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Afghanistan, un vademecum per aiutare le donne vittime di violenza

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Redattore Sociale, 6 dicembre 2017

Si chiama “Exit from violence. You are not alone” ed è stato realizzato in 10mila copie da Cospe e Caamst. Sarà distribuito nei centri donne e nelle case protette.

602626FIRENZE – Si chiama “Exit from violence. You are not alone” ed è un vademecum illustrato per riconoscere e denunciare la violenza quotidiana in Afghanistan. A realizzarlo il Cospe e Caamst, azienda di ristorazione italiana, in collaborazione con Cisda e la Casa delle donne di Milano. Si tratta di una vera e propria guida per conoscere i propri diritti, le leggi vigenti e, soprattutto, per riconoscere la violenza (sia essa domestica o istituzionale, psicologica, fisica o verbale) fin dal suo insorgere e, infine, come fare per denunciarla e combatterla. Contiene informazioni pratiche su cosa fare in caso di violenza, a chi rivolgersi, cosa si può fare dal punto di vista legale per allontanare il partner violento.

Il vademecum verrà distribuito in 10mila copie nei centri donne e nelle case protette gestite dalle associazioni afghane con cui collabora il Cospe, oltre che nei quartieri in cui si trovano queste strutture. “L’entità della discriminazione e il divario di genere in Afghanistan– dice Anna Meli di Cospe – si presentano con ferocia in tutti i settori sociali, politici e personali: nell’accesso alla salute e all’istruzione, nell’accesso e nel controllo sulle risorse, nelle opportunità economiche, nell’accesso alla giustizia e nella rappresentanza politica. Questa iniziativa ci aiuta a dare un aiuto concreto alle donne che beneficiano dei nostri progetti e a portare alla luce anche in Italia questa situazione”.

L’Afghanistan è infatti uno dei paesi peggiori dove nascere donna: quasi 40 anni di guerra, fondamentalismo, insicurezza, impunità e illegalità hanno creato un contesto in cui la violenza contro le donne è profondamente radicata nella società.

La legge del 2009 sull’eliminazione della violenza contro le donne non viene applicata. Alcune statistiche sono scioccanti: l’80% dei matrimoni sono forzati e, in gran parte, precoci; l’82% dei casi di violenza fisica, psicologica e sessuale avviene all’interno della famiglia; nella maggior parte dei casi di stupro è la donna che viene incolpata; l’analfabetismo tra le donne oggi è all’84%, un miglioramento di soli 4 punti rispetto all’88% del 2002.

Ci sono 25.000 morti materne ogni anno; la maggior parte dei detenuti sono donne, in gran parte in prigione per “crimini di offesa alla morale”, secondo un’interpretazione radicale della Shari’a. Nel 2016 sono stati 5000 i casi di violenza registrati al Ministero per le pari opportunità e la Commissione per i diritti delle donne, ma molti, moltissimi, di più sono quelli non pervenuti.

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