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VITE PREZIOSE – LA LUNGA NOTTE AFGHANA

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C. Cella, 8 gennaio 2015

Il paese

2118312793 copy‘L’Afghanistan sta precipitando, giorno dopo giorno, in un buio sempre più profondo.’, dice Najia Maral , direttrice esecutiva di Hawca, all’incontro con gli sponsor di Vite Preziose. Ci racconta il suo paese.

Il peggioramento delle condizioni di vita, negli ultimi due anni, è stato continuo e progressivo. E, di conseguenza, cresce la violenza, in particolare contro le donne. La mancanza totale di sicurezza, l’assenza di lavoro, l’aumento della povertà e della tossicodipendenza, formano una catena che ha come vittima finale sempre la donna. Gli uomini non hanno speranze, né lavoro, si rifugiano nella droga e diventano sempre più violenti. I tossicodipendenti continuano ad aumentare, sono ormai quasi 3 milioni.

‘Le leggi contro il traffico di droga ci sono ma nessuno le applica. Anzi. Il coinvolgimento nel ricco business di chi ha in mano il potere, fuori e dentro il governo, è forte. C’è perfino un Ministro, che dovrebbe occuparsi di stroncare il traffico.  Ma noi diciamo che è un ‘Ministro per l’implementazione della droga’. Il traffico di oppio e eroina, in questi 14 anni di presenza Nato e americana, è schizzato alle stelle e questo dovrebbe porci qualche interrogativo sulle responsabilità di chi ha occupato il paese.’

Molte regioni sono in mano ai talebani, presenti ormai in 34 province, nel Sud, nel Nord e in parte dell’Ovest, controllano la maggior parte dei distretti afghani, e qui, la violenza contro le donne aumenta in modo esponenziale. Ci sono diversi gruppi che, a volte si combattono, e a volte si alleano, per il controllo del territorio. L’attività dei talebani è in aumento in tutto il paese, con attentati continui, anche nella capitale, e offensive militari. Nell’ultimo anno si sta affermando anche la presenza  di Daesh che cerca di sottrarre territorio e militanti ai gruppi talebani, spesso in conflitto tra loro. Alcuni talebani passano all’Is, altri cercano di eliminarli.

Tra questi gruppi, talebani o Daesh che siano, non c’è alcuna differenza dal punto di vista della mentalità, dei mezzi e degli scopi. Le bandiere diverse non cambiano la sostanza. Hanno solo diversi sponsor, come i paesi del Golfo, Pakistan o Iran. Ognuno muove le sue pedine nel gioco. L’aumento degli scontri tra loro, però, coinvolge, ancora di più, la popolazione civile e crescono i rifugiati interni che scappano dalle zone di guerra.
Non è difficile, né per i talebani né per lo Stato Islamico, reclutare combattenti. Il loro alleato più prezioso è la miseria. Combattere diventa l’unica risorsa per sopravvivere. Pagano bene, specialmente l’IS. E gioca anche la delusione dell’intervento occidentale e dell’alto numero di vittime civili che ha provocato. Il Governo è instabile, con un debole controllo sul territorio e un esercito inconsistente.  Le fazioni rivali, a un anno dalle elezioni, stanno ancora contendendosi i Ministeri e alcuni restano vacanti.

Chiediamo quali siano le speranze, in questa difficile situazione, per i gruppi che continuano a combattere per un Afghanistan democratico e laico, per chi, come loro, continua a resistere, nonostante tutto.

