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La morte dei bambini che non fanno notizia

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Gazettenet.com – 18/12/2012 – di Vijay Prashad

Nessuna comunità subisce facilmente la morte dei bambini, nessuna morte di un bambino è per un motivo. Tutte queste morti sono senza senso.
Nel suo emotivo discorso, poco dopo la notizia del massacro a Newtown, il presidente Obama ha sottolineato la frequenza di tali crimini di massa: “Che si tratti di una scuola elementare a Newtown, o di una centro commerciale in Oregon, o un tempio in Wisconsin, o un cinema in Aurora, o un angolo di strada a Chicago – questi quartieri sono i nostri quartieri, e questi bambini sono i nostri figli “.

Quando un omicidio di massa si verifica principalmente nelle periferie dei ricchi, giustamente scuote la nazione. Ma potrebbe essere un ulteriore shock sapere che quest’anno 117 bambini sono caduti sotto la violenza di una pistola solo a Chicago? Queste morti non vengono discusse e nemmeno elaborate.

Ci sono almeno due ragioni per questo: in primo luogo, queste morti non avvengono in modo spettacolare. Si svolgono alla spicciolata, spesso nelle ore solitarie della notte, i proiettili colpiscono bambini addormentati nelle loro case, o nel pomeriggio mentre i bimbi giocano sul marciapiede.
Il 12 aprile scorso il bambino di un anno Jayliah Allen è stato ucciso mentre dormiva nel suo letto, il proiettile è entrato dalla finestra.
Aveva 7 anni Derrick Robeteau, colpito alla gamba mentre giocava vicino alla casa del nonno.

Una bambina di 7 anni è stata colpita sulla porta della sua casa.
Tre bambini colpiti da armi da fuoco in un giorno, ma non in modo spettacolare come nella scuola di Newtown. In secondo luogo, le vecchie abitudini razziste sono difficili da sradicare.
Non si parla infatti dei bambini afro-americani e latini, che vivono in quartieri pericolosi. È per questo che quando Jayliah e Derrick sono stati uccisi nessuno definì questa violenza come “insensata”. La nostra coscienza si è indurita e ci permette di accettare come ineluttabile il destino di questi ragazzi.

Non ci sono monumenti nemmeno per i 178 bambini uccisi da attacchi dei droni statunitensi nelle zone di confine del Pakistan e Afghanistan.
Noor Aziz, 8 anni – Talha, 8 –  Najibullah, 13 – Adnan, 16 – Hezbollah, 10 – Wilayat Khan, 11 – Asadullah, 9 – Sohail, 7: questi sono alcuni dei nomi dei bambini uccisi dai droni.
 Le notizie spesso riferiscono di “tre militanti uccisi”, e poi qualche giorno dopo, dalla stampa pakistana, si legge che tra i morti c’erano bambini che nulla avevano a che fare con i terroristi.
 A differenza delle strade di Chicago, ci sono state uccisioni di massa da droni, che hanno ricevuto solo un’attenzione minima. Il 30 ottobre 2006, un drone americano ha colpito una scuola di Bajaur, in Pakistan, uccidendo 83 persone, di cui solo tre avevano superato i 20 anni. Il New York Times ha pubblicato la storia 10 novembre con il titolo “l’attacco americano ha mancato di poche ore il leader n° 2 di Al-Qaeda”.
Il Times ha osservato nella storia che il drone ha colpito “una madrasa, o scuola religiosa”, ma ha lasciato le cose come stanno. Non ha detto che solo tre delle vittime erano di età superiore a 20. Il resto erano di età compresa tra 7 e 17.

Non c’è stato alcun giorno di lutto autorizzato dalla Casa Bianca, nessuna chiamata per porre fine a questo tipo di tragedia. Una delle coincidenze più sconvolgenti del massacro di Newtown è che in fondo alla strada della scuola elementare c’è la sede del Forecast International, una società di intelligence militare che sostiene fortemente l’impiego dei droni.
Il 23 ottobre 2012 il giornalista Joe Scarborough ha parlato con passione contro l’uso di droni: “sembra così antisettico e invece fanno letteralmente a pezzi bambini di 4 anni! Vegono usati non contro un obiettivo preciso, ma colpiscono un’area vasta solo per evitare che i terroristi vi si nascondino!”.
Klein, un sostenitore Obama, ha risposto freddamente: “se uccidiamo casualmente una bambina di quattro anni è solo per impedire che un bambino americano di quattro anni venga ucciso qui da un attacco terroristico”. L’insensibile Klein in realtà riflette la generale leggerezza per ciò che viene commesso anche in nostro nome. Invece nessun essere umano può tollerare di vedere i loro figli uccisi. Nessun essere umano, ovunque.

Vijay Prashad, che vive a Northampton, è l’autore di “primavera araba, Inverno libica”

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