Skip to main content

La Cina si prende l’Afghanistan: nuova base militare in arrivo

|

Gli occhi della guerra, 9/1/2018

OcchiGuerra 150x150La Cina continua a tessere la sua rete in Afghanistan e mette a segno un altro colpo di fondamentale importanza per essere coinvolta nel futuro del Paese. Secondo quanto confermato dal generale afghano Dawlat Waziri all’agenzia in lingua russa, Ferghana, che si occupa delle ex repubbliche socialiste dell’Asia centrale, la Cina si è impegnata a costruire, finanziare ed equipaggiare con uniformi, armi e rifornimenti, una base per le forze di sicurezza afghane nella provincia del Badakhshan. L’accordo è stato raggiunto nell’incontro fra i funzionari della Difesa afghani con quelli cinesi a Pechino, avvenuto a dicembre. Un vertice molto importante che ha rappresentato il preludio di quello avvenuto il 27 dicembre fra i rappresentanti degli Esteri di Cina, Afghanistan e Pakistan sempre nella capitale cinese. Con una popolazione di meno di un milione di abitanti e incastonata tra Cina, Pakistan e Tagikistan, la provincia del Badakhshan rappresenta una zona strategicamente unica per gli interessi di molti Stati, in particolare per la Cina, dal momento che il corridoio del Vacan, appartenente alla provincia in questione, s’insinua per più di 250 chilometri in territorio cinese si congiunge proprio con la più instabile e pericolosa regione cinese: lo Xinjiang. Per Pechino diventa quindi fondamentale, come prima mossa nel suo progressivo coinvolgimento in Afghanistan, iniziare a mettere piede – indirettamente – nella prima provincia confinante, che è anche uno dei canali di collegamento fra i terroristi uiguri e quelli che imperversano nel territorio afghano.

Una ragione spiegata all’agenzia Ferghana anche da una fonte del ministero della Difesa di Kabul che però ha voluto rimanere anonima. “La parte cinese è preoccupata dal fatto che gli uiguri, che ora sono tra i terroristi, possano recarsi nel territorio della Cina attraverso l’Afghanistan e diventare un problema per le autorità cinesi”. Non va, infatti, dimenticato che gli uiguri, oltre a essere presenti in Siria, hanno anche una buona presenza nella parte settentrionale dell’Afghanistan, territorio più facilmente raggiungibile e collegato fisicamente con la Cina. Controllare quel territorio, anche solo indirettamente attraverso le forze di sicurezza afghane, per Pechino significa assicurarsi la stabilità di una regione a ridossi dello Xinjiang e iniziare quel graduale inserimento nello scenario politico e strategico del teatro afghano per intraprendere i passi necessari allo sviluppo della propria rete infrastrutturale e commerciale.

Non c’è soltanto un motivo legato alla sicurezza interna a muovere le ragioni della Cina per la costruzione della base, che, va ricordato, sarà gestita e presidiata solo da forze afghane e non cinesi. La posizione della base è infatti strategica anche perché posta lungo il confine con il Tagikistan, in modo da garantire la sicurezza dei traffici commerciali con l’Afghanistan. Ma è anche posta in una regione che collega questi tre Paesi al Pakistan, ormai sempre più legato ai piani di Pechino, e che servirà a controllare i collegamenti fra la Cina e le aree d‘interesse economico cinese in Afghanistan. Cina, Afghanistan, Tagikistan e Pakistan sono membri del Meccanismo quadrilaterale di coordinamento e cooperazione, un nuovo formato di cooperazione costituito nel 2016 e che rappresenta un’organizzazione volta a promuovere la sinergia militare e dell’antiterrorismo di questi quattro Paesi, con la Cina, naturalmente, a svolgere un ruolo predominante. L’esercito cinese e quello tagiko hanno svolto nel 2016 le prime esercitazioni militari congiunte proprio nella provincia tagika al confine con il Badakhshan e il coordinamento con Dušanbe serve a Pechino anche per inserirsi in un’area in cui, fino a pochi anni fa, l’unica potenza asiatica a poter fare da dominus sembrava essere la Russia. Inserendosi in Afghanistan, promuovendo il dialogo fra Kabul e i talebani, alleandosi con il Tagikistan e strappando il Pakistan agli Stati Uniti, la Cina ha mosso le pedine giuste per conquistare l’Asia centrale. E Xi Jinping può iniziare da qui la vera creazione del suo progetto cardine: la cosiddetta One Belt One Road.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *