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Nove testate internazionali accusano l’Ue di finanziare deportazioni di massa dalla Turchia verso Siria e Afghanistan

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EUNEWS, 11 ottobre 2024, di Simone De La FeldL’inchiesta, coordinata dalla piattaforma investigativa Lighthouse Reports, svela l’enorme macchina con cui le autorità turche attuano vere e proprie deportazioni forzate dei profughi afghani e siriani. Bruxelles, accusata di finanziare il sistema e “chiudere un occhio”, risponde: “Turchia è partner chiave”

Bruxelles – Una nuova inchiesta giornalistica smaschera la complicità – o almeno la negligenza, se si vuole essere in buona fede – dell’Unione europea nelle sistematiche deportazioni di centinaia di migliaia di rifugiati afghani e siriani dalla Turchia verso i paesi d’origine. Nove testate internazionali, coordinate dalla piattaforma investigativa Lighthouse Reports, hanno ascoltato testimoni, raccolto prove visive e documenti in Turchia e a Bruxelles, rivelando non solo che le infrastrutture di detenzione ed espulsione sono foraggiate con denaro dell’Ue, ma che le istituzioni europee “sono consapevoli di finanziare questo sistema, ma scelgono di chiudere un occhio”.

I giornalisti di El PaísDer SpiegelPoliticoEtilaat RozSIRAJNRCLe Monde e l’italiana L’Espresso, hanno seguito l’enorme flusso di risorse – oltre 10 miliardi di euro, dal 2015 a oggi – che l’Ue ha stanziato per fare della Turchia una zona cuscinetto per impedire a milioni di rifugiati in fuga dalle persecuzioni dei talebani e dalla guerra civile in Siria di raggiungere l’Europa. E hanno scoperto 30 centri di espulsione realizzati e finanziati dall’Ue, utilizzati dalle forze di sicurezza turche per imprigionare e deportare con la forza centinaia di migliaia di persone. A supporto, l’indagine ha affiancato immagini di attrezzature finanziate dall’Ue utilizzate dalla polizia di Ankara per condurre arresti di massa nelle città turche e deportazioni in Siria. Incluso un bus con tanto di bandiera a 12 stelle stampata sulla fiancata.

Fondi utilizzati per ampliare i sistemi di rilevamento delle impronte digitali e che vengono ora utilizzati per “rintracciare e prelevare i migranti per strada”, oppure per dotare i centri di espulsione “di filo spinato e muri più alti”. Ai detenuti viene “spesso negata” l’assistenza legale, sono stipati in centri sovraffollati e con condizioni igienico sanitarie pessime. Sono sottoposti ad “abusi e persino a torture”. Secondo le testimonianze di 37 persone detenute in 22 diversi centri di espulsione finanziati dall’Ue, molti vengono costretti con la violenza a firmare documenti in cui dichiarano di voler tornare volontariamente nei Paesi da cui sono fuggiti.

L’inchiesta riporta inoltre le testimonianze di funzionari dell’Ue in Turchia e di ex personale dei centri di espulsione, supportate da rapporti e documenti ufficiali di Ankara e Bruxelles. Per 20 volte, denuncia Lighthouse Reports, le richieste alle agenzie dell’Ue di libertà di informazione per accedere ad alcuni documenti “sono state rifiutate con la motivazione che avrebbero potuto danneggiare le relazioni con la Turchia”. Dopo aver parlato con diversi diplomatici e funzionari europei sia a Bruxelles sia in Turchia, non c’è più alcun dubbio: “L’Ue è consapevole di finanziare questo sistema abusivo, e il suo stesso personale ha lanciato l’allarme al suo interno, eppure gli alti funzionari scelgono di chiudere un occhio“.

Un atteggiamento che, stando a quanto rivelato dalla stessa Lighthouse Reports la scorsa primavera, ma anche dal The Guardian e addirittura dalla Corte dei Conti europea, i vertici delle istituzioni europee stanno adottando anche nei confronti delle violazioni dei diritti umani in Tunisia e in Libia. L’accusa è inquietante: sette diplomatici europei in Turchia, che lavorano per l’Ue o per i suoi Stati membri, avrebbero dichiarato di essere a conoscenza delle deportazioni forzate di siriani e delle terribili condizioni all’interno dei centri. Mentre secondo un ex funzionario dell’Ue queste questioni sarebbero state “sistematicamente cancellate” dalle relazioni annuali dell’Ue sulla Turchia.

Da Bruxelles, un muro di gomma. Interpellata sulle denunce di Lighthouse Reports, la portavoce della Commissione europea, Ana Pisonero, ha dichiarato che “la Turchia rimane un partner chiave sulla migrazione e un Paese candidato”, e che “l’Ue riconosce gli sforzi compiuti dalla Turchia nell’accogliere 3,6 milioni di rifugiati“. La risposta è sempre la stessa, che si tratti di Turchia, Tunisia o Libia: “I finanziamenti europei forniti per i centri di espulsione e per l’assistenza al rimpatrio volontario sono nel pieno rispetto degli standard europei e internazionali”, e la responsabilità di indagare sulle accuse di violazioni ce l’hanno le autorità nazionali. “Esortiamo la Turchia a farlo”, ha aggiunto Pisonero.

[N.d.R] per ulteriori info v. anche: The EU is helping Turkey forcibly deport migrants to Syria and Afghanistan

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