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Afghanistan: la storia, la resistenza, la costruzione della pace

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Incontro con Ubaid Ahmad Kabir– Vicenza 16 ottobre 2015

searchIl 16 ottobre abbiamo incontrato Ubaid Ahmad Kabir, membro di Hambastagi, a Vicenza.

Con qualche fatica siamo riuscite, come gruppo donne NoDalMolin, a coinvolgere l’assessore alla comunità ed alle famiglie Isabella Sala, che ha dato una veste “istituzionale” all’evento, ed abbiamo organizzato 2 momenti di incontro pubblico, il primo presso la sala stucchi di Villa Tacchi, alla presenza dell’assessore e del prof. Marco Mascia, del Centro Atenei dei diritti umani dell’università di Padova, e con Carla Dazzi del CISDA, alle ore 15.00, il secondo al Bocciodromo alle 18.00, più informale, seguito da cena comunitaria.

Dopo un saluto dell’assessore Sala ed una breve introduzione di Stefania del Gruppo donne, ha preso la parola Ubaid, che ha descritto la situazione attuale in Afghanistan. Il quadro che ha tracciato è piuttosto drammatico: 14 anni di presenza di truppe straniere non solo non hanno portato stabilità, pace e sicurezza nel suo paese, ma anzi, hanno peggiorato la situazione. Oggi 25 provincie su 34 sono di fatto in mano ai talebani, c’è un’escalation nei combattimenti, ed Ubaid prevede che altre città possano presto cadere in mano ai talebani, o altre forze reazionarie (ISIS o altri gruppi armati fondamentalisti come Hezbi-e-Islami del famigerato Hekmatyar).

Gli Stati Uniti, ed i loro alleati, per quanto sbandierino che la loro presenza serva per garantire pace e stabilità, e per migliorare la condizione femminile, di fatto hanno tutto l’interesse a destabilizzare l’Afghanistan, per giustificare la loro presenza nel paese e per usarlo come minaccia costante nei confronti dei paesi confinanti (soprattutto Cina, Iran e Russia).

 

È infatti incredibile che i talebani, spesso armati di soli kalashnikov, possano tenere in scacco le milizie governative afghane, ufficialmente sostenute dalle truppe straniere, armate di cannoni, fucili, ed armamenti super tecnologici, se non ci fosse una volontà di lasciar loro campo libero. Spesso le truppe governative, seppur numericamente superiori e meglio armate, ricevono ordini di retrocedere, lasciando sul campo armi e rifornimenti ai talebani, o ai gurrriglieri dell’ISIS, e questo evidentemente in accordo con gli Stati Uniti.
Il Cosiddetto Governo di unità nazionale, creato dal segretario di stato americano Kerry viene chiamato dagli afghani il “governo del terrore”, visto che sono aumentati attacchi terroristici e conseguentemente è diminuita la sicurezza.
Tanto è il denaro che i paesi stranieri presenti con le loro truppe in Afghanistan hanno speso, ma non un’università, una infrastruttura utile o un ospedale con standard di qualità sono stati costruiti in Afghanistan in questi anni, tutto il denaro è stato speso per sostenere le truppe, per aumentare la corruzione, e solo le briciole sono andate al sostegno umanitario, peraltro organizzato da stranieri strapagati e non sempre efficaci.
Inoltre la coltivazione e l’export dell’oppio e delle droghe derivate sono arrivate a livelli altissimi, e la CIA ci lucra, dato che ci sono evidenze che il trasporto della droga sia organizzato tramite voli militari.
I diritti delle donne sono stati erosi ulteriormente, e sebbene Kabul sia usato come una vetrina, con le donne presenti in parlamento (ma fanno parte dei clan dei signori della guerra e di fatto spianano la strada per i fondamentalisti), appena fuori Kabul le donne non osano uscire di casa, andare a scuola, ed anche raggiungere un ospedale è spesso loro impossibile.
Ha posto come emblema della situazione femminile la tragica morte di Farkhunda, martirizzata in piazza a Kabul sotto lo sguardo inerme di decine di persone.
Unica nota positiva è la crescente partecipazione della gente comune alle attività di Hambastagi, che, nato un po’ in sordina per opera di pochi rivoluzionari ed intellettuali, ora sta attraendo sempre di più giovani e non solo, che partono anche da molto lontano per partecipare alle manifestazioni o alle assemblee, è diventato un punto di riferimento, spesso suoi esponenti sono anche invitati ad esprimere il loro punto di vista in trasmissioni radiotelevisive ed il loro sito è al 16° posto per visite, dopo i più noti motori di ricerca, e questo, seppur nella situazione tragica del paese, permette di nutrire qualche speranza nel cambiamento.

