo insieme, li potremo realizzare. La strada è stata tracciata da Cisda, in oltre vent’anni di alleanza solidale con le organizzazioni di donne afghane e attraverso un lavoro puntuale e continuativo preziosissimo.

Rawa copy

Nel breve augurio per l’8 marzo 2021 rivolto da Rawa (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan) a tutte le amiche in Italia e nel mondo, le attiviste afghane auspicano che le donne europee continuino innanzitutto a lottare per i propri diritti. Chiedono poi che alzino le loro voci per far sì che nel mondo non ci siano più violazioni, ingiustizie e discriminazioni. E solo alla fine del loro comunicato, si augurano che la solidarietà nei loro confronti prosegua fino a quando non saranno riuscite a sradicare il fondamentalismo e l’ignoranza.

Il messaggio è chiaro: tutto il lavoro di base che viene incessantemente svolto al di là della rotta balcanica percorsa prioritariamente dagli uomini per giungere in Europa, le donne afghane lo porteranno avanti a qualunque condizione. Per far sì che non venga vanificato ancora, noi europee dobbiamo cambiare le politiche nazionali e internazionali dei nostri paesi su tutti i fronti, difendere le nostre conquiste pretendendo che trovino completa attuazione a tutti i livelli: nella sanità, nell’istruzione, nell’economia, nell’ambiente, nel lavoro, nelle politiche sociali e in quelle internazionali. Il tessuto della Resistenza che abbiamo ereditato e che abbiamo il compito di preservare non ha i confini spaziali imposti dai nazionalismi e dai sovranismi, e neppure quelli temporali derivanti dalla cancellazione della memoria: il nostro filo di seta, fortissimo, cuce le lacerazioni imposte dalla violenza, dalla guerra, dal fascismo, dall’ignoranza e dalle politiche spietate che non hanno a cuore la vita delle persone. Che non sanno averne cura. 

staffetta foto

Staffetta Femminista con CISDA raccoglie il testimone lanciato da Rawa l’8 marzo 2021 per unirsi agli attivisti e alle attiviste di tutta Europa nella loro richiesta di un cambiamento radicale della situazione in Europa, lungo le rotte, e nei paesi di provenienza delle persone in fuga da territori resi inospitali, in primo luogo, dalle politiche occidentali e patriarcali: l’attacco all’autodeterminazione femminile è spesso aggravato da connessioni internazionali che valicano senza problemi confini inutilmente chiusi alla libera circolazione di persone. La guerra condotta da eserciti e da polizie europee contro donne, bambini e uomini disarmati in un’escalation di violazioni, ingiustizie sociali e discriminazioni che non risolve alla radice nessuno dei problemi che determinano le persone a lasciare il proprio paese in condizioni di irregolarità, e quindi esposte a rischi di ogni genere, non deve essere condotta in nostro nome. Se non ci mobilitiamo, saremo complici di tutto questo.

Un’alleanza femminista transnazionale che si affianchi all’attivismo che svolge la propria azione in tutte i campi in cui i diritti umani sono attaccati, deve mettere in luce la connessione rischiosa per tutte noi, in Europa e altrove, fra le politiche europee di contenimento delle migrazioni e l’arretramento dei diritti fondamentali delle donne e dei diritti civili di tutti: lo possiamo vedere in Turchia. Gli oltre 6 miliardi di € che l’Unione Europea destina dal 2016 a questo paese per l’esternalizzazione delle sue frontiere, vengono erogati senza nessuna preoccupazione per le violazioni dei diritti umani, del diritto internazionale e per le politiche oscurantiste perseguite da Erdogan, che si pone al di fuori delle politiche sociali europee, revocando la propria adesione alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.  Troviamo inaccettabile che l’Europa finanzi governi che hanno in spregio qualsiasi rispetto dei diritti umani e constatiamo che in Europa si sta creando un’alleanza pericolosa  fra paesi a regime conservatore che minacciano di compiere la stessa scelta di Erdogan e formazioni neonaziste e di matrice fondamentalista religiosa che si vogliono ergere a baluardo di un modello di famiglia tradizionale dove la donna non ha nessuna possibilità reale di auto determinare la propria vita. Resistere contro questo progetto regressivo è impossibile senza agire lungo tutto la linea transnazionale del patriarcato che conduce fino alla Resistenza attuata dalle donne afghane. 

