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Voci da Kabul: Maryam e Beena, dell’Associazione Rawa (Revolutionary Association Women of Afghanistan)

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«Che futuro per le nuove generazioni?»

Il Manifesto – 10 novembre 2012

A cura di CISDA – Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane

Maryam e Beena sono due rappresentanti di Rawa, l’Associazione rivoluzionaria delle donne dell’Afghanistan.

«L’Afghanistan sta attraversando due processi che segneranno il futuro del paese. Il primo riguarda la presenza occidentale. Gli Stati uniti hanno già installato 5 grandi basi a Kabul, Herat, Kandahar, Kunar e Jalalabad: così anche dopo il presunto ritiro resteranno almeno 20.000 soldati, oltre a un migliaio di persone per l’addestramento delle forze di sicurezza locali. Ma finché rimarranno, la situazione non cambierà. La politica americana non è mai cambiata, da 30 anni. Vogliono la parcellizzazione del paese.
Parallelo c’è il cosiddetto processo di «riconciliazione» con i Taleban, sempre attraverso gli Usa e alcuni stati arabi, e dopo averli selezionati tra «buoni» e «cattivi».

L’Afghanistan subirà il contraccolpo delle guerre future: Iran, Cina o Pakistan, l’Afghanistan sarà sempre coinvolto. In Asia vediamo rafforzarsi i fondamentalismi, alimentati da giovani magari istruiti negli Usa.

 

La situazione economica intanto peggiora. Negli ultimi dieci anni i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. Solo i giovani che lavorano nelle ong, i businessmen e i commercianti possono permettersi gli affitti delle case che stanno sorgendo tutto intorno a Kabul.
Nel nuovo quartiere di Sharakaria le case sono molto belle e l’affitto di un appartamento costa sugli 800 dollari: insostenibile per chi non guadagna almeno 2.000 dollari al mese. Si consideri che uno stipendio governativo va da 5 a 15 mila afghani, che significa tra 100 a 300 dollari: l’affitto è un problema quando una stanza ne costa 20 al mese.
L’80% della popolazione delle zone urbane più popolari e delle aree rurali vive in povertà, e noi lavoriamo per loro.
Trent’anni di guerra hanno distrutto non solo le case ma la vita sociale del paese. Che futuro possiamo prospettare alle nuove generazioni?».

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