Gli americani non se ne andranno mai completamente, resteranno ben saldi nelle loro basi, ma questo cambia poco.  Il loro governo fantoccio, formato da jhadi e warlords, resterà al potere. Finché il Governo del paese non sarà accessibile alle forze democratiche, le cose non cambieranno. Partiti, organizzazioni e singole persone democratiche ci sono in Afghanistan ma, in questo momento, non hanno alcuno spazio. Avrebbero bisogno di unirsi e di essere sostenuti, ma nessuno dei paesi che hanno occupato l’Afghanistan, o che hanno avuto influenza nel paese, ha mai dato una chance a questi gruppi. Nessuno li ha mai nemmeno considerati come interlocutori. Hanno sempre preferito sostenere, armare e finanziare i gruppi fondamentalisti, perché sono più corruttibili e obbedienti e servono meglio i loro interessi. Sono pedine migliori e più controllabili in un paese, geo-politicamente strategico, che è ormai fonte di traffici miliardari. Nessuno ha interesse che L’Afghanistan diventi libero e democratico. Questa è la situazione ed è, per ora, impossibile, per noi, cambiarla.

 

E le speranze?

Ci sono, certo. Perché c’è un altro livello, molto importante, sul quale noi possiamo intervenire e che è la base del nostro impegno. Il popolo afghano ha bisogno di essere consapevole del buio profondo in cui si trova e di persone oneste che gli facciano capire la reale situazione del loro paese. In questo momento, in cui ognuno è impegnato solo a sopravvivere, a trovare il cibo per la famiglia, ci vuole qualcuno che gli apra gli occhi sulla reale situazione, sulle cause del disastro. Che gli faccia capire che tutto questo non è inevitabile.  Il nostro compito è questo: dare consapevolezza al popolo afghano perché, poi, siano loro a scegliere, a legarsi alle forze democratiche e a pretendere un governo realmente democratico, libero da interferenze straniere. Nessuno ce lo può dare se non saremo noi a conquistarlo. Ci vorrà molto tempo, ma è questo che cerchiamo di fare con il nostro lavoro.

Il lavoro di Hawca.

Ci chiediamo con quali ostacoli, in quali condizioni, Hawca porta avanti i suoi progetti.

‘Anche le condizioni del nostro lavoro sono peggiorate con il deteriorarsi della sicurezza, che è un problema sempre più grave: attentati continui, minacce alle nostre strutture, rischi che affrontano quotidianamente le ragazze per venire  nei nostri centri, ai nostri corsi e a scuola. Le strade e le città sono diventate pericolose e nei villaggi spesso si combatte. Anche per noi è sempre più difficile muoverci e raggiungere le zone in cui vivono le donne che aiutiamo.’

Quali minacce?

Chi combatte per i diritti delle donne, in un paese schiacciato dal fondamentalismo, è sempre esposto e ci vuole una vigilanza costante. La nostra struttura più a rischio è lo Shelter. E’ stato minacciato, molte volte, dai talebani e siamo stati costretti a cambiare sede e a blindare tutte le porte. Spesso, come durante gli attacchi talebani a Kunduz, sono anche attaccati i nostri  Focal Points, presenti in 14 diverse province, piccole strutture, che sono punti di riferimento, con sostegno legale e umanitario, per i difensori dei diritti umani.

I progetti

Vogliamo che ci racconti, naturalmente, del progetto di sponsorship ‘Vite Preziose’, nato sulle pagine dell’Unità nel 2011, e sostenuto, in questi 4 anni , dal Cisda e da un centinaio di sponsor italiani che si sono impegnati, con affetto e generosità, in questa bella avventura.

‘Il progetto ‘Vite Preziose’ ha sempre per noi una grande importanza. Le donne che hanno bisogno di aiuto per scappare dalla violenza, con il degrado sociale e dei rapporti familiari, sono sempre di più. Riceviamo tantissimi casi. Il sostegno dei nostri sponsor italiani è uno strumento diretto, immediato e costante, che le accompagna nel loro percorso. Può salvare delle vite e questo è il primo scopo, ma non solo. Il cambiamento, per queste donne, non è fine a se stesso perché ne innesca altri, nella famiglia, nei figli e nei vicini. E’ uno strumento di trasformazione che continua il suo cammino da quattro anni e ha portato frutti, a volte, sorprendenti. Abbiamo sempre più bisogno dell’impegno di persone come voi.’

