Skip to main content

Gli Stati Uniti si lasciano dietro un campo minato

|
TAG:

10 aprile 2014 – Internazionale

afghanistan1004Un deposito di metallo di recupero a Kandahar, il 2 novembre 2013. (Anja Niedringhaus, Ap/Lapresse)

Quando l’esercito statunitense si ritirerà dall’Afghanistan alla fine del 2014 si lascerà dietro oltre duemila chilometri quadrati di terreno coperto di munizioni inesplose, denuncia il Washington Post. Si tratta delle aree utilizzate come poligoni di tiro intorno alle basi militari sparse per il paese, molte delle quali non sono recintate né segnalate adeguatamente.

Secondo le Nazioni Unite dal 2012 sono almeno 70 le vittime civili causate dalle munizioni inesplose intorno alle installazioni militari della Nato, ma il Washington Post ha riscontrato 14 incidenti letali non inclusi nella statistica e suggerisce che il dato reale potrebbe essere molto più alto.

La maggior parte delle vittime stava raccogliendo legna da ardere o portando gli animali al pascolo. L’88 per cento delle vittime registrate dall’Onu sono bambini, che spesso si avventurano vicino alle basi militari per raccogliere frammenti di munizioni e altri rottami da vendere come metallo di recupero, un’importante fonte di reddito per le famiglie afgane.

L’esercito statunitense ha dichiarato di voler risolvere la situazione, ma finora ha bonificato solo il tre per cento della superficie dei poligoni. Per completare l’operazione serviranno dai due ai cinque anni di lavoro e almeno 250 milioni di dollari, ma i finanziamenti necessari non sono ancora stati approvati.

Un altro problema è che la questione è stata sollevata solo alla vigilia del ritiro statunitense. Più di metà dei 240 poligoni utilizzati nei 12 anni di guerra sono già stati chiusi e non c’è nessuno che li sorvegli. Se la bonifica comincerà quest’autunno potrebbero non esserci abbastanza truppe per garantire la sicurezza degli sminatori nelle aree minacciate dai taliban. Il rifiuto del presidente afgano Hamid Karzai di firmare un accordo sulla permanenza di un contingente statunitense dopo il 2014 complica ulteriormente la situazione.

 

Gli Stati Uniti sostengono di non essere legalmente obbligati a bonificare i poligoni, dato che l’Afghanistan non ha firmato la Convenzione su certe armi convenzionali delle Nazioni Unite, e rifiutano di costruire dei recinti per impedire l’accesso alle aree pericolose perché sarebbe troppo costoso.

In ogni caso la bonifica non includerebbe le centinaia di siti di bombardamenti aerei e battaglie con i taliban, né i circa venti milioni di munizioni inesplose lasciate dall’Armata rossa sovietica dopo il suo ritiro dal paese nel 1989. Anche prima dell’invasione statunitense nel 2001, scrive il Washington Post, l’Afghanistan era già il paese più minato del mondo.

Schermata 2014 04 10 a 16.19.47Le principali basi Nato in Afghanistan e le aree interessate dagli scontri con i taliban. (fonte: The Washington Post)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *