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«Una giornata di resistenza»

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Il Giornale di Vicenza – 7 marzo

271095 369555 300x2248 MARZO. Anche una vicentina nella delegazione del Cisda, Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane. L’87% delle donne ha subìto violenza. L’associazione valuterà  anche i progetti già avviati su scuole, orfanatrofi e centri culturali.

L’8 marzo per le donne afghane è molto più di un giorno celebrativo, è un giorno di resistenza femminile contro ogni forma di oppressione. In Afghanistan, secondo l’ultimo report di Human Right Watch, l’87% delle donne lamenta di avere subito violenza, metà delle quali violenza sessuale; il 60% dei matrimoni è forzato e il 57% avviene con ragazze al di sotto dei 16 anni.
L’autoimmolazione è uno dei metodi più usati dalle donne per sfuggire alla violenza e alla brutalità della loro vita: nello scorso anno, nel solo ospedale di Herat, sono arrivate 80 donne che avevano tentato il suicidio dandosi fuoco.
Dal 2002 l’associazione Rawa (Revolutionary Association of Women of Afghanistan), la più antica organizzazione di donne in Afghanistan, fondata nel 1977 da Meena, poi assassinata nel 1978, ha iniziato a celebrare la Giornata Internazionale della Donna riuscendo a portare in piazza a Kabul centinaia di persone denunciando la totale negazione dei diritti delle donne e indicando la via della liberazione.

L’escalation di violenze da parte dei fondamentalisti nei confronti delle attiviste, impose a Rawa di cancellare la celebrazione nel 2009, ma a partire dallo scorso anno il testimone è stato preso da un altro gruppo di donne coraggiose, l’Opawc, che si occupa di formazione professionale e alfabetizzazione, sempre al femminile.
Nel 2010 all’evento pubblico dell’8 marzo presero parte 1.600 persone provenienti da ogni settore sociale e professionale della capitale e anche molte rappresentanti di organizzazioni internazionali. Accettando l’invito dell’Opawc, il Cisda (Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane) prenderà parte, con una piccola delegazione composta da giornalisti, sindacalisti e attivisti dei diritti umani alla celebrazione della Giornata Internazionale della donna martedì prossimo a Kabul .
«Il vostro sostegno ci dà la forza e l’energia per continuare a lottare contro tutte le difficoltà, gli abusi e le violenze contro le donne nella nostra società – ha scritto Latifa, la direttrice di Opawc, ringraziando per aver accettato l’invito – e la nostra voce comune deve alzarsi per denunciare gli abusi ovunque avvengano, siano essi commessi in Europa come in Iran, in Palestina, in Kurdistan, in Sudan, Nepal o India».
Lo scopo della missione organizzata dal Cisda sarà anche quello di verificare lo stato di alcuni progetti avviati in questi anni in collaborazione con associazioni democratiche afghane: la Commissione sulla verità e giustizia, progetto finanziato dalla Commissione Europea, che si propone di formare localmente un gruppo di indagine con lo scopo di raccogliere testimonianze sui massacri perpetrati dal ’92 al ’96 dai signori della guerra; il progetto Mae sul centro culturale a Kabul, nel quale sono organizzati corsi di alfabetizzazione (non dimentichiamo che la disparità di genere tocca anche l’ambito educativo: la maggioranza delle bambine non frequenta ancora le scuole primarie, poche arrivano all’istruzione secondaria e pochissime proseguono gli studi), di inglese, di informatica e dove sta nascendo una fornita biblioteca; infine gli orfanatrofi, otto, sparsi nel paese, che sono delle case famiglia con una coppia di genitori che ospitano gli orfani per un totale di 600 tra ragazzi e ragazze.
Milena Nebbia

 

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