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Guerre “made in Italy”

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Articolo 11 – 22/5/2013

Articolo11L’Italia continua a vendere armi a nazioni in guerra, in violazione alla legge 185 del 1990 che vieta questo genere di export “verso Paesi in stato di conflitto armato” o “la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione”.
Pochi giorni fa la FISAC-CGIL Toscana ha presentato a Firenze lo studio Boom Economy: banche, armi e paesi in conflitto realizzato dai ricercatori dell’Osservatorio sul Commercio delle Armi (OS.C.AR.) di IRES Toscana.

Il rapporto analizza, tra le altre cose, i dati sugli armamenti italiani esportati verso Paesi in guerra nel decennio 2001-2011 (i dati per il 2012 non sono ancora disponibili), mostrando per giunta un forte incremento delle vendite nel 2011.

La parte del leone la fanno gli Stati Uniti (in guerra permanente e globale dal 2001), cui l’Italia in questa decade ha venduto armi per un miliardo e 105,1 milioni di euro (254,1 milioni solo nel 2011). Il commercio di armi con Washington viene ritenuto “meno illegale” in quanto l’Italia partecipa e ha partecipato alle guerre americane (ma questo, dal punto di vista del rispetto sostanziale dell’articolo 11 della Costituzione, non andrebbe considerato un’aggravante invece che un’attenuante?).

Seguono l’India (in guerra contro i guerriglieri comunisti Naxaliti e gli indipendentisti del Kashmir) con un import di armi “made in Italy” del valore di 721,7 milioni di euro (216,8 milioni dolo nel 2011) e il suo nemico storico, il Pakistan (in guerra con i talebani delle aree tribali pashtun al confine con l’Afghanistan) cui abbiamo venduto armi per 411,1 milioni (116,5 milioni solo nel 2011) – con la frequente aggiunta di “omaggi” in regalo, come i cinquecento vecchi carri armati M113 ceduti a titolo gratuito quest’anno.

Spiccano poi i 390,6 milioni di euro in armamenti, principalmente elicotteri da guerra prodotti dalla Agusta, venduti alla Turchia (che li usa contro i separatisti curdi del Pkk) – solo nel 2011 Ankara ha importato armi italiane per 81,7 milioni di euro. C’è poi l’Algeria (da sempre in guerra con gli integralisti del GIA, oggi Al Qaeda nel Maghreb Islamico), verso la quale nel decennio in quesitone l’Italia ha esportato armi per 133,9 milioni di euro.

L’elenco prosegue con l’Iraq (in perenne guerra civile), cui abbiamo venduto armi per 84 milioni di euro; il Perù (dove si è reinfiammato il conflitto con la guerriglia comunista), con 59,7 milioni (14 milioni solo nel 2011); la Colombia (da sempre in guerra civile con le FARC) con 32,9 milioni (11,5 nel 2011); Israele (chiedere ai palestinesi di Gaza) con 6,7 milioni (2,1 milioni nel 2011); Russia (guerra in Cecenia e nelle vicine repubbliche del nord Caucaso) con 4,3 milioni (2,8 milioni nel 2011).

Qualche milione di euro di armi lo abbiamo venduto anche alle Filippine (il cui esercito combatte sia i separatisti islamici di Mindanao che la guerriglia comunista dell’NPA) – 2,2 milioni in totale – alla pacificissima Somalia (0,9 milioni), all’Afganistan (0,3 milioni) e allo Sri Lanka (0,1 milioni), dove solo nel 2011 è terminata la guerra civile contro i separatisti Tamil.

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