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Rame afghano, nichel kazako: con la diplomazia dei metalli la Cina si prepara un futuro green

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InsideOver, 2 agosto 2024, di Federico Giuliani 

Esiste un modo per accelerare la transizione ergetica del pianeta, coinvolgere più Paesi in progetti green e, contemporaneamente, ottenere anche successi diplomatici in politica estera? Sta provando a metterne in atto uno la Cina, impegnata a stringere accordi con molteplici Governi con l’obiettivo di arginare gli effetti del cambiamento climatico e fungere da punto di riferimento internazionale in materia.

Da un lato Pechino viene elogiata per gli sforzi fin qui compiuti, ma dall’altro è accusata di saccheggiare le risorse strategiche di nazioni terze per i propri interessi. Il modus operandi del Dragone è in realtà qualcosa di molto più raffinato rispetto ad una semplice e brutale razzia: è, semmai, un metodo attraverso il quale includere attori esterni nella “rivoluzione verde” avviata oltre la Muraglia, offrendo loro un ruolo rilevante all’interno della trasformazione che sta cambiando pelle al pianeta.

Ci sono due esempi emblematici, utili a spiegare meglio quella che potremmo definire la “diplomazia dei metalli” avviata dalla Cina: l’Afghanistan dei talebani e il Kazakhstan nel cortile di casa della Russia. Da affiancare, eventualmente, alle dinamiche che stanno riguardando anche ampie porzioni del Sud-Est asiatico, dell’Africa e dell’America Latina.

La miniera in Afghanistan

Dopo 16 anni di ritardi dovuti alla guerra, ecco finalmente la fumata bianca tra Cina e Afghanistan per l’inaugurazione di quella che diventerà la seconda miniera di rame più grande del mondo. Il colosso statale cinese China Metallurgical Group Corporation (MCC) ha avviato la costruzione di una strada lunga 25 chilometri per raggiungere il sito di Mes Aynak, uno dei più grandi giacimenti di rame incontaminati nella provincia di Logar, nell’Afghanistan centrale.

Come la maggior parte dei Paesi, il gigante asiatico non ha formalmente riconosciuto i talebani, ma lo scorso settembre è stato il primo Paese a nominare un nuovo ambasciatore in Afghanistan. Il progetto è di grande importanza per Kabul, alla disperata ricerca di investimenti stranieri per rilanciare la sua economia devastata dalla guerra, ma lo è ancor di più per Pechino. Il motivo è semplice: nel 2007, quando la MCC si aggiudicò i diritti trentennali per lo sviluppo di Mes Ayank, la Commissione per la supervisione e l’amministrazione delle attività cinesi, un organismo che supervisiona le aziende statali del Paese, parlò di un tentativo riuscito “di alleviare notevolmente la carenza di risorse di rame della Cina, aumentare le riserve di risorse strategiche del Paese e rafforzare l’influenza nazionale nell’industria mineraria globale”. Il rame, per inciso, è un metallo usato per tutto: dai cavi all’elettronica fino ai veicoli elettrici (EV). Ed è per questo che il governo cinese ne ha particolarmente bisogno.

Investimenti e risorse strategiche

La Cina ha acceso i riflettori anche sul Kazakhstan. L’abbondanza dei minerali presenti nel Paese incastonato nell’Asia centrale ha arricchito Astana e catturato l’attenzione degli imprenditori di mezzo mondo – cinesi compresi – che si affannano per controllare gli ingredienti necessari per combattere il cambiamento climatico.

Un esempio? Il nichel, un minerale chiave utilizzato nei citati veicoli elettrici e in altre tecnologie legate all’energia pulita. Come ha spiegato il New York Times, la transizione del mondo verso l’energia rinnovabile richiede enormi quantità di nichel, rame, litio e altri cosiddetti minerali critici. Il Kazakhstan ne ha molti, e la Cina, il più grande produttore di EV e batterie, è nei paraggi e desiderosa di investire in loco.

L’influenza economica del Dragone è ormai evidente in tutto il Paese. Non è un caso che ad Almaty, la città kazaka più ricca, stanno spuntando nuove concessionarie di auto per marchi cinesi di EV. Non solo: al confine tra Cina e Kazakhstan, le due nazioni hanno costruito il Khorgos Gateway, il più grande porto al mondo utilizzato esclusivamente per la movimentazione di container merci trasportati su treni.

Nei pressi del confine occidentale del Kazakhstan, lungo il Mar Caspio, Pechino ha invece investito in un hub container nella città portuale di Aktau. Dove oggi ha preso forma un’alternativa ferroviaria per spedire merci dalla Cina all’Europa, impiegando la metà del tempo delle merci inviate via mare da Shanghai a Rotterdam. I miracoli della diplomazia dei metalli…

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