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Karzai paladino dei narcotrafficanti

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Repubblica  27 dicembre 2010

Agli Usa non piace il presidente afgano
Secondo i documenti riservati della diplomazia americana, sarebbe intervenuto personalmente per far rilasciare funzionari condannati o accusati di traffico di droga

New York – Nuove accuse al presidente afgano arrivano da cablogrammi riservati della diplomazia americana, diffusi da Wikileaks e rilanciati dal New York Times.

Secondo i report, Karzai, che era stato definito come un uomo “ispirato dalla paranoia” 1, è più volte intervenuto personalmente per far rilasciare funzionari condannati o accusati di traffico di droga. “In numerose occasioni, abbiamo sottolineato con il ministro della Giustizia afgano la necessità di mettere fine ai suoi interventi e a quelli del presidente Karzai che autorizzavano il rilascio di detenuti prima del processo e permettevano a individui pericolosi di girare liberi o di tornare alle loro attività senza mai finire davanti a una Corte afgana”, si legge nel cablogramma diplomatico. “Nonostante le nostre lamentele e aver espresso preoccupazione al governo, proseguono le scarcerazioni prima dei processi”, prosegue il rapporto in cui vengono forniti anche i numeri.

 

Il rilascio di prigionieri a opera di Karzai sarebbe cominciato nel 2007 durante il trasferimento dei detenuti dalla prigione di Bagram al carcere nazionale. Nel 2008, il presidente fece rilasciare 104 persone e fino alla metà del 2009 – quando è stato scritto un nuovo cablogramma – ne erano già stati rilasciati altri 45.

Karzai, secondo i rapporti diplomatici, avrebbe “perdonato” cinque agenti della polizia doganale per possesso di 124 chili di eroina nascosti su un mezzo governativo fornito dagli Stati Uniti. Sarebbe intervenuto inoltre per far liberare un uomo il cui padre era descritto come un “ricco uomo d’affari, sostenitore” del presidente. “Senza avere alcuna autorità costituzionale, Karzai ordinò alla polizia di condurre una seconda indagine da cui risultò che l’imputato era stato incastrato”, si legge nel cablogramma.

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