LE ADESIONI  E LE AZIONI DI STAFFETTA FEMMINISTA ITALIA – AFGHANISTAN. COME ADERIRE E PORTARE IL PROPRIO CONTRIBUTO

Dall’8 marzo 2021, Staffetta Femminista ha raccolto 93 adesioni, superando quelle necessarie a completare i 7.000 kilometri che ci separano da Kabul e permettendo la costituzione di tappe ulteriori. Le adesioni possono essere individuali, oppure arrivare da parte di scuole, teatri e istituzioni culturali. Ogni adesione si traduce in un’azione di sostegno concreto ad una delle donne impegnate, con il supporto delle organizzazioni afghane partner di CISDA, in un percorso di riscatto dalla violenza della guerra o dalla violenza famigliare. Si richiede l’impegno a coprire il costo di almeno un passaggio di testimone (50€/anno) per un minimo 2 anni.: COME ADERIRE A STAFFETTA FEMMINISTA ITALIA-AFGHANISTAN 

Ma l’adesione a Staffetta Femminista, può essere anche molto di più per chi vuol coglierne a pieno lo spirito.

SCAMBIARE SAPERI E PRATICHE, VALORIZZARE LE COMPETENZE DELLE DONNE IN TUTTI I CAMPI: DAL COLLETTIVO PROMOTORE ALLE TAPPE SPECIALI CON ESPERTE E ATTIVISTE DI ASSOCIAZIONI, AVVOCATE, GIORNALISTE, ARTISTE, INSEGNANTI, PSICOLOGHE, OPERATRICI DEI CENTRI ANTIVIOLENZA

Staffetta Femminista con CISDA è un collettivo che nasce dalla condivisione di saperi e pratiche, mettendo insieme più punti di vista per esplorare le diverse forme in cui agisce la violenza patriarcale su tutta la linea delle discriminazioni di genere (dal mancato riconoscimento della parità, alla guerra). L’idea nasce da attiviste per i diritti umani, volontarie impegnate nei centri antiviolenza e nel supporto alle donne e agli uomini migranti, attiviste del movimento femminista e trans femminista e antifasciste, unite in un collettivo promotore per sostenere insieme il vivissimo tessuto della Resistenza delle donne afghane e per contribuire a cambiare le politiche europee.

Staffetta Femminista con CISDA è nata grazie agli spunti derivanti dalla proiezione del bellissimo film I’m the revolution di Benedetta Argentieri, organizzata dal centro antiviolenza di Monza nel 2019: le volontarie di Cadom sono state le prime a comporre una squadra per Staffetta, seguite dalle attiviste e dagli attivisti di Anpi Seregno. 

Anpi Monza, Arci Scuotivento e Un ponte per – Comitato di Milano e Monza hanno aderito a Staffetta e stanno componendo la propria squadra. Il filo di seta fra le dita delle donne del collettivo promotore prosegue il suo lavoro per tessere una rete sempre più ampia.

Le tappe speciali, costituite da associazioni e da professioniste ed esperte in diversi settori, renderanno possibile un contributo particolare all’azione comune grazie allo scambio di conoscenze e alla cooperazione fra avvocate, insegnanti, psicologhe, giornaliste, artiste, operatrici dei centri antiviolenza e attiviste italiane e afghane.

Staffetta Femminista accoglie quindi con gioia l’adesione di un primo Istituto Scolastico, l’IC di via Correggio/Monza) e del CREI (Centro Risorse per l’educazione Interculturale) che stanno componendo una squadra di insegnanti. Così come l’adesione del Teatro Elfo Puccini di Milano, forte della sensibilità che gli deriva da un lavoro teatrale molto vicino alle tematiche sociali e dal viaggio avventuroso, crudele e poetico lungo la storia dell’Afghanistan realizzato per lo spettacolo  Afghanistan: il grande gioco  in cartellone nel 2018, che ci auguriamo possa essere riproposto al pubblico.

Nessuna liberazione è possibile, nessuna democrazia è reale, e nessuna pace è effettivamente perseguibile, senza il rispetto dell’autodeterminazione della donna. E nessuna pace può essere scambiata con i nostri diritti.

Per info e contatti:

STAFFETTA FEMMINISTA ITALIA-AFGHANISTANstaffettafemminista@gmail.com

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