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Afghanistan, attentato contro gli sciiti

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la Repubblica – 6 marzo 2020, di Gianpaolo Cadalanu

forze usaCi ha pensato l’Isis a ribadire con il suo linguaggio della ferocia che l’Afghanistan è ben lontano dall’essere pacificato, al di là dei toni reboanti della diplomazia americana. Un’esplosione fortissima, apparentemente un missile, ha seminato la morte alla cerimonia di commemorazione a Kabul in onore di Abdul Ali Mazari, leader dell’etnia Hazara che nel 1995 era stato prigioniero dei Talebani e ucciso.

Almeno 27 persone sono rimaste uccise, una trentina sono i feriti. All’attacco esplosivo è seguito un assalto di uomini armati: almeno tre, secondo i media afgani, sono rimasti uccisi nello scontro con le forze di sicurezza. Alla cerimonia era presente – ed è incolume – anche Abdullah Abdullah, premier e rivale di Ashraf Ghani nel rivendicare la presidenza.

I Talebani, che hanno appena firmato un accordo per il cessate il fuoco con una delegazione americana, hanno preso le distanze dall’attentato. In serata, poi, è arrivata la rivendicazione dell’agenzia Amaq, il “braccio mediatico” dell’Isis. Ma in realtà bastava guardare all’etnia della persona al centro delle celebrazioni per capire: gli Hazara, di credo sciita, sono da sempre nel mirino dell’Isis Khorasan, la sezione afgana dell’organizzazione terroristica. E se i Talebani negli ultimi mesi hanno concentrato i loro attacchi sulle forze afgane governative, gli sciiti sono sempre al centro dell’odio settario dell’Isis, già dai tempi di Abu Musab al Zarqawi in Iraq, fino a oggi. E già l’anno scorso la stessa cerimonia era stata attaccata, con 11 morti.

L’attentato sembra volto a rivendicare un ruolo per l’Isis Khorasan anche in vista di un possibile accordo inter afgano fra Talebani e governo di Kabul. In altre parole, gli integralisti che avevano giurato fedeltà ad Abubakr al Baghdadi vedono la possibilità di diventare i monopolisti della jihad violenta e mettono le mani avanti: in mancanza di un Califfato, le energie si investono nel terrore.

Che poi al centro dell’attacco di oggi ci siano gli Hazara, è solo una conferma: gli sciiti sono considerati eretici dai fondamentalisti sunniti, dunque obiettivo legittimo della violenza. La distanza ideale fra Talebani e Isis di fatto sembra replicare l’allontanamento fra Al Qaeda in Iraq (progenitrice dell’Isis) e l’organizzazione di Osama bin Laden. A suo tempo, dicono gli analisti, Aqi si era allontanata da Al Qaeda soprattutto sul tema dell’uccisione di altri musulmani, sia pure di credo differente. E in un contesto di tale fanatismo, l’attentato di Kabul ribadisce che nonostante i proclami di Donald Trump la pace è ancora lontana.

Di fronte alla recrudescenza di attacchi, lo stesso presidente americano ha dovuto ammettere con la stampa che “esiste la possibilità che l’Afghanistan torni in mano ai Talebani”. Dopo quasi vent’anni di guerra, con il Paese devastato e migliaia di civili morti, non è una ammissione da poco.

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