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Accordi tra governo afgano e Talebani sull’istruzione pubblica

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L’istruzione pubblica è stato un ambito critico di scontro tra il governo di Kabul e i Talebani fin dal 2001. Nel 2010-2011, tuttavia, la posizione delle parti rispetto al sistema dell’istruzione pubblica è sembrata diventare cruciale per il procedere dei negoziati politici. Del resto, gli attacchi cruenti e la strategia aggressiva dei Talebani contro il sistema scolastico statale negli ultimi anni hanno procurato loro poco consenso, poiché solo piccole porzioni della popolazione si sono riconsciute oppositrici così radicali della scuola statale. Questo fatto ha stimolato un ripensamento tra i Talebani circa la posizione da telere verso la scuola pubblica.

L’istruzione pubblica è sempre stata oggetto di controversie in Afghanistan fin delle sue origini negli anni Cinquanta. Le comunità rurali e in particolar modo i mullah vi si sono sempre opposti, a volte con azioni violente. Prima del 1978, il governo di Kabul (attento a non inimicarsi i contadini più di quanto strettamente necessario in vista di un piano di cambiamenti lenti e graduali) aveva tenuto sotto controllo gli oppositori della scuola pubblica.  Tutto cambiò nel 1978, quando prese il potere un regime di estrema sinistra, che dispose di intensificare l’uso dell’istruzione come veicolo di mordenizzazione e di indottrinamento ideologico.

Gli abitanti dei villaggi rurali e i mullah, sempre sospettosi, si risolsero allora a ribellarsi apertamente contro l’istruzione pubblica. Le riforme dell’istruzione pubblica furono una delle principali cause delle sollevazioni del 1978-1979. Tra il 1978 e il 1992 l’opposizione conservatrice e islamista prese a bersaglio le scuole pubbliche, incendiandone a migliaia; migliaia di insegnanti rimasero uccisi in episodi di violenza.

 

Anche tra il 1992 e il 2001 l’istruzione pubblica continuò ad avere un ruolo critico, questa volta per la sua assenza. Per tutti quegli anni le scuole funzionarono a malapena e i nuovi regimi islamici (quello dei mujahidin prima e quello dei Talebani poi) si gingillarono con l’idea di islamizzare l’istruzione statale,  aumentando enormemente il peso dell’insegnamento della religione nei programmi scolastici, senza tuttavia riuscire a fare partire un nuovo sistema dell’istruzione pubblica per mancanza di risorse.

Dopo il 2001, il nuovo regime instaurato dalla coalizione internazionale non si focalizzò sull’istruzione come mezzo di indottrinamento politico; nonostante questo, in quel periodo si discusse accesamente sui contenuti dei libri di scuola, che parevano destinare troppo poco spazio ai temi religiosi.

L’opposizione del clero fu forte fin dall’inizio, e alcune comunità rurali manifestarono di essere scontente dell’istruzione pubblica, anche se andare a scuola non era obbligatorio. Violenze contro le scuole iniziarono a essere commesse da diverse parti dell’opposizione conservatrice, ma presto i Talebani ne divennero i maggiori promotori, facendone una delle principali azioni della loro campagna contro il nuovo regime. Gli attentati contro le scuole crebbero vertiginosamente nel 2006, con decine di studenti e insegnanti uccisi e centinaia di scuole attaccate.

Tuttavia, le comunità rurali manifestarono poco interesse e sostegno per le violenza e i Talebani dovettero far fronte anche alla reazione violenta di contadini che volevano garantita ai loro figli la possibilità di andare a scuola. Fortemente compromessi nella campagna di violenza, i Talebani si ritirano gradualmente in silenzio.

Tuttavia, nel 2007 ebbero luogo primi contatti con i Ministero dell’istruzione pubblica, anche se subito interrotti, si suppone per l’opposizione americana. Nè i Talebani né il governo furono comunque in grado di impedire accordi a livello locale tra rappresentanti del Ministero dell’Istruzione pubbliche e i Talebani, e alcune scuole iniziarono a riaprire.

Le condizioni poste dai Talebani per riaprire le scuole sono le stesse che ancora oggi i Talebani impongono: adottare programmi fatti dei Talebani, ritornare ai vecchi libri di testo e assumere insegnanti di religione legati in qualche modo ai Talebani.

Gli accordi e gli scambi a livello locale sono continuati in modo non sistematico fino al 2010, quando il ritmo delle negoziazioni è accellerato notevolmente, forse perché nel 2009 i Talebani avevano tolto dal loro “codice di condotta” l’autorizzazione ad attaccare le scuole.

