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Chi è Jamila Afghani, l’attivista che si sta battendo per i diritti delle donne in Afghanistan in nome della pace

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Segnaliamo questo articolo per mettere in evidenza come alcune donne sono usate per dare una parvenza di apertura ai diritti delle donne in Afghanistan facendo partecipare ai cosiddetti “colloqui di pace” con i talebani alcune donne che sono legate o a partiti fondamentalisti o a signori della guerra o a trafficanti di droga, Sul nostro sito cisda.it nella pagina controvento (Jamila Afghani) si possono trovare le biografie “alternative” di questi personaggi e vi invitiamo a anche l’articolo di Enrico Campfreda “Afghanistan, donne che avversano le donne” sempre su questo sito.

 jamila afghani 1563286513ELLE – 18 luglio 2019, di Federica Caiazzo 

Segnatevi questo nome: Jamila Afghani. Di lei sentiremo molto parlare, e non solo perché sta promuovendo a tutti i costi – e costi quel che costi – l’empowerment femminile in Afghanistan. Reduce da due giorni di panel discussion a Doha, in Qatar, Al Jazeerariporta quanto affermato dalla giovane attivista al meeting che l’ha vista difendere con le unghie e con i denti il ruolo delle donne nella società islamica odierna.

Il meeting di Doha a cui ha presenziato Jamila Afghani, attivista per i diritti delle donne in Afghanistan, è durato due giorni e si è tenuto grazie al supporto del Qatar e della Germania. Il successo dell’evento ha fatto sì che aljazeera.com lo definisse “un buon inizio” per arrivare – si spera, un giorno – alla pace e alla fine del terrorismo. Con una delegazione di oltre 50 alti rappresentanti della cittadinanza afgana, la fonte riporta che l’incontro “ha discusso delle potenziali negoziazioni per la pace”.

E a proposito di quest’ultima, la data del meeting giunge proprio sull’onda dell’ennesima strage: la scorsa domenica, i talebani hanno sferrato un altro colpo nella provincia di Ghazni, con un attacco (un’autobomba) risultato nella morte di otto persone e circa 180 civili feriti, di cui 60 bambini che erano in una scuola adiacente.
Tra questi, c’erano anche tre parenti di Jamila Afghani, che non ha avuto paura di menzionare quanto accaduto nel suo discorso a Doha: “Ho appreso con estrema tristezza dell’attentato terroristico a Ghazni, con una telefonata mi hanno informata che alcuni membri della mia famiglia sono rimasti feriti – ha confermato in seguito l’attivista afgana ad Al Jazeera. – Stento a credere che tutto questo sia accaduto mentre io ero lì a parlare di pace con i talebani.
Dunque, ho sfruttato l’opportunità per rivolgere a loro il mio discorso, a nome di tutto il popolo afgano che vuole disperatamente la pace”. 

Ad accompagnare la voce di Jamila Afghani c’era anche quella di Fawzia Koofi, anche lei attivista per i diritti delle donne in Afghanistan. Nel suo discorso, sono stati presentati svariati esempi della violenza subita, a cominciare da suo marito – imprigionato dai talebani – e arrivando fino alle percosse da lei subite “per aver indossato dello smalto colorato sulle unghie”. In ultimo, ma non di certo per importanza, le delegate afgane invitate a Doha hanno parlato di empowerment femminile e di tutela delle donne attraverso l’istruzione: “Jamila Afgani, nella sua lotta per promuovere l’istruzione nell’Afghanistan post-regime talebano – ha collaborato con più di 6000 rappresentati del mondo accademico islamico e ha sensibilizzato ai diritti delle donne in 22 province”.

Menzione al merito va alla Noor Educational and Capacity Development Organization, che ogni giorno offre a ragazze e donne afgane l’opportunità di ricevere un’istruzione gratuita: ad oggi, sono oltre 60mila le donne che hanno imparato a leggere e scrivere grazie a questa organizzazione no-profit.
E Jamila Afghani non intende certo fermarsi qui.

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