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Nessun Rifugio in Afghanistan

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da hrfw.org – 19 Marzo 2018

Il Governo afghano cerca di assumere il controllo dei Rifugi per le donne… di nuovo

201803asia afghanistan protest violence women farkhunda 1Membri delle organizzazioni della società civile intonano slogan durante una protesta per condannare l’uccisione della ventisettenne Farkhunda, avvenuta giovedì 24 marzo 2015. La donna è stata picchiata con dei bastoni e bruciata da un gruppo di uomini nel centro di Kabul, in pieno giorno.

© 2018 Reuters

Traduzione: Cristina Cangemi, Giulia Giunta, Ester Peruzzi, Dalila Scaglione, Sara Somaini.

Nel corso della loro vita, più di otto donne e ragazze afghane su dieci subiscono violenza domestica e altre forme di violenza. Prima del 2001 non avevano alcun posto in cui andare. Oggi ci sono alcuni porti sicuri: la piccola, ma disperatamente importante rete di rifugi per le donne del paese.

Ma questi rifugi ora sono sotto attacco del governo afghano e non è la prima volta. Il mese scorso, il Ministry of Women’s Affairs (MoWA) ha annunciato che avrebbe attuato diversi piani per ottenere il controllo dei fondi per i centri di accoglienza forniti da donatori stranieri e che avrebbe chiesto agli operatori dei rifugi di cercare i finanziamenti attraverso il ministero. Potrebbe sembrare un’iniziativa ragionevole: una caratteristica del governo del presidente Ashraf Ghani è stata spingere per un maggiore controllo del governo sui fondi dei donatori in nome della lotta alla corruzione.
Tuttavia, abbiamo già visto accadere cose simili.

Nel 2011, il MoWa aveva anche fatto pressioni per ottenere il controllo dei rifugi e si era comportato esattamente come ora, riferendosi a “problemi” nei centri di accoglienza e lasciando intendere, falsamente, che i rifugi siano dei bordelli. Ma queste bugie sono state diffuse per anni dagli oppositori dei diritti delle donne che credono che quest’ultime non debbano avere un rifugio sicuro dai mariti, non importa quanto violenti essi siano, e che un padre o un fratello debbano avere totale controllo sulla vita, o morte, di una donna.

 

Nel 2011, ero una dei numerosi avvocati che hanno trascorso molte ore a revisionare la norma MoWa che cercava di controllare i rifugi. Era chiaro che intendesse privare le donne dei rifugi. Secondo la norma, le donne sarebbero state costrette a convincere un comitato che meritavano di stare in un rifugio e a sottoporsi a “test della verginità” umilianti e clinicamente insensati. Peggio ancora, sarebbero state consegnate alle loro famiglie su richiesta dei parenti, sebbene quasi tutte stessero scappando dagli abusi delle proprie famiglie.

I donatori internazionali che sostenevano economicamente i rifugi hanno reagito sia nel 2011 sia nel 2013 quando il MoWa ci aveva provato nuovamente.

Ma l’interesse dei donatori stranieri per l’Afghanistan è diminuito in maniera drammatica. Non è per nulla chiaro se combatteranno ancora per salvare i centri di accoglienza.
Ho incontrato alcune donne afghane che sono state salvate da questi rifugi. Ricordo la paura nei loro occhi. Se i donatori non agiranno, e non lo faranno in fretta, queste donne avranno ancora più da temere.

Heather Barr
Ricercatrice Senior, Divisione diritti delle donne

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