Il killer non così solitario
Tariq Ali 12 Marzo 2012
Da: RLB Blog
Nella maggior parte delle guerre coloniali la gente viene arrestata, torturata e uccisa. Non si considera necessaria nemmeno una facciata di legalità. Il ‘solitario’ killer americano che ha macellato degli innocenti in Afghanistan nelle prime ore di domenica mattina 11 marzo, non era assolutamente un caso eccezionale. Non si tratta dell’azione di un maniaco squilibrato che uccide studenti in una città americana. Il killer ‘solitario’ è un sergente dell’esercito americano. Non è il primo e non sarà l’ultimo ad uccidere in questo modo.
I francesi fecero lo stesso in Algeria, i belgi nel Congo, gli inglesi in Kenya e Aden, gli italiani in Libia, i tedeschi nel sud est dell’Africa, i Boeri nel Sud Africa, gli israeliani in Palestina, gli americani in Corea, Vietnam e America centrale; e i loro sostituti si sono comportati nello stesso modo contro la propria popolazione in tutto il sud America e in parte dell’Asia.
L’occupazione russa dell’Afghanistan è stata testimone di altri ‘pistoleri solitari’, che si comportavano allo stesso modo ma, più raffinati rispetto a molti loro colleghi americani, dopo il loro ritiro avrebbero riportato il come e il perché in diari angosciati. “Afgantsy” di Rodric Braithwaite cita capitoli e versi.
Non esiste una guerra “umanitaria”. Quanto prima questo fatto viene accettato dai cittadini delle nazioni occupanti, tanto più facile potrebbe diventare mobilitare il supporto per opporsi ad avventure neocoloniali e alle atrocità connesse.
Non è un segreto che la maggior parte degli afgani si oppongono all’occupazione del loro paese. I soldati occupanti sono ben coscienti di questo fatto. Il ‘nemico’ non è nascosto. È pubblico. Falcidiare donne e bambini è parte della guerra. Elicotteri d’assalto, bombardieri e droni sono molto più efficaci di pistoleri ‘solitari’.
La situazione in Afghanistan oggi è così disperata che le forze occupanti non sono in grado di dire se gli afgani che lavorano con loro sono realmente al loro fianco o no. Alcuni dei recenti attacchi sui soldati americani e Nato sono giunti da afgani che indossavano uniformi militari e della polizia confezionate dalla Nato. Quindi, tutti oggi sono nemici – persino il presidente fantoccio Karzai, che sa che i suoi giorni sono contati, ma che conta su alcuni rifugi sicuri e diversi conti bancari che lo aspettano.
Per gli americani le contraddizioni sono implacabili. Gli afgani li vogliono fuori e la guerra non è più vincibile.
Di conseguenza, cosa occorre fare? Andarsene ora. Queste guerre che disumanizzano il ‘nemico’, disumanizzano anche i cittadini delle nazioni guerrafondaie.
Ci fanno vivere in uno stato di ignoranza, ma con questa apatia contribuiamo ad assicurare che un tale stato di cose continui a tempo indeterminato.
Il singolo killer sparirà presto dai nostri pensieri e ci abitueremo ai regolari omicidi che accadono ogni giorno, eseguiti su ordine dei politici che eleggiamo.
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