È seguito poi l’intervento di Carla Dazzi, che ha parlato della situazione femminile, notevolmente peggiorata, visto che anche le poche leggi in favore delle donne sono state cancellate, o vengono disattese, come per esempio la legge che vietava il matrimonio prima dei sedici anni, cancellata, ed ha citato varie situazioni estreme di violenza e di abusi sulle donne, provocando una certa commozione e partecipazione nel pubblico.

Poi ha preso la parola il prof. Mascia, che ha stigmatizzato il fatto che l’intervento armato in Afghanistan sia iniziato e perduri al di fuori del diritto internazionale, senza mandato ONU.
La dottrina di Bush della guerra preventiva non ha basi legittime, e per quanto si sia giustificato l’intervento con l’art. 51 della carta dell’ONU, non ha alcuna legittimità, in quanto non si è trattato di difesa da una minaccia. Nessuno degli attentatori delle Torri gemelle era afghano, l’Afghanistan non rappresentava una minaccia per gli USA, e non c’è alcuna legittimazione nell’operazione Enduring freedom, e nemmeno nella missione ISAF. Si tratta infatti di operazioni di polizia internazionale e non di peace keeping.

L’unica missione sotto l’egida dell’ONU è l’UNAMA (United Nation Assistance Mission Afghanistan) che è però una foglia di fico e può fare ben poco.
Anche l’Europa ha le sue responsabilità. Nel 2003 la comunità europea ha stilato una strategia comunitaria per affrontare i conflitti armati, ma questa è rimasta sulla carta, in quanto poi i singoli stati agiscono indipendentemente e si appiattiscono sulle posizioni USA (vedi coalition of the willing).
Ha puntualizzato come la NATO, creata negli anni della guerra fredda per contrastare la minaccia dell’espansione dell’URSS, dalla caduta del muro di Berlino ed il disfacimento dell’Unione sovietica non abbia più ragione di esistere, eppure continua ad agire al di fuori del diritto internazionale.
Come contrastare allora il terrorismo e l’ISIS?

Tornando a dare autorevolezza all’ONU (che non ha una leadership forte, volutamente vengono scelte figure deboli come Ban Ki Moon, senza autorità, per poterlo piegare ai diktat USA), creando una forza sovranazionale che agisca con mandato ONU autorevole.
Da notare che nelle forze di pace (i cosiddetti caschi blu) che contano circa 100.000 soldati, non c’è nemmeno un militare USA, in quanto gli Stati Uniti non accettano di partecipare a qualcosa che non sia strettamente sotto il loro diretto controllo.
L’ONU di fatto vive sotto ricatto dei 5 membri permanenti (i “permanent five”), ma poi alla fine chi decide sono i “permanent two” (USA e UK).
Bisogna tornare al pieno rispetto dell’art. 43 cap. 7 della carta dell’ONU, perchè solo con il potenziamento dell’ONU e con il rispetto della sua carta si può pensare di creare vere forze di peace keeping e di avanzare nella democrazia.

Sono seguite domande dal pubblico a cui Ubaid ed il prof. Mascia hanno risposto.

Erano presenti all’incontro una quarantina di persone.

Poi ci siamo spostati in bocciodromo, dove Ubaid ha ribadito i concetti già espressi a Villa Tacchi, aggiungendo come la lotta dei NoDalMolin sia stata per loro fonte di ispirazione, e di come sia vitale e fondamentale l’apporto delle donne.
Ha anche proiettato immagini di manifestazioni di Hambastagi – molto apprezzata l’immagine di lui a Kabul con maglietta NoDalMolin! Ed abbiamo ammirato la massiccia presenza delle donne.
È seguita la cena, a cui hanno partecipato circa 35 persone (speravamo di più, ma c’erano anche altre iniziative concomitanti in città quella sera) e con la cena abbiamo raccolto un contributo di 400 euro per Ubaid.

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