Najia ringrazia tutti gli sponsor, quelli che si occupano direttamente delle ragazze affidate a loro, e quelli che sostengono la struttura di Hawca e il fondo di emergenza, che diventa fondamentale quando i problemi di sicurezza si fanno più pressanti. L’aiuto a distanza è anche un fondamentale sostegno psicologico per chi si sente abbandonato a un inferno senza soluzione. Sapere che qualcuno, che non conoscono, si impegna tanto per la loro vita, dà a queste donne un orgoglio che non hanno mai provato prima e uno stimolo importante a lottare per una vita degna, per se stesse e per i loro figli. Le donne afghane hanno subito inenarrabili traumi e il 90% di loro ha problemi mentali e psicologici.

Da questo progetto ne è nato un altro con lo stesso nome, Vite Preziose, finanziato dal Ministero degli Esteri per tre anni e gestito dalla Ong fiorentina Cospe.

Najia ce lo racconta.

Lo scopo del progetto punta in alto: restituire la dignità alle donne afghane, eliminare la violenza contro di loro dalla società, risolvere i casi legali e aumentare la consapevolezza della comunità, perché ogni donna possa alzare la testa in difesa dei propri diritti e nutrire il proprio coraggio.  Con questo progetto sono stati riaperti i Centri di Aiuto Legale a Kabul e Herat, che erano stati chiusi per mancanza di fondi. Ma l’intervento non si ferma qui. Ogni progetto deve lasciare dietro di sé un cambiamento che si propaga autonomamente e  continua ad agire nel futuro. La consapevolezza dei propri diritti è un punto fondamentale per le nostre comunità. Spesso le donne non sanno di averne e si arrendono, subendo, come inevitabile, la violenza.

In questo progetto Hawca lavora in partnership con la Ong Opawc, che si occupa, in particolare, degli aspetti legati all’istruzione e ai corsi di formazione. Insieme, hanno costituito, nei quartieri più poveri e degradati di Kabul e Herat, 10  Comitati, che sono il punto di riferimento per tutte le donne che subiscono violenza e hanno bisogno di aiuto legale e istruzione. Il sistema permette di decentrare il loro lavoro e raggiungere le donne che abitano nel quartiere. Sono una sorta di collegamento, un ponte tra le necessità delle donne e le proposte di aiuto.

Anche una sola donna consapevole e che ha seguito i corsi, dice Najia,  può diventare, con la sua presenza nei Comitati, un esempio importante per le altre, aiutarle ad alzare la voce e diventare, all’interno della loro comunità, a loro volta, delle attiviste per i diritti. Può capire in quali famiglie ci sono problemi, indagare e proporre il sostegno legale o psicologico.

Hanno anche cominciato ad usare il teatro come strumento terapeutico. Un mezzo nuovo, che aiuta le donne ad aprirsi, a fare uscire le loro tragedie, a trovare le parole e  i gesti per raccontarle, un primo passo per poterle superare. All’interno dei comitati, che sono formati da donne e uomini insieme, e questo, per Hawca, è fondamentale, organizzano trainings sulla legge afghana, sui diritti umani, sulla situazione nel paese e su molti altri argomenti. Per le ragazze più giovani e le studentesse universitarie ci sono corsi di inglese e computer.

Vogliamo che imparino a utilizzare internet, come uno strumento utile alla loro vita. Insegniamo come si fa un blog, una mail, come postare le loro storie e le battaglie che devono affrontare, scrivere la loro esperienza e condividerla sui social. È terapeutico di per sé e condividere aumenta la consapevolezza di tutti. Per loro, abbiamo anche iniziato a fare dei corsi di autodifesa personale, non solo per difendersi quando sono attaccate per la strada ma anche per aumentare la sicurezza di sé.

La speranza, dunque, è concreta e si nutre così, ogni giorno, nelle piccole- grandi vittorie quotidiane di ognuna di queste donne. Sostenerla e proteggerla, è compito nostro e di tutte le straordinarie persone che ci aiutano.

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