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La piazza indignata vista con gli occhi di un afgano

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di Enrico Campofreda –  Terranews
MNB SRequestManager.exe1 3 300x192CONFLITTI. Parla Mohammed Sameer membro del partito afgano Hambastagi ieri alla manifestazione italiana: «Gli effetti della crisi forse accelereranno il ritiro delle vostre truppe».
Sohammed Sameer, che viene dal Paese della guerra, ha guardato, fotografato, commentato il corteo dei nostri indignati. Medico e membro del partito afgano Hambastagi è in questi giorni a Roma per contatti politici con alcuni parlamentari italiani dell’opposizione. Racconta a Terra di aver avuto notizie delle proteste e soprattutto delle profonde difficoltà economiche dell’Occidente. «Accanto ai gravissimi problemi che abbiamo in casa, – ci dice durante la manifestazione di Roma – il nostro partito segue la situazione internazionale. Da oltre un anno osserviamo gli effetti della crisi, sappiamo di tracolli di Borse, licenziamenti di lavoratori, assenza di futuro per i giovani. Certo da noi c’è lo spettro della morte quotidiana…»
Crede che gli effetti della crisi potranno incidere su un rientro delle truppe dall’Afghanistan?
Lo spero. Sapere che da voi si tagliano i fondi per la sanità e non quelli per la missione Isaf è una spiacevole notizia. Negli Usa la situazione non è migliore. Al di là dell’ipotetico ritiro nel 2014 sappiamo che c’è un progetto americano di conservare a lungo basi militari perché il nostro resta un territorio geopoliticamente strategico. Non si deve dimenticare quanto gli Stati Uniti stiano incentivando le componenti guerrafondaie, tutte le componenti da quei Signori della Guerra che siedono anche nel governo, agli stessi talebani. Ultimamente lo stesso Karzai ha rivelato di trasporti di milizie della guerriglia talebana dal Sud del Paese verso Mazar-i-Sharif con elicotteri dell’Alleanza atlantica.
Davvero?
Sì, non l’avete saputo? Non dimentichiamo quanto i talebani siano stati una creatura di Washington in funzione antisovietica sin dall’epoca dell’occupazione russa, tutt’ora restano l’elemento di cui gli americani hanno bisogno per poter stare in loco.
Sappiamo invece che gli ultimi due anni hanno visto un ampio reclutamento di giovani da parte dei talebani.
È vero, ma si tratta di aggregazioni che avvengono nelle madrase del confine pakistano. Da lì i talìban traggono nuove leve disposte a combattere e morire per il Jihad prima ancora che per scacciare gli invasori. Purtroppo il contorno militare farà ancora parte del nostro quotidiano per lungo tempo.
Con questi presupposti quale chance ha una politica alternativa come quella del vostro partito?
Il popolo afghano ha sperimentato varie situazioni politico-ideologiche, il socialismo, il fondamentalismo, ora vive la finzione di un governo che è una farsa di democrazia. In questa fase può sembrare un’utopia ma Hambastagi ha deciso di sposare la linea secolare, però critica la democrazia esportata dall’Occidente e la corruttela di uno Stato fantoccio. Questa seria denuncia sta pagando. Aumentano i giovani che ci guardano, c’è chi segue le nostre denunce. Lo spirito critico che diffondiamo potrà ulteriormente ampliarsi con l’istruzione.
Su una via pacifica o sarete costretti a misurarvi con la forza?
Non posso dire se finiremo a imbracciare o meno le armi. Per ora puntiamo sulla controinformazione, formiamo coscienze, un mezzo che mi pare un’ottima arma.

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