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Kunduz: il ritorno dei talebani, la debolezza del governo afgano e le preoccupazioni di Mosca

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Lorenzo Cremonesi – 29 settembre 2015 – Corriere.it

Del6448116 034 kRP U43120318447773Zr 1224x916Corriere Web Sezioni 593x443Le forze speciali afgane si preparano all’offensiva su Kunduz (Reuters)

L’offensiva talebana su Kunduz impone il nodo afghano all’attenzione della politica internazionale. Era da tempo che le milizie talebane miravano a questa città importante per il controllo dell’Afghanistan settentrionale, la loro offensiva era partita sin dall’inizio dell’estate.

Però la diplomazia mondiale negli ultimi mesi è stata distratta da altri eventi, a partire dalla crescita di Isis in Medio Oriente, l’accordo sul nucleare iraniano, la questione profughi e adesso il nuovo dialogo tra Washington e Mosca sulla Siria. Il fatto che lo scorso dicembre il contingente Nato-Isaf avesse completato il ritiro delle ultime unità combattenti in Afghanistan aveva contribuito a defocalizzare il problema.

Questo ora torna comunque all’ordine del giorno. E apre almeno tre temi maggiori. In primo luogo quello delle capacità militari talebane. Le recenti confuse informazioni sulla scomparsa del loro leader storico, il Mullah Omar, avevano erroneamente lasciato credere che fossero indebolite da una grave crisi interna.

 

L’attacco su Kunduz dimostra il contrario. I talebani sono stati in grado di muovere contingenti notevoli di truppe con una strategia complessa. Kunduz per loro ha un’importanza simbolica particolare. Fu l’ultima città che furono costretti ad abbandonare il 26 novembre 2011 all’incalzare della coalizione a guida Usa. La loro nuova presenza lancia dunque un messaggio preciso: siamo qui, stiamo tornando più forti di prima.

Secondo tema è la debolezza evidenziata dal governo del presidente Ashraf Ghani. Kunduz è fondamentale per il controllo del nord del Paese. Non è lontana da Mazar el Sharif: il capoluogo dell’Afghanistan settentrionale. E da Kunduz passa la strada di collegamento tra la provincia di Takhar e il Badakhshan. Eppure le truppe regolari Afghane stanno chiedendo il sostegno dei caccia della Nato (sostanzialmente tutti americani) per cercare di riprendere la città. Ma inevitabilmente l’intera regione è destabilizzata, gli abitanti fuggono in massa. A rischio anche le arterie commerciali verso Uzbekistan e Turkmenistan.

La terza considerazione concerne le incertezze per l’immediato futuro. Sappiamo infatti che da tempo Isis cerca di infiltrare e condizionare i talebani. È adesso da capire che ruolo Isis abbia a Kunduz e quanto sia contrastato dalle milizie locali in Afghanistan. Inoltre il ritorno talebano a Kunduz non può non preoccupare Mosca. Negli ultimi giorni il presidente Putin ha reiterato che il suo impegno contro Isis in Siria è espressione diretta dei suoi timori circa i contatti tra estremismo islamico mediorientale e masse musulmane in Russia e nelle ex repubbliche sovietiche. Il fatto che adesso Isis possa arrivare a Kunduz non può che acuire quei timori.

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