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La rabbia dei giovani iracheni contro il regime corrotto

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31est2 iraq foto afp 480x4803 novembre 2019 Il Partito della solidarietà afgano, Hambastagi, ci ha inviato questo articolo in cui sottolinea la similitudine politica e sociale tra l’Afghanistan e l’Iraq e solidarizza con le rivolte irachene di questi giorni. 3 novembre 2019

Nelle ultime settimane, nelle strade di Baghdad c’è stata una forte protesta popolare, che ha preso più forza in seguito alla  repressione del regime al potere. Gli iracheni e gli afgani stanno vivendo più o meno la stessa situazione.
Sedici anni di occupazione USA in Iraq hanno precipitato questo paese nella decadenza, in una profonda miseria, nella povertà, nella corruzione, nel sangue e nella distruzione. Da quando c’è stata l’invasione USA e NATO gli iracheni hanno perso più di un milione di loro amati figli e dopo la dittatura di Saddam Hussein sono rimasti nella trappola più selvaggia e brutale dei loro occupanti.

Come avviene in qualsiasi sistema imposto dagli Stati Uniti, in Iraq la corruzione statale  ha raggiunto il massimo livello, il divario tra ricchi e poveri aumenta di giorno in giorno e la classe dirigente incoraggia le e religiose  per mantenere il potere. Il regime fantoccio, rafforzato da Stati Uniti, Iran e altri paesi stranieri, sta solo cercando di fare più soldi possibile per arricchire se stesso e i suoi sostenitori e parenti, analogamente a quello che avviene con il corrotto governo afgano. Nonostante la ricchezza proveniente dalle esportazioni di petrolio, i ricavi non vengono spesi nel settore dei servizi pubblici e sociali ma invece rubati.

In risposta a tutti i tradimenti e alla corruzione, gli iracheni, in particolare i giovani, sono scesi il 1° ottobre 2019 nelle strade di Baghdad, vicino alla “Green Zone” (un’area della capitale Baghdad pesantemente custodita perché ospita ambasciate, ministeri e persone ricche), contro la corruzione, la disoccupazione, i servizi pubblici inadeguati e per una riforma del sistema politico. Il governo ha dato l’ordine di aprire il fuoco, i miliziani in uniforme nera hanno attaccato i manifestanti, ma questi, non avendo più nulla da perdere, non si sono arresi  e sono andati avanti diffondendo il loro messaggio in altre città. Secondo i media affidabili del mondo, più di 100 persone sono state uccise e altre migliaia ferite.

Come la storia ha ripetutamente dimostrato, ogni movimento progressista e popolare che ha versato sangue è diventato più pericoloso per i sovrani conservatori e diventa più difficile il suo controllo. Sebbene il governo iracheno in un vertice straordinario abbia promesso un rimpasto di governo e riforme, il suo presunto impegno politico non convince più la popolazione, i manifestanti non si fanno più ingannare e chiedono il rovesciamento del regime.

Il governo, temendo l’organizzazione di ulteriori manifestazioni attraverso i social media, ha interrotto Internet in tutto il paese, tranne nella regione del Kurdistan settentrionale, ma nonostante la feroce repressione delle forze di sicurezza irachene le richieste stanno diventando sempre più radicali.

Secondo la BBC, gli iracheni non vogliono solo che qualsiasi leader o partito politico venga rimosso dal potere, ma chiedono invece la fine del sistema governativo esistente, che è al potere fin dall’invasione guidata degli Stati Uniti dopo la  caduta di Saddam Hussein, sistema che ha distrutto interamente il paese.

Vengono criticati in modo specifico i rappresentanti nominati dal governo sulla base delle quote etniche anzichè sul merito individuale. Gli iracheni oppressi affermano che questo sistema consente ai leader sunniti, curdi e sciiti di abusare del denaro pubblico, arricchire se stessi e i loro sostenitori e di derubare le finanze nazionali offrendo il minimo di servizi pubblici sul territorio nazionale.

Sebbene il governo iracheno e i suoi partner criminali dell’opposizione abbiano apposto varie etichette ai manifestanti, l’uno definendoli schiavi dell’Iran e l’altro schiavi degli Stati Uniti, la realtà dei fatti dimostra che il movimento non dipende da alcun governo straniero e che è l’ingiustizia sociale ad averli costretti a scendere nelle strade. È ovvio che ogni fazione e governo provi a dirottare il movimento verso il proprio obiettivo. Secondo quanto riportato, c’erano anche milizie di lingua persiana tra le forze di polizia repressive, e anche il governo aggressivo degli Stati Uniti sta sostenendo il suo regime fantoccio. I due paesi sono ben consapevoli che il rovesciamento del governo corrotto  e l’istituzione di un sistema popolare non sarebbero a loro favorevoli e che sono indirettamente coinvolti in una coalizione per impedire il rovesciamento del governo iracheno reazionario. 

Come quelli afgani, i giovani iracheni soffrono di molte calamità: terrorismo, fondamentalismo, ostilità etniche e religiose, attentati suicidi, omicidi, corruzione dilagante, disoccupazione, povertà e tante altre sciagure. Il popolo  e soprattutto i giovani di quel paese di fronte a così tanta oppressione hanno trovato la giusta reazione lottando per raggiungere il loro obiettivo. Le rivolte contro il governo attuale sono state represse nel sangue ma, per quanto possa venire frenato per qualche tempo, questo movimento un giorno potrà di nuovo esplodere con l’intensità di questi giorni e far cadere questo governo reazionario. 

Traduzione a cura di Safar Nouruzi per il CISDA

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