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‘‘La lapidazione non verrà reintrodotta’’ afferma il presidente Karzai

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di Emma Graham-Harrison – 28 Novembre 2013 – The Guardian

Afghan women 011Il governo di Hamid Karzai fa marcia indietro sulla decisione di reintrodurre la brutale pena che ha scatenato reazioni di protesta in tutto il mondo

Il governo afgano ha fatto marcia indietro sulla proposta di legge che prevedeva la reintroduzione della lapidazione pubblica per adulterio, dopo che la notizia di una relativa bozza di legge aveva suscitato l’indignazione della comunità internazionale.

Il presidente afgano Hamid Karzai ha dichiarato in un’intervista che la pena, divenuta simbolo della brutalità del regime talebano, non verrà reintrodotta.

‘‘Non è corretto. Il ministro della giustizia è contrario’’ ha riferito il presidente a Radio Free Europe a pochi giorni dall’appello del ministro inglese Justine Greening che chiedeva di bloccare la reintroduzione della pena.

L’attuale codice penale afgano risale a più di trent’anni fa. Il governo in carica sta abbozzando un nuovo testo che unifichi le leggi frammentarie in vigore e che includa anche i crimini non presenti nella precedente versione, come il riciclaggio di denaro e reati che all’epoca ancora non esistevano, come quelli informatici.

Il ministro della giustizia che presiede la revisione del codice penale è un noto conservatore che già lo scorso anno aveva condannato la maggior parte dei rifugi per donne vittime di violenza definendoli dei bordelli.

 

Durante il processo di revisione, un comitato incaricato di riesaminare la legge islamica, la sharia, ha proposto una bozza di legge che prevedeva la condanna ad una morte lenta e dolorosa per il reato di adulterio: la pena prevista per rapporti sessuali commessi fuori dal matrimonio sarebbe stata dunque la lapidazione.

Tuttavia dopo diversi giorni di silenzio e l’indignazione dell’intera comunità internazionale, il ministro della giustizia afgano ha dichiarato che nonostante la reintroduzione della lapidazione sia stata proposta, tale pena non sarà presente nella nuova legislatura in quanto “non vi è alcun bisogno di regolamentare tale norma”.

Sebbene il codice penale afgano comprenda già la sharia, alcuni aspetti controversi relativi ad alcune pene tradizionali previste dalla legge non sono mai stati messi per iscritto.

“La legalità di questo crimine e della corrispettiva pena è già stata ampiamente discussa, pertanto non vi è alcun bisogno di riesaminare la questione nel nuovo codice penale. Il ministro della giustizia non intende reintrodurre tale pena nella bozza di revisione del codice penale afgano” ha affermato il presidente Karzai.

Gli osservatori sui diritti umani che per primi avevano denunciato la proposta di legge ritengono che nonostante la decisione finale del governo di non reintrodurre la lapidazione sia di fatto una buona notizia, il riemergere della questione dimostra come i passi avanti compiuti nell’ultimo decennio in materia di difesa dei diritti umani, specialmente quelli delle donne, non abbiano avuto di fatto un peso rilevante.

Inoltre, nonostante la lapidazione risulti nella lista delle pene previste per il reato di adulterio commesso da entrambi i sessi, nei paesi in cui questa pratica è ancora in vigore le donne risultano tutt’oggi le uniche condannate.

Mentre le forze straniere preparano il ritiro delle truppe in occasione della fine delle operazioni militari in Afghanistan prevista per il 2014 e calano i riflettori sulla scena politica, molti attivisti temono che i progressi ottenuti con fatica negli ultimi anni possano essere spazzati via.

“Sicuramente la decisione del governo afgano di non reintrodurre tale pena nel nuovo testo di legge ci fa tirare un sospiro di sollievo, tuttavia questa aberrazione non è poi così inaspettata” ha dichiarato Heather Barr di Human Rights Watch.

“In realtà rappresenta l’ultimo di una lunga serie di tentativi compiuti negli ultimi mesi volti a limitare i diritti delle donne, molti dei quali sono andati a buon fine. È ora che la comunità internazionale apra gli occhi e si convinca che senza una pressione costante sul governo afgano, i diritti delle donne non verranno mai rispettati”.

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