Tuttavia, tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, il Ministro dell’Istruzione pubblica decise apparentemente di ricominciare a negoziare con i Talebani ad alti livelli, per ottenere cambiamenti più decisi. Questa volta il governo afgano ritenne forse che non aveva più bisogno dell’autorizzazione di Washington per negoziare, oppure Washington non si oppose a questo intento di negoziare. In ogni caso, i Talebani decisero improvvisamente di sospendere gli attacchi alle scuole; la decisione non portò a una completa cessazione degli attacchi, a causa di problemi di controllo e comando centrale dei Talebani, o perché negli attacchi a volte sono coinvolti elementi non Talebani, o perché gli attacchi contro le scuole erano parte di una strategia di attacchi verso bersagli precisi, e non di una campagna terroristica di larga scala contro le scuole statali e basta.

Rimane il fatto che il livello della violenza scese improvvisamente e in modo notevole nella seconda metà del 2010 e ancora di più nel 2011. I comandanti talebani sul campo parlarono apertamente di un accordo tra la leadership talebana e il Ministero dell’Istruzione Pubblica (secondo alcuni, mediati dall’ex talebano Ministro degli Affari Esteri Mutawakil) per riaprire tutte le scuole in cambio della diffusione ministeriali di nuovi programmi.

Intanto continuavano a essere stipulati accordi a livello locale, e le scuole femminili iniziarono a essere riaperte in alcune province.

Sia tra la popolazione sia tra i Talebani stessi non c’è una posizione chiara e univoca sul ricatto in cui sono tenute le scuole statali. Nella prima metà del 2011, quando è stata condotta l’indagine per questo report, gli abitanti delle campagne vedevano la cessazione degli attacchi contro le scuole per lo più in modo positivo. Tra i Talebani, molti degli intervistati non sembravano contenti del cambiamento, ma si sentivano incoraggiati dalla promessa di ulteriosi concessioni da parte del Ministero dell’Istruzione Pubblica, che avrebbe portati i programmi ministeriali più vicini a quelli dei Talebani. Tuttavia, anche tra i Talebani c’erano voci che fortemente appoggiavano i nuovi sviluppi – e l’istruzione pubblica in generale, forse come conseguenza del crescente reclutamento di giovani membri Talebani nelle scuole superiori statali o anche di ex militanti dei partiti islamici più “progressiti”, come Hezb-e Islami.

Al momento in cui è stato scritto questo report, il Ministero dell’Istruzione sembra avere l’intenzione di spingere gli accordi sulle scuole fino a diventare un terreno di scambio strategico per costruire un’ulteriore collaborazione politica con i Talebani. D’altra parte, i Talebani sembrano più motivati dal bisogno di ricostruire i ponti con le comunità rurali, sempre più diffidenti nei loro confronti, di fronte a una guerra che sembra non finire mai.

Evidentemente, le comunità rurali delle regione remote e i villaggi avevano fatto pressione sui Talebani fin dal 2006-2007, sebbene sia arduo stabilire quanto questo tipo di pressione abbia avuto peso nel fare cambiare posizione sulle scuole ai Talebani.

In alcuni casi, pare che i  mullah stessi abbiano spinto i Talebani a prendere accordi con le autorità locali. Dal canto loro, per quanto riguarda l’istruzione i Talebani sembrano ora perseguire una strategia che ha come obiettivo di cercare di fornire un’offerta diversificata: scuole coraniche, scuole private (a volte finanziate dai Talebani), madrasse e scuole pubbliche controllate dai Talebani.  Le scuole pubbliche hanno particolare importanza perché sono l’unica istituzione che offre istruzione laica e gratuitamente (almeno in linea di principio): per questo i Talebani hanno recentemente investito loro risorse per supervisionare le scuole pubbliche nelle aree dove sono più presenti. I “supervisori” talebani non solo assicurano che siano rispettati gli accordi con il Ministero dell’Istruzione pubblica, ma assicurano anche la frequenza degli scolari e la presenza costante degli insegnanti. Queste perché i Talebani pare abbiano ora preso coscienza che la loro mancanza più grave per ottenere consenso è proprio non sapere fornire servizi alla popolazione, la quale invece li richiede insistentemente.

Antonio Giustozzi e Claudio Franco, Afghanistan Analysts Network 2011  – Leggi il report in inglese a questo link

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