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Repressione in Turchia: adesso tocca al DEM

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Contropiano, 6 giugno 2024, di Carla Gagliardini   Turchia Dem 720x300

Il 3 giugno scorso il partito curdo DEM (Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli), ha pubblicato sul suo sito un comunicato stampa con il quale ha denunciato che “Mr Memet Sıddık Akış, l’eletto co-sindaco di Hakkari (capoluogo della provincia di Hakkari, nella parte sud-orientale della Turchia, ndr), è stato arrestato questa mattina e sostituito dal governatore di Hakkari”.

L’accusa rivoltagli è la sua presunta appartenenza a un’organizzazione terroristica, su cui la procura di Hakkari sta investigando. C’è tuttavia anche una causa, già pendente davanti all’Alta Corte Penale di Hakkari, che lo deve giudicare sulle accuse di essere leader di un partito terrorista e di aiutare con la propaganda il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), partito fuorilegge e inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche sia da Ankara, sia dagli USA e sia dall’UE.

Sono passati poco più di due mesi da quando si sono svolte le elezioni amministrative in Turchia. Il partito del presidente Erdogan, l’AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo), davanti al risultato negativo che aveva incassato e al sorpasso del partito di opposizione CHP (Partito Popolare Repubblicano), aveva immediatamente tentato di destituire il neo-eletto sindaco di Van, Abdoullah Zeydan, anche lui del DEM, non riuscendoci e dovendo cedere davanti alla sollevazione popolare. Lunedì scorso ci ha provato con Memet Sıddık Akış, rimpiazzato con il governatore della regione.

Il DEM ha lanciato un appello ai partiti democratici a non lasciarlo solo e la risposta del CHP è arrivata, accusando Ankara di pratiche antidemocratiche e chiedendo che il co-sindaco Akış venga liberato e torni al suo incarico.

Per il momento il governatore di Hakkari ha vietato manifestazioni per i prossimi dieci giorni e il governatore di Diyarbakır, sempre nella zona sudorientale, lo ha emulato proibendole per quattro.

Non è una novità che il Ministero degli Interni rimuova i sindaci curdi; lo stesso infatti era già avvenuto nel 2019 quando dei sessantacinque sindaci curdi eletti, a circa cinquanta venne vietato di assumere la carica o furono cacciati.

La vice-presidente del gruppo parlamentare DEM, Gülistan Kılıç Koçyiğit, in una conferenza stampa convocata dopo una riunione di urgenza del partito, ha  usato parole molto chiare e dure contro l’AKP e il suo alleato MHP, accusandoli di non rispettare i principi democratici e di avere un occhio di riguardo, in senso negativo, verso i curdi. Ha poi lanciato un appello dichiarando: “Questo colpo di stato è stato portato avanti contro tutte le forze democratiche e contro la libertà di eleggere ed essere eletti, conquiste che l’umanità ha fatto secoli fa, con grandi lotte. L’opinione pubblica democratica dovrebbe dimostrare la propria reazione, ai più alti livelli, davanti a questo problema. Dai partiti politici alla società civile, agli intellettuali e agli artisti, tutti coloro il cui cuore batte per la democrazia dovrebbero denunciare questa illegalità. Dovrebbero dimostrare che stanno dalla parte della volontà del popolo di Hakkari”. Nonostante il divieto di manifestare a Hakkari e a Dyarbaka, ha poi annunciato che inizieranno da subito, in tutte le municipalità dove governa il DEM, delle veglie permanenti per chiedere il rispetto del risultato elettorale.

Anche la voce del Relatore del parlamento europeo sulla Turchia, Nacho Sanchez Amor, si è fatta sentire su X, e non è stata tiepida: “E così inizia ancora. Il sindaco eletto di Hakkari, del DEM, Mehmet Sıddık Akış, è stato arrestato e rimpiazzato da un commissario del governo. Evidente attacco ai principi democratici e totale disprezzo della volontà popolare. La via più veloce per il governo per demolire ogni speranza che riprenda il processo di adesione”.

La Turchia dunque non perde il vizio di usare i poteri dello stato, che non brillano di autonomia e non rispecchiano il principio di separazione che l’Europa le chiede per poter entrare a fare parte dell’Unione, per sbarazzarsi dell’opposizione. L’ha fatto contro il PKK, l’ha fatto contro l’HDP (Partito Democratico dei Popoli) e adesso è il turno del DEM. In fondo il messaggio ai suoi leader era arrivato forte e chiaro con l’ultima sentenza dello scorso 16 maggio che ha inflitto a numerosi esponenti dell’HDP pene pesantissime. Era anche un avvertimento per il DEM.

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